Home > Ricatto al movimento della pace
Ci hanno provato sul 25 aprile. Il 4 giugno ci proverà George Bush che verrà
a Roma apposta. Ieri, una buona parola ce l¹hanno messa i rapitori dei tre
mercenari italiani. Il gioco dell¹attacco al movimento pacifista per
screditarlo e depotenziarne la forza prosegue, incessante.
Alla vigilia del 25 aprile si chiedeva al movimento pacifista di non farsi
vedere in piazza, di non mescolare i propri colori, e le proprie parole
d¹ordine, con quelle della Liberazione. Poi ci ha pensato il sindaco di
Milano, Albertini, a infangare i pacifisti rifiutando la propria presenza
accanto a quella di un¹esponente del movimento. Il giorno dopo, l¹operazione
è proseguita con le foto delle bandiere bruciate di Usa e Israele sparate in
prima pagina per esaltare un episodio ai margini di una grandissima
manifestazione.
In piena sintonia con questi comportamenti lo stesso 25 aprile è stato reso
pubblico il viaggio di Bush in Europa, e segnatamente a Roma, per celebrare
la liberazione americana, in nome della quale verrà ribadita l¹occupazione
odierna dell¹Iraq. La visita ha anche l¹obiettivo di puntellare un fronte
che dopo la defezione spagnola rischia di vacillare ma non sfugge
l¹operazione ideologica del viaggio, il tentativo di sostenere la strategia
della guerra, insistendo su un nazionalismo piuttosto melenso e
strumentalizzando la memoria di quelli che non sono certo morti per farci
vedere ³come muore un italiano² ma per liberarci dal nazifascismo.
Infine, ieri, arriva il messaggio dei rapitori iracheni. Dalla liberazione
dei tre mercenari, che sembrava ormai cosa fatta - una menzogna modello
Aznar? - si è passati a un ricatto, piuttosto improbabile, che nemmeno il
più sofisticato dei servizi segreti avrebbe potuto escogitare. I
guerriglieri, infatti, chiedono al movimento per la pace italiano di
manifestare nei prossimi giorni «nella capitale» contro la politica del
governo e dimostrando la «solidarietà» alla loro causa. Manca solo l¹ora e
la partenza della manifestazione per completare la richiesta. Appunto, un
messaggio alquanto improbabile. Se poi si pensa che ieri mattina la notizia
era di fatto anticipata dal *Giornale* - prima pagina: «Potremmo restituire
gli ostaggi, ma alla sinistra» - mentre il centrodestra si affretta a
sottolineare il «legame oggettivo» tra terrorismo e movimento, ci si rende
conto della confusione che ruota attorno a questa vicenda.
Che il movimento per la pace si faccia dettare i tempi e i modi del proprio
agire e gli obiettivi delle proprie manifestazioni ci sembra francamente
fuori discussione, specialmente se ad avanzare la proposta sono gli stessi
delle esecuzioni sommarie e dell¹omicidio programmato. Che il movimento
arresti la propria determinazione a chiedere il ritiro delle truppe di
occupazione e quindi a battersi per l¹unica via di uscita dalla guerra, è
altrettanto improbabile. E se una data va fissata, non da oggi ma
dall¹altro ieri, forse è quella del 4 giugno, giorno scelto da Bush per
celebrare la ³liberazione² di Roma. Un modo per proseguire un percorso ormai
consolidato, che trova sempre più ampio sostegno e che non ha certo bisogno
di sollecitazioni.
Liberazione