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Rifondazione Comunista : CAMPAGNA D’ISCRIZIONE 2004

Publie le sabato 15 gennaio 2005 par Open-Publishing

Partiti Partito della Rifondazione Comunista Parigi


di Francesco Ferrara

Abbiamo lasciato alle nostre spalle un anno intenso "2003" di lavoro e di impegno del nostro Partito.

I drammatici eventi della guerra preventiva e la spirale terroristica hanno richiesto una straordinaria mobilitazione che forse non ha precedenti.

Senza la passione di migliaia di compagni, senza l’intelligenza politica di saper stare nel movimento e, al tempo stesso, di mobilitare i nostri circoli, probabilmente quella grande cosa che è il movimento per la pace non sarebbe stato possibile.

Pur avendo subito una sconfitta al referendum sull’articolo 18, siamo stati protagonisti di una grande battaglia contro la precarizzazione del lavoro e per l’estensione dei diritti, contribuendo di fatto ad un cambio di fase nel campo dell’opposizione politica e sociale nel nostro Paese. Senza la nostra azione, la stessa ripresa del conflitto sociale, alla quale la FIOM ha contribuito in maniera determinante, probabilmente sarebbe rimasta in un ambito più angusto.

Il nostro Partito ha avuto il merito di non demordere sul terreno della critica radicale alle politiche neoliberiste e, al tempo stesso, ha lavorato alla costruzione di una sinistra di alternativa, in grado di raccogliere le spinte del conflitto sociale e del movimento e di incidere nei rapporti politici, per riuscire a determinare un salto di qualità nell’opposizione al governo Berlusconi e ha avviato un confronto per un possibile accordo per il futuro governo del Paese.

Questa capacità oggi, in qualche modo, è premiata.

Basti vedere la presenza del partito nei movimenti, da quello per la pace, a quello straordinario della Basilicata contro le scorie nucleari, ai conflitti del lavoro, basti vedere l’influenza che anche la nostra iniziativa ha prodotto in forze consistenti della sinistra moderata e il dibattito che lì si è aperto sul fallimento delle politiche che si proponevano di temperare o umanizzare la globalizzazione capitalistica.

Insomma, il nostro è un Partito tutt’altro che residuale e ha la capacità di incidere sull’agenda politica del Paese.

Un Partito straordinario anche sul versante della ricerca teorico - culturale, che, criticamente, prova a costruire una sua identità, riempiendo di contenuti ed esperienze la parola "comunista". L’apertura ai movimenti, la messa in campo di un nuovo movimento per la pace capace di assumere la cultura e la pratica della nonviolenza, la presenza nel conflitto sociale, del lavoro e nelle vertenze territoriali, la ricerca teorica e culturale, la valorizzazione delle culture critiche e la loro rielaborazione nella costruzione di una nuova identità comunista, fanno di Rifondazione Comunista una formazione politica del tutto nuova nel panorama italiano ed europeo.

Tuttavia, non possiamo nasconderci come questo sforzo coraggioso, serio ed autentico incontri delle difficoltà a tradursi in un vero rinnovamento del modo di funzionare e di vivere del Partito.

Riamane una litigiosità latente, che spesso esplode in contrapposizioni che non sempre sono riportabili in differenziazioni politiche comprensibili e che, purtroppo, altrettanto sovente precipita in occasione dell’elezioni degli organismi dirigenti e in quelle delle candidature per le elezioni.

Permane una sorta di conflittualità, che è altra cosa dal pluralismo e dalla esplicitazione del dissenso che vanno garantiti e valorizzati, come se vivessimo un congresso permanente e ogni discussione, anche quando conclusa con una decisione, che, naturalmente può non incontrare un consenso unanime, è come se rimanesse in piedi per ricominciare ogni volta allo stesso modo.

Questa situazione chiama in causa un problema che in questo partito sta diventando serio e non può essere trascurato dal gruppo dirigente. C’è una sorta di equivoco di fondo, si considera il pluralismo culturale, di esperienze, di idee e pratiche politiche come se fosse un campo da recintare e non invece da contaminare per arricchire la nostra forza, come se, in pratica, fosse una sorta di "ognuno per sé".

Una comunità di donne e di uomini come la nostra, che è la ricchezza che spendiamo nella costruzione dei conflitti, delle vertenze, nei movimenti, nelle manifestazioni e nelle Feste di Liberazione, sembra essere un’altra cosa da come siamo nella vita interna del Partito. E’ qui che occorre intervenire, prima che sia troppo tardi, cercando di non inaridire capacità, esperienze ed intelligenze che Rifondazione Comunista possiede e in quantità notevole.

Nelle prossime settimane, appena saranno giunti tutti i dati, pubblicheremo e discuteremo dei risultati del tesseramento dello scorso anno, che sembrano confermare una tendenza negativa.

Una discussione che deve continuare per affrontare, senza reticenze, la questione dello stato del Partito, della sua autoriforma, di come superare le disfunzioni e le difficoltà che mortificano spesso la capacità di riuscire a far esprimere tutte le energie che sono presenti e permettere la crescita qualitativa e quantitativa della nostra forza.

In questo mese si apre la campagna per il tesseramento per il 2004. Contemporaneamente, il partito ha deciso di impegnarsi per la raccolta di massa delle firme in calce all’appello per il ritiro delle truppe dall’Iraq e per una grande campagna sui temi del carovita e dell’aumento dei salari e delle pensioni.

La campagna per il tesseramento non è estranea a tutto questo ma deve intrecciarsi con queste campagne di iniziative.

Ci aspettano appuntamenti importanti: le elezioni amministrative e quelle europee. Il 2004 sarà un anno decisivo anche per dare uno sviluppo all’opposizione politica e sociale al governo e favorirne, per questa via, la caduta anticipata.

Rifondazione Comunista è forza decisiva per contribuire a questo esito. Riconfermare l’adesione al Partito, conquistarne di nuove, nel pieno dello sviluppo dell’iniziativa sociale e politica, deve essere l’impegno a cui tutto il gruppo dirigente, centralmente e nei territori, è chiamato a misurarsi.