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Torture e morti, la guerra di Bush sulle tv Usa
Publie le venerdì 30 aprile 2004 par Open-Publishingdi Bruno Marolo
WASHINGTON. Si squarcia il velo della censura e un’America sgomenta si trova di fronte alle vere immagini della guerra in Iraq. La Cbs manda in onda le fotografie dei «liberatori» americani che infliggono ai prigionieri politici iracheni le stesse torture di cui la Casa Bianca accusa il regime di Saddam Hussein. La Abc dedica una intera trasmissione ai volti dei soldati uccisi in combattimento, dei quali il governo cercava di nascondere le bare.
Il Pentagono ha sospeso 17 militari americani, tra cui un generale donna, e ha annunciato che almeno sei saranno giudicati da una corte marziale. Gli alti comandi sostengono che le torture dei prigionieri erano casi isolati, ma le immagini e le testimonianze raccolte dalla Cbs raccontano una storia diversa. In decine di fotografie si vedono detenuti iracheni con elettrodi sui genitali, oppure obbligati a simulare atti omosessuali mentre i loro carcerieri americani ridono e applaudono. Una immagine mostra una piramide formata dai corpi nudi dei prigionieri, su uno dei quali gli aguzzini hanno scritto un insulto con la vernice. Un’altra documenta il terrore di un iracheno inerme attaccato da un cane.
Il presidente Bush in campagna elettorale sostiene che in Iraq sta tornando la normalità. In un certo senso questo è vero. Le fotografie delle torture sono state scattate nel carcere di Abu Ghraib, presso Baghdad, tristemente famoso per gli orrori del passato regime. Il regime è cambiato e i prigionieri politici sono altri ma i metodi di interrogatorio prediletti da Saddam sono ancora in uso. Racconta Bob Baer, ex direttore dell’ufficio della Cia a Baghdad: «Sono entrato ad Abu Ghraib due giorni dopo la liberazione. Mi sono detto: se c’era una ragione per rovesciare il regime era questa. Ho visto le camere di tortura, le piaghe dei prigionieri azzannati dai cani, gli elettrodi attaccati ai muri. Abbiamo invaso l’Iraq per far cessare queste atrocità ed ecco che si ripetono sotto la nostra bandiera».
Janice Karpinsky, una delle tante donne generali nelle forze armate americane, comandava le guardie ad Abu Ghraib. In ottobre aveva accompagnato le televisioni americane per alcune riprese di propaganda nel carcere. «Siamo all’altezza - si era vantata - dei migliori istituti di custodia internazionali. Ci prendiamo cura dei detenuti nel miglior modo possibile». Il sergente Chip Frederick, denunciato alla corte marziale, ha dato qualche indicazione sul tipo di cure. È un ex guardia carceraria della Virginia, richiamato sotto le armi. Ha confessato che detenuti incappucciati, con elettrodi collegati ai polsi, erano costretti a stare in equilibrio su una cassetta e veniva detto loro che se fossero caduti avrebbero ricevuto una scossa mortale. «Di solito - ha spiegato - confessavano nel giro di qualche ora. Gli ufficiali dello spionaggio militare si complimentavano con me per l’ottimo lavoro e invitavano altri colleghi ad assistere agli interrogatori per imparare».
Nella maggior parte delle fotografie americani in divisa, uomini e donne, ridono, fanno il segno di trionfo con il pollice alzato, o segnano a dito i prigionieri maschi che simulano accoppiamenti omosessuali. Una immagine mostra il corpo di un prigioniero coperto di lividi e ferite, apparentemente morto, sul pavimento del carcere. Un detenuto interrogato dai giudici militari ha raccontato che un minorenne arrestato è stato violentato in carcere da un traduttore del comando americano. «Il ragazzo gridava - ha sostenuto - mentre le soldatesse americane ridevano e scattavano fotografie».
La Cbs ha spiegato che il capo di Stato maggiore delle forze armate, generale Richard Myers, era intervenuto personalmente per bloccare la trasmissione «data la situazione difficile in Iraq». Dopo due settimane di indugi la rete televisiva ha deciso che non era possibile tenere segreto più a lungo il materiale. Il fronte della censura si sgretola. Si è ribellato anche un conservatore come Ted Koppel, il conduttore di Nightline, la trasmissione di attualità della Abc. Una delle prossime edizioni di Nightline sarà interamente occupata dalle 523 fotografie di soldati americani morti in combattimento in Iraq. Per ragioni di spazio non saranno nominati i 201 morti per incidenti, suicidi o fuoco amico. Leroy Sievers, produttrice della trasmissione, ha spiegato: «Ci siamo resi conto che i morti in Iraq venivano citati soltanto come numeri e abbiamo voluto ricordarli mostrando i loro volti ai telespettatori, che siano d’accordo o no con la guerra».