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Sul PRC e il sindaco

Publie le domenica 12 ottobre 2003 par Open-Publishing

Il "foglio non periodico" del Circolo Università del PRC di Lecce, "Controcorrente" ha commentato
a caldo - già il giorno 10 .- l’arresto del sindaco di Lecce Antonino, in un numero dedicato anche
ad altri argomenti (tra cui la proposta di Fini sugli immigrati, e le bordate della solita
Annunziata contro il film "Soraya" considerato troppo antiamericano).
Mentre sugli altri argomenti (in particolare sul significato politico della manovra di Fini) i
commenti di "Liberazione" sono del tutto condivisibili, meno convincenti ci sembrano le informazioni
e le spiegazioni sul caso di Brindisi, per cui riproduciamo l’articoletto di "Controcorrente", con
una piccola postilla.

Qualche osservazione sull’arresto del sindaco di Brindisi

L’arresto del sindaco e di diversi esponenti politici brindisini (prevalentemente del
centrosinistra ma non solo) obbliga a una riflessione. Nichi Vendola ha rivendicato per sé il merito di aver
denunciato in Antonino "un sindaco al di sotto di ogni sospetto", e ha detto che il PRC "per tempo
aveva deciso di passare sui banchi dell’opposizione rispetto ad una giunta che si caratterizzava
per l’estrema disinvoltura del proprio operato".
Questa frase è vera per metà: è esatto che l’uscita del PRC dalla maggioranza è stata fatta "per
tempo", ma il problema è che, se si teneva conto del passato (e del presente) di Giovanni Antonino,
eletto sindaco per il Polo e poi passato disinvoltamente al centrosinistra, il PRC non avrebbe
dovuto proprio entrare in maggioranza. La rottura è avvenuta molto rapidamente, dato che questo
personaggio non ha aspettato molto per stracciare l’accordo sulla riconversione della Centrale a
carbone di Cerano in base al quale il PRC era entrato in maggioranza, ma non c’era da aspettarselo? Non
si tratta di "demonizzare" Antonino, che non è d’altra parte un caso isolato, ma di tener conto
che da questi campioni del trasformismo non ci si può attendere che mantengano le promesse scritte
su un pezzo di carta.

Era impossibile prevederlo? No, come non era impossibile prevedere che Illy, appena eletto con i
nostri voti, ricominciasse a trescare, come aveva fatto già in passato, con il fascista Haider.
Sappiamo d’altra parte che l’entrata nella maggioranza era avvenuta in un contesto di pressioni
fatte sul nuovo gruppo dirigente del PRC di Brindisi per scongiurare che "si isolasse" con un
atteggiamento "estremista" e "settario"...
Sappiamo quante pressioni vengono fatte su circoli che rifiutano di partecipare ad alleanze ibride
che definire di centrosinistra è troppo generoso: pensiamo al caso di Monteroni, in provincia di
Lecce, dove il tentativo di alcuni compagni di presentare una lista del PRC è stato bloccato dalla
federazione, che ha spinto il circolo a partecipare a un listone in cui si mescolavano
centrosinistra e pezzi del centrodestra, col risultato di far precipitare il PRC al di sotto del suo minimo
storico (il nostro candidato nel listone ha raccolto meno della metà dei voti che il partito aveva
avuto presentandosi da solo due anni prima).

Ma la lezione da ricavare è più generale: da quando una parte del gruppo dirigente nazionale del
PRC ha ricavato dal relativo (ma prevedibile e previsto) insuccesso del referendum sull’art. 18 una
spinta a cercare uno spazio mediatico offrendosi di partecipare a una coalizione antiberlusconiana
(senza la minima garanzia che possa vincere, date le impostazioni suicide dei DS), una parte del
partito che aveva mal digerito le decisioni degli ultimi due congressi (quelli che dicevano "sto
con Bertinotti, ma lui si occupi dei movimenti, io delle istituzioni"...) si è lanciata
entusiasticamente verso la prospettiva di una partecipazione diretta al centrosinistra anche nazionalmente, e
dovunque, a qualunque prezzo, attenuando le differenze, elogiando punti di convergenza
inesistenti, sostenendo che "non c’è altro da fare", che non ci si può isolare dalla spinta popolare che
vuole cacciare Berlusconi...
A chi esprime preoccupazione e critiche (anche di metodo: non si può cambiare di 180 gradi a colpi
di interviste la linea decisa dal congresso e dal CPN), si risponde come se chi le esprime non
volesse cacciare Berlusconi. Ma il problema è che con la linea del centrosinistra, che evita tutti i
nodi di fondo sul terreno sociale, perché ha fatto le stesse cose di Berlusconi e spera che prima
di andarsene tolga le castagne dal fuoco tagliando lui le pensioni, è IMPOSSIBILE batterlo!

Non a caso la grande manifestazione di fine ottobre che doveva dare la "spallata" è stata subito
delimitata dai DS al solo tema della Gasparri: la loro lotta al centrodestra è tutta sui temi
dell’informazione, delle leggi salvaBerlusconi, ecc. Ma così, in un’Italia senza lavoro e con salari di
fame, si perde.
Se poi facciamo accordi con un centrosinistra che in molte situazioni non è migliore del
centrodestra neppure moralmente (si veda la difesa a oltranza di Antonino da parte del capogruppo DS a
Brindisi e vicepresidente del Consiglio regionale, Dipietrangelo, che rivendica il suo ruolo
nell’operazione politica che portò al ribaltone) il PRC invece di avere i posti di assessore o di
ministro sognati, rischia semplicemente di sparire. (10/10/2003)

PS. Tutta la federazione dei DS di Brindisi ha assunto un atteggiamento analogo a quello del
capogruppo, rifiutando l’ipotesi dello scioglimento del consiglio comunale formulata dagli stessi
dirigenti regionali del partito. Ma anche il PRC ha un atteggiamento cauto: il segretario regionale
Pasquale Martino su "Liberazione" di oggi si limita a osservare che "sarebbe doveroso che si votasse
anche a Brindisi città"... (12/10/2003)

La redazione di Bandiera Rossa News