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Referendum: la partita vera comincia ora

Publie le giovedì 8 maggio 2003 par Open-Publishing

La campagna referendaria è entrata in una fase nuova. Il lavoro capillare
svolto in queste settimane ha informato milioni di persone e creato
interesse. Parallelamente, in seguito all’orientamento assunto dalla
segreteria della Cgil di votare Sì, il tema è entrato pesantemente nel
dibattito politico conquistando le prime pagine dei giornali. Il combinato
disposto di questi due elementi sta determinando i primi risultati: è di
ieri la notizia di un sondaggio dell’Eurisko che registra tra gli
intervistati una maggioranza assoluta intenzionata a recarsi alle urne a
votare. La strategia di oscurare il referendum e per questa via toglierlo di
mezzo - di cui il vergognoso regolamento varato dalla commissione di
vigilanza Rai è un esempio da manuale - segna quindi alcune prime
significative battute d’arresto.

Questo elemento è visibile anche nelle reazioni dei vari soggetti politici.
Il ministro Maroni, dopo una fase di silenzio, sta rilanciando pesantemente
l’offensiva del No. Il Comitato imprenditoriale del No, dopo una fase di
stasi si è rimesso in movimento. La Margherita ha scelto con nettezza la
strada del no. Anche i Democratici di sinistra registrano il cambio di clima
e - a modo loro - reagiscono. Divisi - come su tutto - anche sul referendum,
si agitano scomposti e cercano di convincersi che la realtà non esiste,
parlando prima di libertà di voto e poi di "rendere inutile il referendum".

E’ del tutto evidente che la strada per raggiungere il quorum continua ad
essere tutta in salita ma dobbiamo registrare lucidamente questo cambio di
fase e adeguare a questo la nostra campagna. Anche perché più aumentano i
potenziali votanti e più centrale diventa il rafforzamento delle ragioni
della scelta per il Sì.

In particolare vi è il rischio che la questione posta dal referendum
dell’allargamento dei diritti dei lavoratori venga risucchiata in una
polemica politicista e dietrologica sui rapporti tra le forze politiche.
Dobbiamo evitare che il merito del referendum scompaia dentro una telenovela
insulsa ed insipida sulle diatribe di Palazzo condita da una condanna non
argomentata degli effetti catastrofici che avrebbe il referendum medesimo.

A tal fine è necessario un nostro deciso salto di qualità nella costruzione
di una campagna vasta, articolata e diretta che metta al centro i contenuti
dei referendum. Il problema unico e principalissimo posto dal referendum è
quello di un allargamento dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. Il
nodo in discussione è la scelta tra una società fondata sui diritti e quindi
su rapporti sociali civili oppure una società dell’incertezza fondata sulla
precarietà e sull’arbitrio. In discussione non vi è il rapporto tra le forze
politiche ma se l’offensiva scatenata da governo e Confindustria contro il
lavoro viene fermata oppure favorita. La questione da mettere al centro è il
contenuto di classe del referendum, che ponendo il tema della riunificazione
del lavoro propone un avanzamento civile più complessivo.

Il valore politico del referendum non sta nelle beghe di Palazzo, ma nel
rappresentare concretamente un primo possibile sbocco politico dei movimenti
di lotta che hanno scosso l’Italia in questi ultimi anni. Il referendum dà
la possibilità di tradurre quel nuovo senso comune di massa che si è
costruito nel movimento no global, nelle lotte della Cgil e del sindacalismo
di base, nelle mobilitazioni pacifiste, in un primo risultato concreto. Il
referendum può segnalare che quell’avanguardia di massa che ha costruito le
mobilitazioni di questi ultimi anni è maggioritaria nel paese e - per questa
via - segnare un cambio di fase e la sconfitta dell’egemonia
confindustriale. La campagna referendaria è quindi da far vivere come
percorso sociale di riforma della politica, che rovescia le priorità
mettendo al centro l’allargamento dei diritti dei lavoratori. A tal fine
importantissimo è l’allargamento del fronte sociale dei sostenitori del
referendum: le adesioni dell’Arci e quella annunciata della Cgil sono
segnali decisivi in questa direzione. Occorre valorizzare al massimo questi
apporti e proseguire nel lavoro di allargamento dei soggetti coinvolti nella
campagna.

La rimessa al centro dei contenuti dei referendum, l’allargamento del fronte
che li sostengono, la comunicazione della scelta di civiltà ad essi sottesa,
costituiscono gli elementi centrali attorno a cui siamo chiamati a muoverci
nelle prossime settimane, a partire dal primo maggio, la Festa dei
Lavoratori.

La partita vera comincia ora.