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"Smart dust", un pulviscolo composto di miriadi di microchip. Usata in segreto in Afganistan
Publie le martedì 11 maggio 2004 par Open-PublishingECCO LA POLVERE CHE SPIA
di Federico Rampini
SAN FRANCISCO - Gli scienziati californiani l’hanno battezzata smart dust,
"polvere intelligente". Il Pentagono la definisce "Ia tecnologia strategica
dei prossimi anni". Un giorno cambierà Ia nostra vita; intanto sta già
cambiando il modo di fare la guerra e potrebbe avere un test decisivo in
Iraq. Ilpulviscolo intelligente è fatto di miriadi di computer microscopici.
Ognuno misura meno di un millimetro cubo ma incorpora sensori elettronici,
capacità di comunicare via onde radio, software e batterie.
Invisibile e imprendibile, la polvere di intelligenze artificiali si
mimetizza nell’ambiente e capta calore, suoni, movimenti. Può essere diffusa
su territori immensi e sorvegliarli con una precisione finora sconosciuta.
Sa spiare soldati standogli incollata a loro insaputa, segnala armi chimiche
e nucleari, intercetta comunicazioni, trasmette le sue informazioni ai
satelliti.
Dietro la polvere intelligente c’è uno dei più potenti motori del progresso
tecnologico americano, la Defense Aduanced Research Projects Agency (Darpa)
che è stata all’origine di innovazioni fondamentali, compreso Internet. E’
il braccio scientifico del ministero della Difesa, gestisce finanziamenti
federali distribuendoli alle migliori università, che in cambio collaborano
ad accrescere la supremazia degli Stati Uniti nelle tecnologie avanzate. Per
la smartdust la Darpa si è affidata al dipartimento di ingegneria
elettronica e informatica di Berkeley diretto da Shankar Sastry. Ci lavorano
gli scienziati Kris Pister, David Culler e un ricercatore italiano, Bruno
Sinopoli. Gli elementi di base della loro costruzione sono i Merns,
micro-elactro-mecanical systems. Sono micro-computer che integrano capacità
di calcolo, parti meccaniche figlie della nano-robotica, più i sensori
elettronici: cioè termometri, microfoni miniaturizzati, nasi e microspie che
captano movimenti o vibrazioni. I Mems esistono da tempo, ora le ricerche ne
hanno perfezionato la produzione a costi sernpre più bassi e questo apre
l’opportunità per usarli in quantità enormi. I progressi della
miniaturizzazione rendono i micro-apparecchi sempre più affidabili e ne
allungano la vita, le batterie possono alimentarsi con le variazioni di
temperatura o le vibrazioni. Il lavoro degli scienziaticaliforniani ha fatto
fare ai Mems il salto verso la polvere intelligente. "Il risultato finale
sono network invisibili disserninati nell’ambiente - spiega Bruno Sinopoli -
che interagiscono fra loro e trasmettono informazioni".
La produzione è affidata a un’azienda privata della Silicon Valley, la
Crossbow, che mette già in mostra alcune applicazioni della polvere
intelligente. Le più ambite però non le vedremo mai. Come sostiene la Darpa
la rivoluzione dei microsensori diffusi nell’ambiente "diventerà la primaria
fonte di superiorità nei sistemi di armamento". L’obiettivo è dichiarato
ufficialmente sul sito Intemet della Darpa www.darpa.mil, perché per
lavorare con gli scienziati di Berkeley anche i militari devono adottate
certe regole di trasparenza. Si tratta di dispiegare in massa sensori remoti
per scopi di ricognizione e sorveglianza del teatro di battaglia".
L’informazióne non è stata divulgata dalla Difesa ma gli scienziati
californiani non hanno dubbi: la polvere intelligente ha già fatto la sua
prima apparizione su un vero campo di battaglia in Afghanistan, dove gli
americani hanno cosparso nubi di smart dust sulle zone più impervie e
montagnose. Il prossimo test potrebbe essere l’Iraq dove in caso di
intervento militare - e anche molto prima-la polvere intelligente verrà
cosparsa dal cielo e finirà mimetizzata nella sabbia del deserto per
monitorare spostamenti di truppe, artiglierie o rampe dei missili Scud.
I Mems potrebbero fare la loro comparsa anche incorporati nelle nuove tute
da combattimento dei marines. È un altro progetto per il quale il Pentagono
ha stanziato 700 milioni di dollari: fabbricare una tuta leggera fatta di
nuovi materiali adatti alle condizioni nel deserto, ma dotata di sensori
intelligenti nelle sue fibre. Una corazza agile per i climi torridi, capace
di fermare i veleni delle armi chimiche e di monitorare la salute dei
militari esposti ad aggressioni batteriologiche. I sensori elettronici
visibili ai raggi infrarossi garantiscono poi il riconoscimento tra i
soldati americani nei combattimenti notturni, in modo da evitare le vittime
del "fuoco amico".
La polvere intelligente non è stata pensata solo per la guerra. Il gruppo di
scienziati di Berkeley ha commciato a utilizzare il pulviscolo di
micro-computer per fini pacifici. Sparsi nelle foreste della California,
hanno il compito di sentinelle anti-inquinamento e nella prevenzione degli
incendi; grazie alla loro ubiquità sentono e segnalano all’istante le minime
fonti di calore. I network di sensori intelligenti della smart dust hanno
fatto il loro esordio in funzione antisismica: l’università califomiana li
sta sperimentando in alcuni immobili per verificare come le strutture
reagiscono internamente alle scosse di terremoto; la precisione di queste
micro-apparecchiature consente di percepire lesioni interne che sfuggono
agli occhi più esperti ma possono minare la resistenza degli edifici.
Un altro campo promettente sembra essere quellodella home automation, o casa
intelligente. Spalmata sui muri con la vernice, una miriade di
micro-computer consentirà di auto-regolare la temperatura e la luminosità
dell’ambiente in modo da eliminare ogni spreco di energia. Sempre che non
finisca per spiare chi in casa ci abita. A finanziare ricerche sulle
applicazioni della smart dust con i fondi federali non c’è più solo il
Pentagono. Ora è sceso in campo anche un fondo di venture capital che nella
Silicon Valley tutticonoscono bene: sichiama In-Q-Tel ed è una filiale della
Cia.
(Ndr: ripreso da "la Repubblica" di giovedi 31 ottobre 2002)