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Un 25 aprile per la pace e la libertà: in 150 mila a Milano

Publie le martedì 27 aprile 2004 par Open-Publishing

«La mia opinione, e quella della Cgil, è che di fronte a una situazione che sta aggravandosi il ritiro delle truppe sia la cosa più importante che il nostro Paese possa fare»: così dice il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani alla manifestazione del 25 aprile a Milano. Il ritiro, ha aggiunto, andrebbe fatto «anche perchè così ci assumeremmo una responsabilità alta come quella di indicare un’altra via per far uscire l’Iraq da quella situazione».

Il corteo è partito poco dopo le 15 dai Bastioni di Porta Venezia, aperto dai gonfaloni dei Comuni seguiti dalle bandiere delle Associazioni combattentistiche e partigiane, e a seguire dalle bandiere dei sindacati Cgil, Cisl e Uil. Tantissime anche qui le bandiere arcobaleno della pace, quelle dei partiti e di alcune associazioni umanitarie come Emergency, che festeggio proprio in questi giorni il suo primo decennio di vita. Tra i manifestanti, anche l’ex leader della Cgil Sergio Cofferati, candidato sindaco a Bologna, accolto da saluti e applausi: «Dai Sergio, ce la fai». C’erano Dario Fo e Franca Rame, il cantante romano Roberto Vecchioni ma anche Sergio Cusani. Assente invece, il sindaco di MIlano, Gabriele Albertini che in mattinata aveva partecipato a tutti i cerimoniali in ricordo dei caduti della guerra.

Il corteo milanese ha sfilato per due ore, arrivando in piazza Duomo attorno alle 17. Tino Casali, presidente dell’Anpi giudica la manifestazione «un successo, perchè ci aspettavamo da un primo calcolo circa centomila persone. Invece ne abbiamo portate in piazza ben 150
mila».

Qualche momento di tensione quando un gruppetto di autonomi ha tirato pomodori contro le vetrine del McDonald’s di corso Buenos Aires, all’angolo con via Pergolesi, nello spezzone dei centri sociali che però poi si è staccato dalla manifestazione principale. Gli autonomi hanno fatto delle scritte con lo spy e incollato sul muro di vetro un manifesto con su scritto «Marta, Milo, Orlando, Fede, liberi subito», in riferimento ai giovani arrestati nel marzo scorso a Milano per un’ aggressione su un treno a Genova.

Poco prima dell’inizio del corteo un gruppo dei giovani dei centri sociali e di Action ha occupato prima delle 14 una palazzina in corso Buenos Aires, una delle vie centrali di Milano, nelle quali si stava a quell’ora radunando la folla per la partecipazione alla manifestazione del 25 aprile. «Abbiamo occupato questa palazzina -ha detto un portavoce degli occupanti al megafono- affinché anche agli extracomunitari che vengono in Italia per lavorare e che sono richiesti dalle fabbriche e dalle aziende italiane venga riconosciuto il diritto alla casa».

Oltre cinquemila persone hanno partecipato stamane a Trieste alle celebrazioni per il 59° anniversario della Liberazione che si sono svolte, come tradizione, nella Risiera di San Sabba, l’ unico campo di concentramento nazista in Italia dotato di forno crematorio e dove si ritiene siano morte tra le 3 e le 5 mila persone.

Hanno parlato il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza e quello del comune di San Dorligo della Valle, Boris Pangerc (in sloveno e in italiano) e si sono svolti vari riti religiosi: cattolico (sloveno e italiano), greco ortodosso, ebraico e serbo ortodosso. Il sindaco di Trieste ha anche ricordato la figura di don Edoardo Marzari, che come presidente del Comitato nazionale di liberazione di Trieste, il 29 aprile 1945 diede l’ordine di insurrezione per la città contro il giogo nazista e alla memoria del quale proprio oggi il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ha conferito la medaglia d’oro al valor civile.Il sindaco sloveno di San Dorligo Boris Pangerc, ha citato un poeta sloveno, affermando che «c’è chi ama Trst e chi Trieste e non possiamo biasimare nè l’ uno nè l’altro, perchè entrambi hanno pari dignità».Il sindaco ha poi concluso il suo intervento con una sua poesia in dialetto triestino dedicata ai bambini «le prime vittime - ha detto - di ogni guerra e violenza».

Al termine dei riti religiosi, mentre nel piazzale sventolavano le bandiere della pace (c’era anche una bandiera irachena), dei molti pacifisti che poco prima della cerimonia avevano dato vita a un lungo corteo lungo le vie di Trieste per chiedere il ritiro immediato delle truppe italiane dall’Iraq, c’è stata l’esibizione del coro partigiano che ha concluso la cerimonia. In precedenza il sindaco Dipiazza aveva reso omaggio alle vittime delle foibe a Basovizza, sull’ altopiano triestino.

Pacifisti conbandiere e cartelli contro la presenza dell’esercito in Iraq hanno manifestato anche a Napoli in piazza Carita’ a Napoli proprio alle spalle del drappello d’onore alla cermonia di deposizione delle corone sul monumento dedicato a Salvo D’Acquisto.

A Roma Carlo Azeglio Ciampi ha celebrto il 59° anniversario della Liberazione dal Cortile d’onore del Quirinale ricordando lo «spirito del 25 aprile». Quello spirito « è vivo più che mai, non va dimenticato. Anzi, «scandirà per sempre la storia della Repubblica». «Non è festa di reduci», ma anche «festa dei giovani d’oggi», ha detto il presidente della Repubblica ricordando i valori di «libertà e unità» riconquistati degli italiani. Una celebrazione si è svolta anche in Campidoglio con il sindaco della Capitale Walter Veltroni. «Nella ricostruzione storica non si possono mettere sullo stesso piano il fascismo e l’antifascismo - sono state le parole clou del discorso di Veltroni -sotto la specie di una guerra che avrebbe puramente e semplicemente diviso gli italiani». «È il fascismo - ha voluto sottolineare Veltroni - che ha tolto la libertà agli italiani, cancellato le organizzazioni sindacali e politiche, che impediva agli ebrei di andare nella stessa scuola di quanti ebrei non erano. Ed è stato l’antifascismo che ha restituito la democrazia e la libertà di stampare giornali nei quali si dicessero cose che potevano piacere o non piacere. Questa è la verità storica che non può essere cancellata, per le generazioni che verranno. Si deve avere rispetto di tutte le vittime, di tutte le persone cadute durante quella guerra, nessuno escluso, ma la verità storica non può essere cancellata. Questo è il lavoro della memoria e Roma - ha concluso il sindaco- è una città che ha la memoria». Veltroni ha annunciato che dentro villa Torlonia, ex residenza del Duce, sorgerà a Roma il nuovo museo della Shoah.

A Bologna in Piazza Nettuno la deposizione di corone di fiori davanti al sacrario che ricorda i caduti. Poi il discorso ufficiale tenuto dal presidente del consiglio regionale Antonio La Forgia. Sul palco al suo fianco il sindaco Giorgio Guazzaloca, il presidente dell’ Anpi Provinciale William
Michelini ed il vice presidente della Margherita Artuto Parisi. Nella piazza tante persone fra cui molti ex partigiani, tanti giovani con le bandiere della Pace ed alcune decine di «Disobbedienti» che ad un certo momento hanno innalzato uno striscione con la scritta «La vostra guerra... i nostri
morti», come a Madrid subito dopo l’ attentato alla stazione di Atocha.

Alla manifestazione di Ravenna, a cui era presente Arrigo Boldrini, presidente nazionale dell’ Anpi, il sindaco Vidmer Mercatali ha voluto dedicare questo 25 aprile «alla pace ed alla ferma condanna del terrorismo e delle dittature: terrorismo e dittature non hanno colore politico, sono forme di violenza e sopraffazione dei diritti».

A Reggio Emilia il sindaco Antonella Spaggiari nel suo discorso ha dedicato un passaggio ai tre ostaggi italiani in Iraq ed alle loro famiglie per poi aggiungere: «Speriamo che tutti vengano liberati al più presto, ma poi si esca da questo pantano, da questa guerra, ed entrino in campo l’ Onu e l’ Europa».

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