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Report costituzione Comitato articolo 18

Publie le lunedì 5 maggio 2003 par Open-Publishing

REPORT

da Francesca Testi del LECCE SOCIAL FORUM

Si è costituito, in data 9 aprile 2003, il "Comitato per il sì ai referendum", finalizzati, rispettivamente, all’estensione a tutti i lavoratori subordinati della
tutela di cui all’art. 18 dello Statuto dei lavoratori contro i licenziamenti ingiustificati (G.U. 1.3.02, n. 51) e all’abrogazionedell’elettrodotto coattivo (G.U. 24.4. 02, n. 96).

Il Comitato, con sede in Lecce, presso la CGIL, in Via Merine, n. 33, è composto da: - Partito della Rifondazione Comunista: Antonella Mangia; - Verdi: Gianni Sergi; - Sinistra DS: Giuseppe Rosafio; - FIOM-CGIL: Rino Giangrande; - Area lavoro e società - CGIL : Enrico Caruso; - SLAI COBAS: Luigi Ranfino; - COBAS SCUOLA: Giovanni Seclì; - Circolo Iqbal Masih: Mino Colì; - Lecce Social Forum: Angelo Salento, Francesca Testi; - Insieme a sinistra: Nico Sansone; - Socialismo 2000: Alessandro Valenti; - " Aprile": Sergio Tolomeo; - Italia dei Valori: Carlo Madaro; - Osservatorio europeo sulla legalità: Carlo Madaro; - Giovani comunisti: Mauro Chirenti.

Il referendum sull’estensione della tutela prevista dall’art. 18. St. Lav. costituisce il punto di arrivo delle lotte dei lavoratori contro il tentativo del governo Berlusconi di limitare fortemente l’ambito di applicazione della norma, aprendo così, la via, alla possibilità per i datori di lavoro di licenziamenti pressochè non sanzionati, fatta salva la previsione del risarcimento del danno, che costituisce un’inaccettabile forma di monetizzazione della perdita del posto di lavoro.

Come è noto, l’art. 18 prevede la reintegrazione nel posto di lavoro, da parte del giudice, a fronte del licenziamento effettuato al di fuori delle ipotesi di legge (giusta causa o giustificato motivo).

La reintegrazione nel posto di lavoro, che si pone come la soglia minima ineliminabile di tutela dei lavoratori, ha costituito, storicamente, un forte deterrente contro la possibilità di licenziare: molteplici sono state, negli anni, le applicazioni della fattispecie da parte della magistratura del lavoro.

Il referendum si propone di allargare tale garanzia, attualmente limitata alla imprese con più di 15 dipendenti, anche a quelle che occupino meno di 16 dipendenti, realizzando, così, il basilare principio di giustizia sociale dell’uguaglianza di diritti per tutta la classe lavoratrice.

Non solo, l’esito favorevole della consultazione referendaria può costituire un primo passo per l’ulteriore estensione delle garanzie anche ai lavoratori precari.

In una più ampia ed imprescindibile prospettiva, dire sì a questo referendum deve significare, anche e soprattutto, dire no con forza a tutte le forme di precarizzazione del lavoro introdotte in questi anni, in nome della flessibilità ed in ossequio alle regole del libero mercato, che, di fatto si sono tradotte in una sempre maggiore assenza di regole per il mercato del lavoro.

In questo senso, quindi, il referendum non dovrebbe essere una battaglia a sé stante, ma dovrebbe porsi come uno dei momenti della lotta per la conservazione e l’ampliamento dei diritti dei lavoratori e sociali in genere, costantemente minacciati dall’incalzante logica del liberismo globale.

Nella stessa logica di contrastare la politica di liberismo selvaggio, questa volta in materia ambientale, si pone anche il referendum per l’abrogazione del diritto di esproprio, senza alcuna autorizzazione, dei terreni finalizzati alla costruzione di elettrodotti, prevista dal r.d. n. 1775 del 1933 ( c.d. servitù di elettrodotto).

La norma poteva avere un senso all’epoca dell’elettrificazione del territorio, ma ora l’imposizione di nuovi elettrodotti serve solo per consentire: a) la deregolamentazione favorita dalla privatizzazione del settore energetico (garantire gli allacci alle centinaia di centrali private, che, attraverso la liberalizzazione si vogliono imporre contro la volontà delle comunità locali); b) la devastazione del territorio da parte della c.d. alta velocità ferroviaria (TAV); c) la produzione e trasmissione di energia attraverso gli inceneritori dei rifiuti, ad effetto altamente inquinante.

Il referendum coinvolge, altresì, il problema dell’elettrosmog, a causa dell’assenza di regole e controlli sulle installazioni di antenne e ripetitori, anch’essi notevolmente nocivi per la salute e l’ambiente.

Il Comitato si propone di realizzare iniziative e dibattiti per sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi oggetto dei referendum, nonchè di operare nel territorio al fine dell’esito favorevole delle consultazioni referendarie.