Home > Rivoluzione socialista o reazione politica
Nell’attuale quadro della crisi politico istituzionale, una eventuale ripresa reale del movimento di massa potrebbe trasformarsi in un fattore dirompente. Ciò che sinora ha consentito il dispiegarsi indolore del caos della seconda Repubblica, è stata la relativa pace sociale. Proprio per questo una rottura sociale sarebbe gravida di effetti destabilizzanti, più che in altri paesi. Sino a configurare una possibile crisi pre rivoluzionaria. Ma è vero anche l’inverso. Senza una reale ripresa del movimento operaio e dei movimenti di massa, la profondità della crisi italiana rischia di alimentare una deriva reazionaria.
Dinamiche reazionarie sono già operanti. E si vanno aggravando. La repressione sta conoscendo in alcuni contesti un salto di qualità, sul terreno del cosiddetto ordine pubblico: col ricorso inedito a configurazioni di reato obiettivamente abnormi (“terrorismo”, “devastazione e saccheggio “) contro ordinarie manifestazioni di conflitto. L’intero dibattito sulla “Riforma istituzionale” rivela che la tendenza informale al bonapartismo e alla rottura con la tradizione costituzionale ha fatto obiettivamente un passo avanti. Queste tendenze reazionarie non compongono un unico disegno. Sono anzi segnate da contraddizioni. Ma certo siamo in presenza di una massa critica di spunti reazionari obiettivamente nuova. Che misura la profondità della crisi, e il drammatico ritardo del movimento operaio a imporre la propria soluzione.
Rivoluzione socialista o reazione politica: questa è dunque in termini storici la vera alternativa di prospettiva.
Partito Comunista dei Lavoratori
Pavia sez."Tiziano Bagarolo"