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Torture in Iraq : intelligence USA dietro Abu Gharib
Publie le mercoledì 5 maggio 2004 par Open-Publishingdi Rico Guillermo
Mentre taluni avanzano dubbi sull’autenticita’ delle fotografie che mostrano soldati britannici maltrattare un prigioniero iracheno, le indagini sui maltrattamenti e le umiliazioni dei detenuti di Abu Gharib da parte di soldati USA stanno svelando retroscena insospettati.
Alcuni ufficiali militari inglesi hanno espresso dubbi sulle immagini - inizialmente pubblicate dal quotidiano Daily Mirror - affermando che l’equipaggiamento e la divisa dei soldati non sono attualmente in uso. Il giornale rivale, il Sun, pubblica un articolo nel quale esperti affermano che le fotografie sono manipolate. Gli esperti citano un elenco di incongruenze nelle immagini.
Le fotografie mostrate dal Mirror - che ha detto che esse provengono da due soldati del reggimento del Lancastershire - mostrano soldati che picchiano ed urinano su un prigioniero incappucciato. Il fatto sarebbe avvenuto in un interrogatorio di otto ore a Bassora, nel sud dell’Iraq, dove il Regno Unito ha dislocato 7500 soldati.
Il Daily Mirror afferma oggi in un editoriale che "nonostante la campagna di delegittimazione e i rapporti contrari dei periti" non ha dubbi che le prove portate dai due soldati siano vere. Ma il giornale sembra comprendere che le apparenti divergenze non possono essere facilmente spiegate: "i due soldati ammettono che essi non possono rispondere a domande riguardanti dettagli minori delle foto che sono state scattate diversi mesi fa".
Il ministro degli esteri britannico Jack Straw ha annunciato un’indagine sulla vicenda. Il primo ministro Tony Blair ha condannato gli abusi, sottolineando che non e’ un comportamento abituale delle truppe della coalizione, composte da 150000 membri.
Otto casi di maltrattamenti da parte di personale britannico sono comunque sotto inchiesta, ha dichiarato un portavoce di Blair. Intanto si aprono nuovi retroscena sull’analoga vicenda che vede coinvolti 17 dipendenti dell’esercito degli Stati Uniti.
All’epoca di Saddam Hussein, Abu Ghraib, venti miglia ad ovest di Bagdad, era una delle prigioni piu’ famigerate al mondo, con torture, esecuzioni settimanali e condizioni di vita disumane. Dopo la caduta del dittatore le autorità della coalizione hanno voluto pavimenti piastrellati, celle pulite e toilette riparate ed un nuovo centro medico.
Abu Ghraib e’ ora una prigione militare degli USA. La maggior parte dei prigionieri rientra in tre categorie: criminali comuni, detenuti di sicurezza sospettati di crimini contro la coalizione ed un piccolo numero di sospetti di maggior valore ritenuti guide dell’insurrezione contro le forze di coalizione.
Nel giugno scorso, Janis Karpinski, un Generale riservista dell’esercito, e’ stata chiamata a coordinare le prigioni militari nell’Iraq. Il Generale Karpinski, l’unico comandante femminile nella zona di guerra, era un funzionario di esperienza ed aveva servito con le forze speciali e nella guerra 1991 del golfo, ma non aveva operato mai in un sistema carcerario. Ora era incaricata di tre grandi prigioni ed un numero di elevato di riservisti dell’esercito, costituito per lo piu’ da personale che non aveva avuto addestramento nella gestione dei prigionieri.
Il Generale Karpinski e’ stata ammonita un mese fa e sospesa ed e’ stata autorizzata un’indagine importante sul sistema carcerario dell’esercito dal Generale Ricardo S. Sanchez. Nel frattempo e’ stato redatto un rapporto riservato - rivela il New Yorker, che ne ha preso visione - scritto dal Maggiore generale Antonio M. Taguba. Le conclusioni circa i guasti istituzionali del sistema carcerario dell’esercito sono devastanti.
Taguba ha verificato che fra ottobre e dicembre di 2003 ci furono numerosi abusi criminali, sadici e indegni ad Abu Ghraib. Questo abuso sistematico ed illegale sui detenuti, ha segnalato Taguba, era perpetrato dai soldati della polizia militare ed anche dai membri della CIA.
Il rapporto di Taguba ha elencato alcune torture: rottura di lampade fluorescenti versando il liquido fosforico sui detenuti, acqua fredda sui detenuti nudi, bastonature con manici di scopa o sedie, detenuti maschi minacciati di violenza, sodomizzazioni con bastoni, uso di cani poliziotto per intimidire i detenuti.
I militari coinvolti nella documentazione fotografica che ha poi fatto il giro del mondo sono Ivan L. Frederick II, Charles A. Graner, Javal Davis, Megan Ambuhl, Sabrina Harman e Jeremy Sivits. Le accuse nei loro confronti sono cospirazione, violazioni dei doveri, crudeltà verso i prigionieri, maltrattamenti, molestie ed atti indecenti. Una settima sospetta, Lynndie England, e’ stata riassegnata a Fort Bragg, Carolina del nord, dopo essere rimasta incinta.
Le umiliazioni inferte ai detenuti sono inaccettabili in tutte le culture, ma soprattutto nel mondo arabo. Gli atti omosessuali sono infatti contro la legge islamica. Bernard Haykel, un professore di studi orientali dell’università di New York ha spiegato che il solo essere denudati davanti ad altre persone e’ talmente umiliante che puo’ essere una forma di tortura. Ma ci sono anche foto di detenuti morti per le sevizie e di una stanza vuota imbrattata di sangue.
Anche le testimonianze di coloro che sono stati interrogati descrivono un atteggiamento vergognoso da parte di alcuni degli incrimininati, ma svelano soprattutto che dietro a quella che sembra essere stata una vera e propria metodologia operativa per estorcere ai detenuti informazioni c’erano i servizi segreti. Almeno e’ quanto dichiararono i militari coinvolti ai colleghi poi interrogati.
Nelle lettere e nelle e-mail alla sua famiglia, Frederick ha scritto ripetutamente che le squadre di intelligence militare e la CIA, nonche’ i contrattisti della difesa, erano la forza dominante all’interno di Abu Ghraib e davano indicazioni precise sulle srategie da seguire per umiliare gli Iracheni prima degli interrogatorii.
Gli abusi sono diventati pubblici a causa dell’indignazione dell’esperto Joseph M. Darby, un poliziotto militare che inizialmente aveva messo una lettera anonima sotto la porta di un superiore per denunciare il fatto ed ha successivamente rilasciato una dichiarazione giurata.
L’autunno scorso, il Generale Sanchez aveva ordinato a Ryder di rivedere il sistema carcerario in Iraq e dare suggerimenti per migliorarlo. Il rapporto di Ryder, archiviato il 5 novembre, aveva dato l’allarme su alcune situazioni da esaminare ed aveva espresso preoccupazioni serie circa le tensioni fra gli agenti della polizia militare assegnata per custodire i prigionieri e le squadre di intelligence che volevano interrogarli.