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dal secolo xix
16.5.03
Insieme al leader dei Disobbedienti era imputato un altro no global:
«Smentite le false prove contro di noi»
Tebio 2000, Casarini assolto
Era accusato di lesioni e resistenza per scontri con la polizia
Genova. Assoluzione. Piena solo in un caso, per l’accusa di
travisamento. Con la formula che ha aggiornato la vecchia
insufficienza di prove, dai reati più gravi, quelli di lesioni e di
resistenza. Luca Casarini, leader dei Disobbedienti e Giovanni
Lunghi, del centro sociale Leoncavallo di Milano, sono stati
assolti ieri mattina da tutte le accuse contestate dal pm Biagio
Mazzeo per gli incidenti che caratterizzarono una delle giornate di
Tebio 2000, svoltasi alla Fiera di Genova. Assolti con una sentenza
che potrà essere chiarita solo tra una quindicina di giorni, con il
deposito delle motivazioni.
La decisione gira su agenzie e telegiornali e arriva la prima
polemica. E’ quella di Gianni Plinio, An, vicepresidente della
Regione Liguria: «E’ stato assolto, ma restano tutte le sue
responsabilità politiche. Come per il G8». Casarini, assente alla
lettura della sentenza, risponde mediaticamente: «Sono state
smentite le prove false contro di noi, come tre giorni fa con la
sentenza per gli arrestati della Diaz. Di questa sentenza
bisognerebbe tenere conto anche nei processi sulle violenze che
abbiamo subito al G8».
Casarini e Lunghi erano stati denunciati e citati a giudizio per
resistenza a pubblico ufficiale e per le lesioni subite da due
poliziotte, parti civili con la difesa di un delusissimo avvocato
Marco Redivo, durante i tafferugli esplosi a Genova la mattina del 25
maggio del 2000 di fronte alla Fiera, sede di Tebio, dopo che una
frangia di "dissidenti dei dissidenti" aveva dato l’assalto ad una
banca. Lunghi era stato identificato dalla polizia scientifica
attraverso una serie di foto e, soprattutto, un particolare
anatomico: la particolare conformazione di un orecchio. Casarini,
ripreso da foto e filmati, era finito sotto processo con l’accusa di
aver «capeggiato un assembramento di persone protette con
caschi e scudi e armate di bastoni, fionde, bottiglie, incitandole
allo scontro mediante un megafono». Il leader Disobbediente
aveva "invitato" gli agenti ad andarsene con una sorta di conto
alla rovescia: un minuto - «contiamo da sessanta a zero» - poi
entriamo. Lunghi aveva sempre respinto ogni addebito. Casarini aveva
letto una lunga lettera durante il processo, richiamando le violenze
subite dal movimento durante il G8, rivendicando il diritto alla
contestazione e il no al mondo in vendita dei potenti. Il dispositivo
della sentenza si presta comunque ad alcune prime valutazioni. «Non
commento - ha detto il pm Mazzeo - leggerò le motivazioni.
Probabilmente deciderò per l’appello». Mazzeo aveva chiesto la
condanna sia per Casarini, sia per Lunghi a 26 e 20 mesi.
Lunghi è stato assolto "per non avere commesso il fatto", dall’accusa
di lesioni gravi e di resistenza con l’applicazione del secondo comma
dell’articolo 530. Ovvero quello applicato «quando manca, è
insufficente, è contradditoria, la prova che il fatto sussiste, che
l’imputato lo ha commesso, che il fatto costitutisce reato». Uguale
la scelta dell’articolo con "il dubbio", ma diversa la formulazione
per Casarini: assoluzione "perché il fatto non costituisce reato"
dall’accusa di concorso in lesioni e di resistenza. Assoluzione piena
– "il fatto non sussiste" - dalla violazione della legge Reale,
quella che vieta il "travisamento" durante le manifestazioni: in
realtà Casarini era a volto scoperto. I giudici (presidente Beconi,
Lepri e Panicucci) hanno probabilmente ragionato sulla incerta
identificazione di Lunghi.
Diverso il discorso per Casarini. Perché la formulazione applicata
(il fatto non costituisce reato) lascia intendere che il Tribunale
abbia considerato la non presenza di un dolo o di un elemento
soggettivo del reato, di una percezione della commissione di un
reato, da parte di Casarini con il suo "invito" a sgomberare il
campo, con il conto alla rovescia. E che, comunque, Casarini non
avesse voluto intendere dare "la carica" contro lo schieramento di
polizia. L’unico dato certo restano le agenti ferite e la critica,
espressa dallo stesso pm durante la sua requisitoria, per il
servizio d’ordine non all’altezza della situazione e con una parte
del personale impiegato prelevato dagli uffici, non abituato alla
piazza e non "attrezzato alla bisogna".
In attesa dei motivi della sentenza, arrivano i commenti mentre per
giugno è stato fissato il processo ad un giovane esponente dei centri
sociali torinesi, denunciato poco prima degli scontri di Tebio,
perché sorpreso a distribuire ai manifestanti dei bastoni che aveva
nascosto in auto.
«Impensabile una condanna - ha commentato Laura Tartarini che, con
Mirko Mazzali, difendeva Lunghi e Casarini - di una persona (Lunghi,
ndr) solo sulla base della comparazione o somiglianza tra due
orecchie. L’altro dato importante è che non si può condannare
alcuno - è la posizione processuale di Casarini - per avere soltanto
partecipato, anche con ruolo di grande visibilità ad una
manifestazione di piazza».
Marcello Zinola
Messaggi
1. > Tebio 2000, Casarini assolto, 21 maggio 2003, 10:51
L’appellativo disobbediente è chiaro,va contro le regole,quindi va processato,condannato e punito