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Si estende la protesta dei detenuti...

Publie le venerdì 4 luglio 2003 par Open-Publishing

Si estende la protesta dei detenuti: disordini a Cagliari, sciopero della fame a Roma e a Civitavecchia

Di fronte al blocco politico che il Parlamento ha posto sulla risoluzione
della disumane condizioni carcerarie in cui sono costretti le cittadine e i
cittadini detenuti, si estendono le lotte.
Poichè d’ora in poi sarà ancora più importante il ruolo dell’informazione a
questo riguardo e perchè le notizie che arriveranno dalle carceri
interessate dalle proteste saranno sempre più numerose cercherò di tenevi
informat* con un bollettino in cui raccoglierò, oltre le notizie di stampa,
anche le comunicazioni dei detenuti che di norma non appaiono sui giornali.
Ancora di più ora occorre la nostra solidarietà e il sostegno alle proteste
pacifiche delle e dei detenuti perchè una forte pressione dal basso
costringa il Parlamento a varare per prima cosa un indulto generalizzato.
Ancora di più oggi occorre il nostro sostegno alle e ai Parlamentari che con
le loro visite negli istituti, con le conferenze stampa e le interrogazioni
in aula contribuiscono in modo sostanziale affinchè i media non nascondano
alle cittadine e ai cittadini liberi il dramma che si sta consumando nel
circuito carcerario.

Valerio Guizzardi


ROMA

Regina Coeli: riprende protesta per indulto
Legge Cirami, immunita’ parlamentare, ampliamento del patteggiamento si’;
indulto e amnistia o concreta applicazione delle misure alternative alla
detenzione gia’ previste nell’ Ordinamento giudiziario no. E’ anche per
questo motivo che i detenuti del carcere romano di Regina Coeli sono in
agitazione dal 22 giugno scorso. Da oggi l’ agitazione ha una nuova forma di
protesta: la revoca dei difensori di fiducia, fino al 6 luglio prossimo. La
nuova manifestazione di contestazione si aggiunge all’ astensione dalla
messa domenicale, cominciata il 22 giugno, e all’ astensione dalla attivita’
lavorative, cominciata ieri e in programma fino al 10 luglio. Quarta ed
ultima forma di protesta e’ l’ astensione dalle attivita’ culturali. I
detenuti contestano il sovraffollamento degli istituti penitenziari, la
carenza delle strutture sanitarie, dell’ organico medico infermieristico,
dei farmaci piu’ comuni di uso giornaliero e, infine, ’’la capacita’ di
questo governo di assolvere celermente alle proprie necessita’ con il varo
di leggi ad personam disattendendo le esigenze popolari dei meno abbienti,
privi di rappresentanza parlamentare e di difesa giuridica politica’’. Le
richieste dei reclusi, oltre all’ approvazione di indulto e amnistia
generalizzato di tre e due anni e l’ applicazione di misure alternative al
carcere, contemplano anche l’ allargamento della liberazione anticipata a
quattro mesi e la riforma dei codici penali. Nonostante la richiesta di
uguali garanzie e provvedimenti da parte dei detenuti del carcere di
Rebibbia, nella sezione femminile del penitenziario ieri si e’ tenuto un
’happening carcerario’ dal titolo ’Once in Rebibbia’, organizzato dall’
associazione Ora d’aria, una festa da discoteca con musica scelta dalle
detenute e pubblico rigorosamente femminile.

Vita.it del 1/7/2003

CIVITAVECCHIA

Una protesta dal carcere
Sabato scorso abbiamo iniziato una protesta (astensione da tutte le attività
lavorative, contrazione della spesa, ridotta a pochi articoli e sciopero
della fame) che nasce dalla consapevolezza che i politici italiani, tutti,
siano totalmente indifferenti riguardo agli arcinoti problemi carcerari che,
come una ferita infetta, crescono e si espandono negli istituti di pena
italiani. Siamo stufi dei balletti che maggioranza e opposizione eseguono
sotto gli occhi indifferenti dell’opinione pubblica, giocando sulla pelle
degli oltre 58 mila reclusi, costringendoli a vivere in luoghi malsani e
sovraffollati, dove i diritti umani più elementari, quali quello alla
salute, sono puntualmente disattesi. Sono tre anni che attendiamo un gesto
di clemenza, più volte urlato dal Santo Padre e sempre lasciato cadere nel
vuoto, nonostante gli ipocriti applausi dei nostri politici, a lui
dispensati anche in Parlamento. Chiediamo che le carceri diventino quel
mezzo di recupero tanto invocato dall’art. 27 della Costituzione italiana e
non delle discariche di esseri umani, dove, disperazione e tragedie sono
all’ordine del giorno.
Alcuni detenuti dell’istituto di penadi Civitavecchia

Il Manifesto.it del 2/7/2003

CAGLIARI

Celle incandescenti: la rabbia dei detenuti
Il caldo insopportabile, un sovraffollamento sempre più vicino ai confini
del trattamento disumano. Buoncammino polveriera. L’altra notte è esplosa
all’improvviso la rabbia dei detenuti. Azione plateale: i piatti di metallo
sbattuti contro le inferriate delle finestre, carta e stracci dati alle
fiamme, cori di protesta. Ci sono volute più di tre ore per riportare alla
calma il popolo del carcere. La scintilla è scattata alle 23, alla chiusura
delle porte blindate, quelle che non fanno filtrare un filo d’aria nelle
celle. Sicurezza imposta dal regolamento, effetto forno provocato dalle
notti più calde degli ultimi cent’anni (così dicono gli esperti meteo). Ma
non è tutto. La tensione accumulata in carcere è sfociata due giorni fa
anche in una schermaglia detenuti-agenti durante un trasferimento verso il
palazzo di giustizia.
Il direttore di Buoncammino Luigi Magri, rientrato proprio ieri dalle ferie,
ha trovato un’atmosfera di piombo. Ma è subito acqua sul fuoco: «Quella dell
’altra notte è stata un’azione di alcuni detenuti, non di tutti. Purtroppo
il caldo sta esasperando gli animi. Il clima è rovente dappertutto, si può
immaginare quanto sia difficile trascorrere le giornate dentro un carcere».
Sotto accusa l’applicazione troppo severa delle norme sulla chiusura dei
"blindati". Il numero uno di Buoncammino si dice pronto ad allungare l’
orario d’apertura: «Per venire incontro ai detenuti, chiuderemo le porte a
mezzanotte». Di mattina vengono aperte alle otto e mezza, quando riparte la
giornata del carcere. Il caldo è evento esagerato ma stagionale, il
sovraffollamento è da troppo tempo certezza scientifica. Il numero dei
detenuti ha raggiunto quota 480, contro una tolleranza massima di 350. «La
situazione è difficile», conferma Magri. «Il carcere cagliaritano è vecchio,
non è una novità. Ma dobbiamo fare i conti con questa situazione».
Il deputato dei Riformatori Michele Cossa considera la situazione di
Buoncammino «insostenibile», per colpa «delle temperature torride e del
sovraffollamento». Il parlamentare propone una ricetta-tampone per
migliorare «al più presto» la situazione: «In Sardegna ci sono altre carceri
e colonie penali in grado di accogliere detenuti. E si devono anche
accelerare le pratiche per le misure alternative alla detenzione. Soltanto
così si potrà ridurre il numero esorbitante della popolazione carceraria».
Anche il senatore Mariano Delogu prende posizione sul «disastro del carcere»
e ipotizza un piano di smaltimento rapido dei detenuti di Buoncammino:
«Ormai il numero di persone è spropositato e inaccettabile. Esiste una
soluzione a pochi chilometri.
Il carcere minorile di Quartucciu ha una capienza di 120 persone ma ospita
una media di 15 ragazzi. Sono pochi, potrebbero essere trasferiti da un’
altra parte, magari in una casa attrezzata». Per l’ex sindaco il piano si
può attuare senza troppi problemi: «Bisogna adeguare i sistemi di sicurezza
del carcere minorile, ma ci sarebbe la possibilità di dare ossigeno a
Buoncammino. Il carcere verrebbe alleggerito, non ci sarebbero più
condizioni disumane».

Unione Sarda del 4/7/2003