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Torture, la polemica sfiora i "nostri"

Publie le domenica 9 maggio 2004 par Open-Publishing

Il vicepresidente Fini: «Il governo non era stato informato». D’Alema:
«Tutto questo crea un ripudio verso le forze occupanti»

Verdi, comunisti, Di Pietro: non potevano non sapere

Roma «Il governo non era stato informato: non eravamo a conoscenza della
pratica delle torture»: così il vicepremier Gianfranco Fini; «Abbiamo
sempre detto tutto quello che sapevamo: le torture sono una vergogna per
tutta la coalizione. Si indaghi senza fermarsi di fronte a nulla»: queste
le parole del Ministro degli Esteri, Frattini; «Non ne sapevamo nulla»
ripete il ministro della Difesa, Martino. Lo scandalo per le brutalità e
le umiliazioni cui sono sottoposti i detenuti iracheni si sta allargando a
macchia d’olio, e rischia ora di lambire anche l’Italia.

Al momento solo
parte dell’opposizione mostra di credere alle dichiarazioni del governo,
ma c’è chi non manca di segnalare quanto sia insostenibile la situazione:
«Questa vicenda è un vergognoso ritorno al passato» dice il presidente
della Commissione Europa, Romano Prodi. «Tutto questo sta creando un clima
di ripulsa e di odio verso le forze occupanti» concorda Massimo D’Alema,
presidente della Quercia. Verdi, comunisti italiani, Di Pietro non si
fermano alla condanna; vanno oltre: «O sono degli incapaci e non sapevano
cosa stava accadendo, o sono conniventi» spiega l’ex pm di "Mani pulite".
«Bush sapeva, ed è un criminale di guerra»è la tesi di Oliviero Diliberto
del Pcdi.

L’onda ha cominciato a montare, anche nei nostri confronti, nelle ultime
ore. Dapprima si è saputo che l’ordine di torturare i prigionieri era
stato impartito proprio dalla Cia per "ammorbidire" i possibili testimoni,
come svela il rapporto segreto pubblicato dal "Washington Post"; poi la
conferma che la vergogna sta coinvolgendo anche i militari britannici cui
il nostro contingente consegna i presunti terroristi catturati; infine la
rivelazione, arrivata direttamente dagli organismi internazionali della
Croce Rossa, che da tempo era stato consegnato un rapporto sulle atrocità
perpetrate nelle prigioni irachene.

«Il Comitato Internazionale della
Croce Rossa (Cicr) sapeva della pratica delle torture e ci siamo mossi per
tempo, segnalando i fatti alle autorità americane» ha spiegato, ieri,
Massimo Barra, vicepresidente della Federazione Internazionale che
comprende non solo le strutture di soccorso occidentali, ma anche quelle
della "Mezzaluna Rossa". Chi era a conoscenza di queste denunce? A chi li
ha trasmessi il comando militare statunitense?

«Ho letto, con grande sorpresa, che sarebbero state informate anche le
autorità italiane: non è vero - è stata la prima, tassativa replica di
Fini - Lo escludo, nel modo più assoluto, per la Presidenza del Consiglio.
Ma credo di poter dire la stessa cosa anche per il ministero degli Esteri,
della Difesa e qualsivoglia autorità istituzionale e governativa». In
serata, dopo un silenzio durato ore e che aveva alimentato qualche
polemica soprattutto a sinistra, anche Martino ha negato qualunque
informazione: «Credo che l’America coglierà l’occasione di questo
obbrobrio per dimostrare la superiorità di una grande democrazia».

Ma le precisazioni del governo riguardano lo scandalo che sta emergendo
negli Stati Uniti. Il fatto è che anche i militari inglesi si sarebbero
macchiati di queste nefandezze: esiste un Cd-rom con oltre cinquecento
foto di torture, riprese dai militari del Queen’s Lancashire Regiment. Ed
è proprio agli inglesi che i militari italiani consegnano gli iracheni
arrestati: gli ultimi tre proprio ieri. «C’è una domanda cui nessun
esponente del governo ha ancora risposto: perché il contingente militare
italiano continua a consegnare i prigionieri agli inglesi, nonostante lo
scandalo sia scoppiato da quasi due settimane? Il governo italiano afferma
di non sapere?

Fin dalla metà di febbraio si sapeva che un uomo era stato
ucciso dalle torture del Lancashire Regiment. Lo stesso segretario alla
Difesa Usa Rumsfeld aveva annunciato che non sarebbero state rispettate le
convenzioni di Ginevra. «O si tratta di vergognosa complicità, o la nostra
partecipazione alla guerra prevede una subordinazione ai comandi
angloamericani tale da impedire persino l’autonoma custodia delle persone
arrestateȏ il dubbio che la rivista "La Rinascita", organo del Pcdi,
solleva.

http://www.ilsecoloxix.it:80/Secolo_notizia01OK.asp?idnotizia=195494&idcategoria=1413&presstoday=ok