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TANTE DONNE, MA NON TUTTE DEGNE

Publie le giovedì 29 aprile 2004 par Open-Publishing

A nome delle cinquanta donne iscritte alla sezione vigevanese dell’Anpi
(Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) desidero rendere pubblica la
nostra adesione alla lettera aperta inviata dal Coordinamento Femminile
dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia alla ministra delle Pari
Opportunità, Stefania Prestigiacomo, in relazione ai volumi "Italiane" distribuiti
gratuitamente nelle edicole. Invitiamo tutti i cittadini antifascisti e
democratici di Vigevano e della Lomellina ad aderire a questo appello, collegandosi
al sito www.anpi.it.

Ecco il testo che chiediamo di sottoscrivere: "Onorevole Ministro, abbiamo
letto, con meraviglia unita a sconcerto, le espressioni con le quali, nella
Presentazione al secondo volume di Italiane, ha ritenuto opportuno non soltanto
ringraziare tutte le figure femminili ricomprese nei tre tomi dell’opera,
ma sostenere che a queste figure, nessuna esclusa, "Tutta l’Italia deve
un grazie". Ci sia permesso di dissentire. Il Suo Ministero, evidentemente
non riteneva di fare opera storica. Infatti a nessuno è mai venuto in mente
di "ringraziare" tutti i personaggi che hanno avuto un posto nella storia,
la quale annovera anche qualche presenza problematica, tanto per fare un
paio d’esempi, da Caino a Hitler. L’intento, quindi, era sicuramente quello
di offrire all’opinione pubblica biografie di donne la cui vicenda si possa
considerare esemplare e degna di essere ricordata. Lo scrive Lei stessa
in termini espliciti: "In queste 200 donne, ricche e povere, del nord e
del sud, raffinate e incolte, belle e meno belle, umili e proterve, sensuali
e angelicate, in tutte risiede la forza e l’intelligenza.

Ed il merito di
avere contribuito, clamorosamente o impercettibilmente, alla crescita collettiva
delle donne, alla loro evoluzione, alla loro coscienza d’essere protagoniste".
Siamo curiose di sapere a quali titoli rientrino nell’ambito delineato figure
come quella di Claretta Petacci. Con tutta la pietas per l’esito tragico
della sua vita, non ci pare si possa sostenere che da lei sia derivato un
contributo all’evoluzione delle donne. La sfortunata amante del duce apparteneva
a una famiglia di noti profittatori ? tutti gli storici sono concordi nell’affermarlo
? che misero a buon frutto la relazione della loro congiunta. L’unico titolo
che le si può riconoscere è quello della fedeltà al suo uomo. Ma questa
è una qualità che si ritrova, purtroppo, anche in figure tutt’altro che
commendevoli, come alcune donne della mafia. Fatichiamo anche a comprendere
l’inserimento di Rachele Guidi, moglie di Mussolini. Le due curatrici, Eugenia
Roccella e Lucetta Scaraffia, ci parlano di lei in questi termini: "...
Rachele Mussolini, moglie appartata che costituisce il modello della popolana
italiana capace di affrontare con coraggio e dignità la buona e la cattiva
sorte...".

Per la verità "donna Rachele", come veniva chiamata, non fu molto
appartata, incline com’era a costruire attorno a sé una specie di corte
di fedelissimi e tutt’altro che aliena dal partecipare a intrighi politici
e a stringere stretti rapporti con i nazisti, come è confermato anche da
documenti emersi di recente, tra cui la denuncia ai tedeschi di quel prete
romagnolo, reo di avere fatto una predica non in linea con le esigenze del
regime, il quale, arrestato il 6 dicembre 1943, gustò le delizie di una
"villeggiatura" a Dachau. Ma non ritiene, Onorevole Ministro, che il tipo
della popolana italiana evocato sia rappresentato molto più adeguatamente
da altre figure, tra cui la contadina Genoveffa Cocconi, madre dei sette
Fratelli Cervi? Ma Genoveffa, chissà perché, non è stata ritenuta degna
di menzione tra le oltre duecento donne di Italiane. A proposito di "intelligenza",
evidentemente sono state considerate doti anche l’intelligenza con il nemico
e il collaborazionismo, tanto da accreditare la biografia di Piera Gatteschi,
presentata trionfalmente dal Secolo d’Italia come "... la mitica comandante
del primo Corpo militare femminile istituito in Italia: il Saf, le Ausiliarie
della Rsi".

Ma il culmine, la raccolta patrocinata da Lei e dalla Presidenza
del Consiglio, a spese dei contribuenti italiani, l’ha raggiunto con Luisa
Ferida. A quanto si apprende dalle dichiarazioni di Anna Foa, che ha curato
la relativa voce, di questa donna si sottolineano nell’opera tutte le responsabilità,
che non sono poche perché la Ferida, con il marito Osvaldo Valenti, era
sicuramente collegata alla famigerata banda Koch, formata dai peggiori criminali
e torturatori della repubblica di Salò. Le prove di questo collegamento
sono inoppugnabili. Non capiamo quindi perché dovremmo ringraziarla. Né
possiamo ringraziarla per altre circostanze, dato che gli stessi storici
propensi a tesi assolutorie, scrivono che i due, Valenti e la Ferida, finirono
nel "buco nero" della banda Koch forse più per ragioni di comune consumo
di morfina, eroina, cocaina e simili che per motivazioni politiche. Commendevole
anche questo? Tanto abbiamo ritenuto doveroso dirLe mentre, nel salutarLa
cordialmente, Le confermiamo che le donne che hanno partecipato alla Resistenza
sono disponibili a collaborare ad ogni iniziativa che sia rivolta davvero
a fini di promozione".

Noemi Tognaga

Segretaria dell’Anpi di Vigevano