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Reti ribelli: GIOVEDì 9 OTTOBRE 2003, ORE 21,00 @ SUCRAL

Publie le giovedì 9 ottobre 2003 par Open-Publishing

GIOVEDì 9 OTTOBRE 2003, ORE 21,00 @ SUCRAL, ARLUNO

Da molto tempo ci siamo incamminati, nei nostri territori, con la speranza e la voglia di poter godere un giorno di un mondo diverso. Da molto tempo assistiamo alla precarizzazione delle nostre vite, alla repressione dei nostri desideri, alla mercificazione dei nostri saperi, alla frammentazione delle nostre risorse, alla fuga di menti e corpi verso il centro metropolitano, luogo dove tutto si assomma tranne la qualità della vita.

Luoghi di attrazione, le metropoli, dove ogni giorno centinaia e centinaia di corpi e di menti si affollano alla ricerca di una vita "migliore". Poli fieristici, multisale, fast food, blockbuster, centri commerciali e call center disseminati nei nostri territori sono non luoghi dove ogni giorno migliaia di precari venuti da ogni dove si affollano a tempo determinato: non luoghi di produzione del capitale, non luoghi di privazione di ogni diritto, non luoghi dove la parola dignità non può nemmeno essere pronunciata. Studenti disillusi, pendolari della vita, costretti a vivere in famiglia fino alla pensione, a trascorrere la maggior parte del loro tempo su treni, autobus, automobili e metropolitane per raggiungere il luogo di studio.

Da questi non luoghi migliaia di pendolari precari tornano ogni sera nelle proprie case, fuori dalla metropoli, in piccoli centri di provincia. Alcuni sono talmente stanchi da non riuscire nemmeno a pensare se un’alternativa esiste, altri ci pensano e cercano, in quei territori desolati, di liberare spazi, aprire conflitti, cercando di creare più municipalità ribelli che province addomesticate. Ce lo hanno insegnato proprio loro, quei ribelli del Chiapas, che la parola dignità non ha prezzo, che ribellarsi e volere una vita diversa è giusto e degno, che quello che vogliamo è un mondo diverso che contenga tanti mondi.

E proprio da questi territori vogliamo ripartire per creare nuove comunità ribelli: non più collettivi territoriali, ma comunità nomadi che riescano a produrre senso e conflitto al di là del vortice centripeto della metropoli e dal rapporto gerarchico con essa: oggi in questo punto della Provincia, domani in quell?altro, dopodomani proprio nel cuore della metropoli per riaffermare quello che siamo.

Quello che vogliamo è la crescita della disobbedienza in quelle province dove il disagio e l’alienazione si fanno più sentire, in quei serbatoi di precarietà che i centri di produzione a loro uso e consumo gestiscono per la crescita del capitale globale.

Vogliamo costruire una rete sociale "caracoles" da cui poter partire per iniziare dei cicli di territorializzazione e deterritorializzazione del nostro fare politica: tutto questo a partire da un’identità caratterizzata da quelle pratiche, linguaggi e sperimentazioni che si sono sedimentate in particolare in questi tre anni a partire da Genova; tutto questo a partire dal voler essere disobbedienti.

Da cui l?esigenza di un?assemblea che abbia come primo obiettivo la messa in rete di soggetti che hanno attraversato o fatto proprio il percorso della disobbedienza: Collettivo Rossomagenta, Disobbedienti Novara, Disobbedienti Vigevano, Officina Disobbediente.