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Regionali 2015, una prima battuta d’arresto del renzismo?
par InfoAut
Publie le martedì 2 giugno 2015 par InfoAut - Open-Publishing5 commenti
Lunedì 01 Giugno 2015
Una tendenza evidente appare confermata dalla tornata elettorale regionale appena conclusasi, ma non è quella che in molti si aspettavano. Non c’è la tenuta dell’illusione renziana, non c’è la ripetizione 40% delle Europee, bensì si verifica il consolidamento dell’astensionismo (la media dei votanti è stata solo del 52%), che emerge a variabile caratterizzante del quadro emerso dalle urne. Intorno a Renzi, intorno alla Troika, intorno al Partito della Nazione non c’è nulla di nulla: c’è un cittadino su due che non vota e un elettorato disilluso sempre più dalla partecipazione elettorale, che questa volta non aveva neanche la promessa di 80 euro a potergli fare turare il naso.

A pagare la lontananza di massa dal seggio è stato il PD, uscente con un consenso dimezzato rispetto ad un anno fa e in evidente crisi di capacità attrattiva rispetto all’ipotesi del Partito della Nazione, che vedeva in Liguria un tentativo di debutto. Se il progetto renziano era quello di dare il la ad una nuova balena bianca, capace di svuotare di senso allo stesso tempo l’esistenza di un “centro-destra moderato” e di partiti “antisistema” come M5S e LegaNord (per non parlare della “sinistra” già svuotata da anni) il progetto sembra pesantemente fallito.
Addirittura il PD - Toscana esclusa - crolla a livello di consenso in regioni tradizionalmente a suo appannaggio come l’Umbria, dove si afferma al lumicino; vince sì in 5 regioni su 7, ma le candidate più marcatamente filorenziane, Paita e Moretti, vengono sconfitte pesantemente in Liguria e in Veneto, mentre a vincere in Campania e Puglia sono personaggi come De Luca ed Emiliano fortemente legati agli intrecci politico-affaristici dei loro territori più che espressione diretta del PD; gente che controlla il partito sul piano locale, rendendolo proprio comitato elettorale, più che il contrario.
De Luca, al centro della vicenda degli "impresentabili" di qualche giorno fa, sembra essere l’incarnazione della modalità con cui lo stesso Renzi ha gestito nel passato il suo rapporto con le urne: basta vincere, non importa con chi e con quanto. Peccato che si inizia a perdere, come dimostra la Liguria, dove la vicenda delle primarie-farsa si è unita ad un’amministrazione regionale uscente sciagurata (basti pensare alle conseguenze della gestione dell’alluvione e al vaso di Pandora che scoperchiò rispetto al sistema di potere locale, tra affari spregiudicati, relazioni dubbie, appalti pilotati), scaricando tutto il suo peso proprio su Renzi che vi aveva puntato tutte le sue carte.
E chissà che succederà ora con l’elezione campana: per legge dovrebbe essere lo stesso premier a dimissionare De Luca immediatamente, dopo averlo sostenuto finora; l’alternativa sarebbe una sorta di decreto ad personam che scavalchi la legge Severino, con le ovvie ricadute di popolarità su un tema sempre più sensibile come quello della corruzione sul quale il Movimento 5 Stelle potrebbe guadagnare ancora più consenso.
Si rafforza fortemente intanto la Lega, soprattutto al centro Nord, diventando decisiva in Liguria, stravincendo in Veneto nonostante la scissione di Tosi ed ottenendo buoni risultati in regioni storicamente del PD come Umbria e Toscana. E’ evidente come lo smembramento di Forza Italia nelle varie correntucole affaristiche locali - che prima Berlusconi riusciva a contenere sotto la sua ala - abbia fatto diventare Salvini l’unico, al momento, a poter pensare di poter ricreare sotto la sua ala un centrodestra competitivo.
Un centrodestra che sarebbe però sempre più di ispirazione lepenista, basato sulla verve salvinista nello sfruttare il malcontento diffuso spostandolo verso posizioni xenofobe e nazionalistiche; progetto che però sembra fortemente ancora inadeguato quanto a possibilità di poter diventare maggioritario, strutturandosi simbioticamente in opposizione a Renzi e alle sue politiche, e per questo impossibilitato ad avere l’appoggio dei poteri forti dell’Ue che per gli eventuali compagni di viaggio di Salvini (Area Popolare, Forza Italia) è condizione imprescindibile; e soprattutto ancora debole, inesistente, al Sud dove ha ottenuto percentuali risibili pagando una storia politica impossibile da cancellare con qualche comizio, peraltro contestatissimo come quasi tutti quelli effettuati dal segretario leghista.
Tiene anche il Movimento 5 Stelle, che ottiene buoni risultati pressochè ovunque e si consolida anche in terreni scivolosi come le amministrative; ovunque si aggira intorno al 20%, è primo partito in diverse regioni e dimostra di riuscire a resistere sulle sue posizioni, anche utilizzando un atteggiamento meno aggressivo nei toni e nelle pratiche (più utilizzo della televisione e meno dei grandi palchi, disponibilità a collaborare su alcuni temi specifici con gli altri partiti..). Il “movimento” sembra essersi dato delle forme di radicamento territoriale, in controtendenza a tutti gli altri partiti, elemento che a distanza di due anni dal boom delle Politiche del 2013 sembra aver pagato sul lungo periodo. E chissà che in una fase di disoccupazione prolungata, di riforme della scuola, di crisi economica che non accenna a diminuire, un M5s che continua a battere sul tema del reddito di cittadinanza e barricadero su un tema forte come la formazione non possa ulteriormente crescere nei consensi drenando ulteriormente il PD renziano..
E’ evidente ad ogni modo che jobs act, disoccupazione giovanile alle stelle, crisi economica che non smette di farsi sentire aldilà di zerovirgolapiù zerovirgolameno di crescita sembrano aver abbastanza messo in soffitta l’appeal da rottamatore di Renzi, per quanto all’orizzonte ancora non ci siano alternative possibili reali sul piano maggioritario. Ad ogni modo, rimane evidente che questi risultati contano poco su un piano alto di governance: sullo stile americano, la quantità dei voti conta poco o niente, ciò che conta è prenderne uno in più: l’appeal iniziale di Renzi è servito proprio a permettere, sotto l’effetto oppiaceo dell’illusione del “giovane al comando”, che lo scollamento tra rappresentati e rappresentanti divenisse strutturale. Gran parte del prossimo Senato, se passasse l’Italicum, sarebbe oltre che inutile anche rappresentativo di poco o nulla, dati i livelli di astensione: anche questa è una vittoria di Renzi, per quanto possa ora iniziare per il ducetto di Pontassieve una nuova fase, probabilmente meno felice di quella appena conclusa.
Uno svuotamento di ogni democraticità delle istituzioni, quello del primo anno di Renzi, che si serviva dello stesso spauracchio di Salvini per legittimare l’idea che il premier fosse comunque il meglio possibile, nonostante una serie di riforme dalla durezza adamantina quanto a impatto sociale; mentre il consenso nei confronti di questa operazione inizia a sgretolarsi, si inizia ad intravedere uno spazio nel cui lanciarsi: e non è quello di una neo “sinistra” istituzionale nata già morta, ma quello dell’organizzazione e del conflitto in ambiti dove la traiettoria renziana sembra poter andarsi a schiantare, in primis il mondo della scuola che sembra poter avere nei prossimi mesi potenzialità di mobilitazione tutte da esplorare.
Messaggi
1. Regionali 2015, una prima battuta d’arresto del renzismo?, 2 giugno 2015, 14:59
Il PD ha perso in un anno, nelle regioni dove si votava, oltre un milione di voti ... e non è questione di astensionismo che era stato pressochè simile come percentuale alta anche alle europee ...
Intendiamoci, considero pressochè normale che in un anno, anche al netto di candidature specifiche sbagliatissime ... in primo luogo la Paita ma anche De Luca, se non in Campania dove sappiamo bene quanto conti il voto di scambio, voti ne ha fatti comunque perdere molti nelle regioni del nord ... l’ effetto "luna di miele" per Renzi si sia affievolito, è nelle cose ....
Ma vogliamo raccontarci che non c’entrano nulla anche il Jobs Act, l’Italicum, i regali alle banche ed a Marchionne, l’abolizione del senato elettivo, i pessimi rapporti col mondo sindacale, la guerra che sta facendo all’intero mondo della scuola, cioè il principale serbatoio storico di voti per il centro-sinistra ... e soprattutto la logica da "schiacciasassi" che non sente niente e nessuno, nemmeno la Corte Costituzionale nel recente caso delle pensioni ... nella più generale perdita di credibilità di Renzi e c. ?
Ha voluto fare l’ammazzasette e persino a volte il Berlusconi2 o il Craxi2 a tutti i costi .... e questo ha creato delle ovvie conseguenze .... e c’entra poco anche la storia dei voti persi sulle liste più " de sinistra", la cosa è significativa solo in Liguria e non è affatto detto comunque che se non ci fosse stata la lista Pastorino tutti i suoi voti, un 9% abbondante, sarebbero andati alla Paita ... penso anzi che la maggioranza di questi sarebbe finita in astensione o al M5S ... e credo che nemmeno uno dei voti di Rifondazione ( quasi il 5%) sarebbe mai andato a quella candidata del Pd ....
E’ che è proprio cambiata la fase .... e che non si governa con le slides, con le minchiate a reti unificate e con gli 80 euro, rimangiati in un attimo dall’aumento delle tasse locali dovuti ai tagli agli enti appunto locali ... io credo che il problema vero e principale sia la Ue ed i suoi allucinanti vincoli e non Renzi in quanto tale .... però lui, con le sue ineffabili soubrettes da avanspettacolo - e non parlo solo delle donne del suo entourage, anche gli uomini non scherzano - è riuscito largamente a metterci anche del suo ...
Quanto poi allo specifico di De Luca in Campania, aveva semplicemente inglobato intorno a lui le più significative correnti campane del vecchio centro-destra .... tra fascisti, neo-borbonici, cosentiniani e demitiani ... un accozzaglia indegna, senza poi contare i voti dei clan trasbordati in larghissima parte da Caldoro a lui ... il classico trasformismo italico/meridionale e la classica pratica del voto di scambio ...
Parlando poi della Legge Severino ... è senz’altro allucinante il fatto che per la decadenza di un parlamentare, il caso di Berlusca ma non solo, sia necessaria una condanna definitiva fino in Cassazione e poi pure l’ok della apposita commissione parlamentare ... mentre per gli amministratori locali, è stato già il caso anche di De Magistris, basti invece una semplice condanna in primo grado e la pronuncia del tribunale locale ... ed infatti è su questo che poi De Magistris ha vinto il ricorso al Tar ... ma nel caso di De Magistris lui era già insediato come sindaco prima che la legge Severino la facessero proprio ed aveva quindi potuto nominare in tempi non sospetti un vicesindaco che nel suo breve periodo di sospensione ne ha fatto le veci ... De Luca, invece, in base alla legge Severino non può proprio insediarsi nemmeno come semplice consigliere regionale ...
E comunque se certamente la legge Severino è, come dicevo, del tutto incongruente nella differenza di trattamento tra cariche nazionali e cariche locali e direi persino eccessivamente "giustizialista" .... a Roma c’è stato il caso assurdo di un consigliere comunale di Sel, che era già stato eletto nella consiliatura precedente, ma che, rieletto nel 2012 pure con un sacco di preferenze personali, è stato dichiarato ineleggibile addirittura per una condanna di 30 anni prima per scontri ad un corteo per la Palestina ... persino per gli assassini, se hanno scontato la pena, dopo 30 anni c’è quasi sempre la cosiddetta "riabilitazione" ... per aver tirato una sedia di un bar contro un blindato della polizia negli anni ottanta e per una causa nobilissima come quella della Palestina invece no ....
Ma è comunque, con tutte le sue incongruenze ed i suoi eccessi, una legge che il Pd - come del resto pure Forza Italia - ha a suo tempo votato ed approvato e sempre difeso ... mò che fa, siccome tocca ad uno di loro, ci ripensano ?
Ma chi diavolo glielo ha fatto fare a Renzi di mettersi in questo gran casino?
Eccesso di arroganza ? Oppure proprio non poteva dire no a certi "poteri forti" campani che erano passati dal centro-destra al Pd al seguito appunto dell’ineffabile De Luca ?
Concludo col M5S ... lo davano tutti per morto ed invece in un tipo di elezione che certamente non è quella più confacente per i grillini e pressochè ovunque con candidati governatori del tutto sconosciuti ... è andato più che bene ... e, come singolo partito, è il primo in Liguria ed il secondo dovunque salvo che in Veneto ... pressochè certo, se le cose restassero come stanno, quindi che in base al meccanismo dell’Italicum, che tiene conto del voto alle singole liste e non alle coalizioni e considerando assai improbabile la presentazione elettorale di lega e Forza Italia in un unica lista che elettoralmente li penalizzerebbe entrambi ... che al ballottaggio col Pd ci andrebbero proprio i grillini ... è lì è veramente tutta da giocare .... ed anche in questo caso mi domando a Renzi chi gliel’ha fatto fare di imbarcarsi in questo altro casino .... insomma, anche tatticamente, non è poi questo gran genio, tuttaltro ...
1. Regionali 2015, una prima battuta d’arresto del renzismo?, 2 giugno 2015, 16:01, di Francisco
Astensionismo al 50% (aggiungere bianche e annullate).
Checché se ne dica il renzismo (non Renzi, il mero megafono) ha vinto su tutte le ruote.
Alla sua sinistra il deserto, vuoi per assenza di riferimenti dirigenziali che per endemico rifiuto al voto, non ultimo totale oscuramento.
Destra in gran spolvero... se i media di regime pompavano Salvini una ragione doveva pur esserci.
Un Toti insipido che replica Alfano, i due messi lì a governare (non è certo roba da poco) per conto dei berlusconiani.
M5S in finestra, al massimo si limiterà a fare dei gavettoni.
A questi ultimi è stato riservato lo stesso trattamento della Lega: il m5s in rete poco contava e neanche sul territorio (come oggi è pressoché assente soprattutto nelle lotte sociali) ma nel 2011 serviva un diversivo e i media cominciarono a prensentarcelo a tutte le ore e in tutte le salse, nonstante il loro "rifiuto" d’apparire... bastava parlarne, bene o male, e il gioco funzionò, un utile strumento per tenere le bocce ferme.
Altro che sconfitta, questa è un’assicurazione sulla vita per liberismo e qualunquismo ;)
2. Regionali 2015, una prima battuta d’arresto del renzismo?, 2 giugno 2015, 17:15
Come dire .... " l’ottimismo della volontà" ... e la celebrazione dell’onnipotenza del potere ...
Ed il tutto, credo io, soltanto in base ad una concezione identitaria e politicista.
Io invece credo che in questo cavolo di Paese qualcosa stia succedendo, ma credo sia anche normale che i Mr. Jones di dylaniana memoria non se ne accorgano.
Successe la stessa identica cosa ai gruppi autoreferenziali in stile Ao, Pdup, Mls alla vigilia dell’esplosione del 1977.
Loro stavano piagnucolosi a contare i votarelli della loro fallimentare avventura elettorale dell’anno precedente - in cui avevano coinvolto "obtorto collo" pure Lotta Continua che però ebbe poi il buon gusto di sciogliersi a fine 1976 - e non si accorsero che nel frattempo la prateria, nel bene e nel male, stava incendiandosi ....
3. Regionali 2015, una prima battuta d’arresto del renzismo?, 3 giugno 2015, 13:57, di Francisco
Si può avere tutti ragione o tutti torto, condividere il tutto o parzialmente il tutto, ma alla fine il risultato non cambia, e soprattutto le prospettive.
Come sempre al voto andiamo sempre dopo il voto, non si muovono chiappe nei tempi opportuni per crearla un’identità chiara e coesa a sinistra, "pena" la perdita d’identità, paradossalmente.
Sta cosa comincia a diventare insopportabile oltre che insostenibile, qui (inteso come paese) si fa carne da macello di deboli e subalterni ma nulla si muove, nulla si semina e nulla cresce quindi, il tutto perché lasciamo spazio agli impresentabili della nostra storia e non ci preoccupiamo di occupare spazi immensi lasciati scientificamente liberi dal sistema.
Il percorso PCI-PDS-DS-PD non ha mai avuto nulla da nascondere, è stato sempre ben chiaro dove questo democristianesimo intriso di nostalgico fascismo dal volto mite volesse arrivare, e a conti fatti ci è arrivato, e non solo se ne percepisce il traguardo raggiunto leggendo il voto o distratti dalla megalomania di turno (vedi renzismo) ma la mancanza di opposizione a un andazzo simile ormai trentennale ne suggella il "meritato" successo.
A fronte dell’immagine di un’impresa impossibile dietro lo specchio c’è a portata di mano la semplicità con la quale si potrebbe mettere fine a questo scempio: poche cose da fare, purché non ci si faccia imbrigliare nei mantra che il sistema ci propina, dalla crisi "inaspettata" della classe media e del padronato (e chi ci crede?) agli annunci quotidiani per raddrizzare la barra della distrazione, vedi l’odierno proclama di ISTAT e OCSE sulla meravigliosa ripresa dell’occupazione (di nuovo, e chi ci crede?).
Dal craxismo al renzismo passando per il berlusconismo il potere ha pedalato in discesa, adesso si gode la spinta gravitazionale in una piana che non lo affaticherà se non fra decenni, sempre che si ritrovi una salita... ma se non vedi l’orizzonte è segno che la discesa riprendrà.
Abbiamo anche sopportato stupidamente dai nostri giovani l’accusa (suggeritagli dal sistema) di non avergli "preparato" un futuro decente, come se all’epoca ci stessimo girando i pollici... credo che questo sia stato il più grande errore, forse irreparabile.
2. Regionali 2015, una prima battuta d’arresto del renzismo?, 2 giugno 2015, 21:58
A mio parere non c’è una vera e propria " battuta d’arresto" per renzi il quale può comunque spacciare per grande successo una, quantomeno, scialba prestazione. La Paita ha perso perchè ha fatto tutti gli errori e le gaffe possibili ed immaginabili prendendo, in pratica, in giro i genovesi rovinati da acquazzoni fortissimi, dimostrando più e più volete di non sapere assolutamente nulla della Liguria( beh anche Toti ha fatto la sua bella figura con Novi Ligure) e dei suoi problemi e senza prendere le distanze da un Burlando che ha fallito tutto il possibile sgovernando una regione già difficile con un abusivismo edilizio pazzesco degno di Campania e Lazio.
michele