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Roma/aumentano omicidi e suicidi tra emarginati
Publie le mercoledì 26 maggio 2004 par Open-PublishingDai dati Eures i suicidi a Roma nel 2002 sono aumentati del 40% rispetto all’anno precedente.
Sette su dieci sono di sesso maschile. Più della metà sono anziani.
Il dato più sorprendente sulle percentuali riguarda un 33% di suicidi che avviene nella fascia d’età tra i 18 e i 44 anni.
Dai dati di cronaca emerge un altro fenomeno preoccupante: da gennaio ad oggi a Roma e provincia gli omicidi sono stati 22 contro i 14 registrati nello stesso periodo del 2003 (+ 60%).
Gi omicidi "di sopravvivenza" tra emarginati o barboni, stranieri ma non solo, sono stati 9 in soli sei mesi a fronte di 6 omicidi l’anno 2003.
DI SEGUITO UNA LETTERA PUBBLICATA SUL "CORRIERE DELLA SERA" ROMA DI OGGI 26 MAGGIO 2004
AUMENTO DELLE VIOLENZE
Mancano gli assistenti
L’aumento di omicidi e violenze tra immigrati e senza fissa dimora dovrebbero farci riflettere sugli altri dati che riguardano la programmazione e realizzazione di servizi di prevenzione e assistenza nella nostra città. Secondo l’Oms a Roma c’è un solo assistente sociale ogni 37.000 abitanti, un rapporto molto inferiore rispetto a quello delle grandi città europee. È un dato che sconcerta se rapportato alla rilevazione del Cnel e dall’Ordine nazionale degli assistenti sociali che registrano in Italia trentamila assistenti sociali, pari a uno ogni 2.000 abitanti. Vorrei citare, ad esempio, la cittadina di Rovereto che ha un assistente sociale ogni 1.000 abitanti.
Insomma, è reale il rischio che i cittadini possano ricevere risposte diverse in base al luogo in cui vivono e che non siano rispettati i livelli minimi di assistenza. Una trattazione parallela riguarda gli educatori professionali.
Nonostante ve ne siano tanti, ben formati da tutte le università, essi incontrano a Roma difficoltà ad essere riconosciuti tali e ad inserirsi nel pubblico e nel privato socio-sanitario dove, al loro posto, vengono spesso utilizzati, per motivi economici, educatori improvvisati senza titolo.
Inoltre il Comune di Roma, le Asl e i municipi non solo non hanno nelle piante organiche sufficiente personale qualificato che possa fronteggiare le emergenze sociali ma, a dirigere servizi socio-educativi che richiedono adeguata e specifica preparazione professionale, viene spesso assegnato personale amministrativo, ex farmacisti, funzionari alle soglie della pensione.
Auguriamoci che, presto, il sistema del welfare capitolino possa essere ripensato e ragionato prima che il nostro tessuto sociale subisca ulteriori fratture difficilmente sanabili.
Domenico Ciardulli