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Strage nazista di piazza Loreto: lo Stato condannato...

Publie le lunedì 11 agosto 2003 par Open-Publishing

Strage nazista di piazza Loreto: lo Stato condannato per la giustizia negata
di Ibio Paolucci
Un’alba torrida del 10 agosto del 1944. Cinquantanove anni fa, ma Milano non dimentica. Quindici i
martiri di piazzale Loreto, fucilati al mattino e lasciati per tutta la giornata sul selciato
sotto il sole rovente per ordine del comando tedesco. Oltre cinquant’anni senza giustizia perché
furono nascosti i fascicoli processuali con la connivenza di ministri democristinai Taviani e Martino.
Adesso, lo Stato italiano è stato condannato a pagare oltre un milione di euro come risarcimento
ai parenti delle vittime per un caso vergognoso di giustizia negata.
Un’alba torrida del 10 agosto del 1944. «Era silenzio l’urlo del mattino - scrisse Alfonso Gatto
in una delle più belle poesie della Resistenza - silenzio del cielo ferito:/ un silenzio di case,
di Milano./ Restarono bruttati anche di sole,/ sporchi di luce e l’uno l’altro odiosi/ gli
assassini venduti alla paura». Cinquantanove anni fa, ma Milano non dimentica. Quindici i martiri di
piazzale Loreto, fucilati al mattino e lasciati per tutta la giornata sul selciato sotto il sole
rovente per ordine del comando tedesco con lo scopo di terrorizzare la popolazione. Nella piazza dove
furono fucilati parla per primo il sindaco della città, Gabriele Libertini che ricorda, con parole
commosse, il barbaro crimine contro cittadini innocenti, scelti a caso fra i detenuti antifascisti
nel carcere di San Vittore. Molti i cittadini sia al mattino, sia alla sera a pochi passi dal
posto dove il 29 aprile del ’45 vennero portati i cadaveri dei gerarchi fascisti, Mussolini compreso,
fucilati a Dongo su ordine del Comando di liberazione nazionale.
Parlano alla sera Aldo Aniasi, comandante partigiano, presidente della Fiap, Nori Pesce Brambilla,
vice presidente dell’Anpi e Sergio Fogagnolo, figlio di Umberto, una delle vittime del massacro.
Fogagnolo dichiara che nel gennaio e nel maggio scorso, la prima e la quarta sezione della Corte
d’appello di Milano «hanno condannato lo stato per avere illegalmente e fraudolentemente nascosto
per oltre 50 anni il fascicolo della strage di piazzale Loreto, impedendo così l’esercizio
dell’azione penale e lo svolgimento del processo. Oltre al pagamento delle spese processuali il ministero
della Difesa dovrà liquidare complessivamente circa un milione e 250mila euro ai familiari: un
conto salato che sanziona un caso vergognoso di giustizia negata». Parte di questa somma verrà
destinata a finanziare ricerche storiche sulla Resistenza e sulle altre stragi che sono costate la vita a
quindicimila innocenti. L’ufficiale tedesco che ordinò l’eccidio, Theo Saevecke, è stato
condannato all’ergastolo a seguito delle indagini svolte dalla Procura militare di Torino, ma solo nel
1999, quando vennero alla luce i fascicoli nascosti in un armadio con la connivenza degli allora
ministri Taviani e Martino. Saevecke morì nel proprio letto nel dicembre del 2000 all’età di 89 anni.
Prima, negli anni della guerra fredda, ricoprì incarichi di rilievo nella Repubblica di Bonn:
direttore delle scuole di polizia, vice capo della polizia di sicurezza di Bonn. Incarico,
quest’ultimo, col quale nel ’71 andò in pensione. Un eccidio quello di piazzale Loreto - ha affermato Aniasi -
neppure dovuto ad una rappresaglia. Nell’attentato che i nazisti presero a pretesto per il
massacro non morì neppure un tedesco. Le autorità italiane furono estromesse da ogni intervento
decisionale. Fornirono soltanto i fascisti della Brigata "Resega" per fucilare i quindici mariti: Antonio
Bravin, Giulio Casiraghi, Renzo Del Riccio, Andrea Esposito, Domenico Fiorani, Umberto Fogagnolo,
Giovanni Galimberti, Vittorio Gasparini, Emidio Mastrodomenico, Angelo Poletti, Salvatore
Principato, Andrea Ragni, Eraldo Soncini, Libero Temolo, Vitale Vertemati.