Home > SI ALL’ABROGAZIONE DELLA SERVITU’ COATTIVA D’ELETTRODOTTO

SI ALL’ABROGAZIONE DELLA SERVITU’ COATTIVA D’ELETTRODOTTO

Publie le martedì 10 giugno 2003 par Open-Publishing

APPELLO PER IL SI’
AL REFERENDUM PER LA

ABROGAZIONE DELLA SERVITU’ COATTIVA DI ELETTRODOTTO

Le norme che si vogliono abrogare (art. 119 T.U.
elettricità e acque e art. 1056 C.C.) impongono che il
proprietario di un fondo non si può opporre al
passaggio delle linee elettriche in media e in alta
tensione (elettrodotti). Non riguardano i cavi
elettrici in bassa tensione (380 o 220 V),
Tali norme vengono invocate tutte le volte che deve
essere costruito un elettrodotto, per imporre
automaticamente la servitù di elettrodotto sui terreni
interessati e quindi pagare il costo di utilizzo del
suolo con una somma simbolica.
Le norme sono state adottate negli anni ’30 quando
l’Italia era un Paese agricolo e occorreva
elettrificare il Paese. Oggi non è più così.
Come ricordato dalla Corte Costituzionale nella
sentenza che ha dichiarato la ammissibilità del
quesito referendario, una rete di centinaia di
migliaia di chilometri copre la Penisola. Ciò ha
favorito un modello di sviluppo, basato sul trasporto
mediante grandi elettrodotti dell’energia elettrica
prodotta principalmente nelle centrali che sfruttano
combustibili fossili come il petrolio e il carbone e
le cui emissioni sono alla origine dell’effetto serra,
del buco dell’ozono, dei cambiamenti climatici. Al
contrario.
La abrogazione delle norme sottoposte a referendum
ricorda ancora la Corte favorirà il riequilibrio del
mercato dell’energia distorto dall’ incentivo agli
elettrodotti costituito dalle norme di legge da
abrogare, promuovendo lo sviluppo delle fonti di
energia rinnovabile: l’energia solare su tutte che
viene consumata in prossimità del luogo di produzione
e non abbisogna del trasporto mediante elettrodotti.
Un secondo e non minore obiettivo del referendum è:
il contenimento dell’elettrosmog.
L’elettrosmog è l’inquinamento causato dal campo
magnetico e dal campo elettrico prodotti dal passaggio
della corrente elettrica. La fonte più importante di
tale forma di inquinamento sono gli elettrodotti.
Molti studi epidemiologici hanno constatato che i
bambini esposti al campo magnetico, anche di debole
intensità, generato da elettrodotti ammalano di
leucemia infantile molto più frequentemente di quelli
non esposti. Il NIEHS l’istituto federale americano
per la salute ambientale ha classificato il campo
magnetico generato dai cavi di corrente elettrica
possibile cancerogeno già nel 1998. La IARC, la
Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro di
Lione, ha classificato lo stesso campo
elettromagnetico possibile cancerogeno nel 2001:
entrambi gli istituti attribuiscono tale
classificazione alla aumentata incidenza della
leucemia infantile in prossimità degli elettrodotti.
Si è tentato di limitare la esposizione delle persone
al campo magnetico generato dagli elettrodotti
introducendo limiti di esposizione e distanze di
rispetto degli elettrodotti dalle case: un decreto del
1992, voluto dall’allora ministro dell’ambiente
Ruffolo, interpretato da successive circolari,
decreti, leggi, non è mai stato rispettato, nel senso
che i limiti di esposizione e le distanze di rispetto
ivi previsti non sono attualmente osservati.
Un sì a questo referendum porterà alla riduzione delle
fonti di inquinamento magnetico: meno chilometri di
elettrodotti, per i quali non ci sarà più il vantaggio
economico della servitù coattiva dei suoli,
significherà meno occasioni di esposizioni di bambini
nelle case e nelle scuole oggi prossime agli
elettrodotti. Il proprietario del fondo potrà
contrattare con la compagnia elettrica il passaggio
dell’elettrodotto e lo farà certamente pensando anche
alla sua salute e a quella dei suoi figli o nipoti.
Per lo stesso motivo: un sì a questo referendum
porterà anche a uno sviluppo equilibrato della rete
costituita dalle antenne radio per il servizio
telefonico.
Un recente decreto noto come decreto sblocca-antenne
 pubblicato il 14 settembre 2002, quindi
successivamente al deposito delle firme di
sottoscrizione di questo quesito referendario
avvenuto il 9 agosto 2002, aggrava la servitù
coattiva di elettrodotto modificando l’articolo 230
del Codice Postale dove si prevede per gli edifici il
passaggio di cavi per le antenne riceventi poste sugli
edifici medesimi. La modifica trasforma tale obbligo
di passaggio in una servitù di elettrodotto poiché
estende l’applicazione della norma postale, pensate
per le antenne di ricezione televisiva, ai cavi di
alimentazione del segnale, in media tensione, alle
antenne radio per la telefonia. La servitù è
ulteriormente aggravata dalla legittimazione delle
società licenziatarie del servizio di telefonia mobile
ad agire in giudizio anche per risarcimento del danno
emergente e del lucro cessante - nei confronti di
quanti si oppongano alla servitù con la conseguente
limitazione del diritto di difesa di cittadini e
consumatori.
In caso di vittoria del sì anche tale modifica
dell’art. 230 del codice postale sarà abrogata, in
quanto norma successiva che aggrava l’efficacia della
norma che impone la servitù coattiva di elettrodotto
sottoposta a referendum.
Un ultimo ma non meno importante motivo per la
abrogazione della servitù coattiva da elettrodotto è
che in presenza di tale norma sottoposta a referendum
gli elettrodotti sono costruiti senza concessione
edilizia.
Si tratta di opere il cui impatto ambientale è
talmente elevato che la Comunità Europea ha stabilito
con direttiva la necessità di una Valutazione di
Impatto Ambientale (V.I.A.) preliminare alla
costruzione degli elettrodotti in alta tensione. Il
decreto italiano di recepimento DPR 27 aprile 1992
ha depotenziato la direttiva europea richiedendo la
V.I.A. solo per gli elettrodotti da 220 e da 380 kV,
non per quelli che sono comunque classificati in alta
tensione da 60, 132, 150 kV. Opere tanto impattanti
non richiedono né V.I.A. né concessione edilizia ,
laddove giustamente la concessione edilizia - oggi
permesso di costruire - è richiesta non appena si
metta mano alla costruzione anche solo di una
piattaforma.
In caso di vittoria del sì la edificazione di
elettrodotti sarà sottoposta alla valutazione del
Comune per il rilascio della concessione edilizia e
dunque alla preventiva valutazione dei possibili
effetti nocivi per la salute da parte della azienda
sanitaria, ai sensi dell’art. 220 del T.U. delle leggi
sanitarie.
Per
· il riequilibrio del mercato dell’energia che
favorisca le fonti rinnovabili, in particolare
l’energia solare, VOTA SI’ AL REFERENDUM PER
L’ABROGAZIONE DELLA SERVITU’ COATTIVA DA ELETTRODOTTO
· il contenimento dell’elettrosmog, mediante il
mantenimento in funzione di un minor numero di
chilometri di elettrodotti con la conseguente minore
probabilità di esposizione dei bambini al campo
magnetico e dunque una minore incidenza della leucemia
infantile, VOTA SI’ AL REFERENDUM PER L’ABROGAZIONE
DELLA SERVITU’ COATTIVA DA ELETTRODOTTO
· il contenimento dell’elettrosmog, mediante
l’abrogazione della modifica del Codice Postale
introdotta dal decreto sblocca-antenne che impone la
servitù del passaggio del cavo di alimentazione del
segnale alle antenne per la telefonia, VOTA SI’ AL
REFERENDUM PER L’ABROGAZIONE DELLA SERVITU’ COATTIVA
DA ELETTRODOTTO
· il contenimento dell’impatto ambientale degli
elettrodotti e delle costruzioni elettriche, mediante
l’esercizio da parte dei Comuni, adiuvati
dall’autorità sanitaria, della potestà di rilasciare
il permesso costruire e di perseguire l’abuso
edilizio, VOTA SI’ AL REFERENDUM PER L’ABROGAZIONE
DELLA SERVITU’ COATTIVA DA ELETTRODOTTO
Mai più un elettrodotto nel mio giardino.
Mai più i bambini nelle scuole sotto i cavi di alta
tensione.
Mai più leucemie infantili da elettrosmog

Dall’Italia, maggio e giugno 2003

Il Comitato Promotore del Referendum
"Servitù coattiva da elettrodotto: abrogazione"