Home > Un bilancio del Forum
Moltissimi attivisti dalle Filippine fino all’America Latina hanno discusso i problemi della liberalizzazione dei mercati e anche come le imprese locali sono state spazzate via lasciando migliaia di persone disoccupate. La privatizzazione dei servizi pubblici, principalmente quelli sanitari o sociali, hanno soltanto contribuito alla liquefazione degli stessi servizi, sporco business realizzato sulla pelle dei contribuenti.
Il potere crescente delle multinazionali e l’assenza di trasparenza dei governi nella gestione delle cose concernenti queste imprese sono stati anche al centro di molti dibattiti, seminari e workshops. Leaders locali, come Medha Patkar, hanno parlato sulla mancanza di controllo dello sfruttamento delle risorse naturali che alimentano la macchina delle aziende transnazionali.
Bush è rimasto isolato come la star più odiata del IV FSM. L’amministrazione imperialistica degli USA, la "guerra" in Irak e Afghanistan, il supporto alle attività di Israele nell’annientamento della Palestina sono stati ampiamente trattati negli incontri nello spazio del Forum (Venue) nel rione Goregaon, Mumbai. Diversi americani, accorti del pericolo rappresentato dalla destra del loro paese, si sono manifestati per un’opposizione serrata a Bush.
Sud Coreani e Vietnamiti hanno presentato una campagna internazionale per fermare un’eventuale rielezione del Presidente nord americano e la scrittrice Arundathi Roy ha presentato un’idea per niente nuova: il boicottaggio di prodotti made in USA, ma limitato a 2 imprese multinazionali scelte fra le grandi compagnie dello Zio Sam.
Le alternative alla globalizzazione non sono una cosa semplice da comprendere. La sostenibilità e un sistema equo e rispettoso sono, nel concreto, qualcosa che l’umanità non ha mai discusso e affrontato. Le risorse sono state sfruttate da secoli come se fossero inesauribili e lo sfruttamento sempre compreso come una cosa organica, naturale all’esistenza umana e alla sopravvivenza. Il conto è stato lasciato a noi dai nostri antenati. Certo. Ma il fatto è che la voracità degli sfruttatori è arrivata ad un massimo mai visto e il divario fra ricchi e poveri sta crescendo spaventosamente dappertutto (anche in Europa, nonostante il menefreghismo di tanti europei).
Il conosciuto Walden Bello, delle Filippine, ha parlato dell’allontanamento radicale della Banca Mondiale e del FMI (per forza…sono organi della politica economica nord americana!) mentre Stiglitz ha difeso la riforma di queste entità per renderle più aperte e più democratiche. Altri hanno puntato sull’incremento delle agenzie regionali o sulla costruzione di un Parlamento Mondiale per riparare e bilanciare gli squilibri di potere. Un delegato africano ha detto a un certo momento: "- Sappiamo che non vogliamo l’FMI e la Banca Mondiale e in questo siamo tutti d’accordo. Ma, per dire che un altro mondo è possibile c’è bisogno di arrivare alla costruzione delle basi. E’ la nostra grande sfida".
Una bella schiera di attivisti dei diritti umani ha realizzato diversi incontri. Da quello condotto dal Premio Nobel della Pace, Shirin Ebadi, per i diritti delle donne fino alla questione delle caste,del razzismo e della discriminazione sessuale.
Ho ascoltato almeno due proposte di creazione di una Corte Internazionale di Giustizia. Gli imputati ci sono già (Bush e altri meno gettonati) ma i giudici sono ancora da nominare e la legittimità delle corti è ancora un problema. Chi può garantire l’ubbidienza alle sentenze di una Corte Internazionale di Giustizia? Una forza di polizia mondiale?
Certamente si può pensare in una Corte Internazionale di Giustizia a livello simbolico. Ma per fermare le mattanze e i soprusi contro interi popoli non bastano i simboli e neanche l’autorità basata sugli accordi internazionali firmati con tanti bei discorsi. La Corte dell’Aia ha condannato Milosevic, ma ha, per esempio, ignorato le prodezze di Pinochet e continuerà a ignorare le follie di George Bush e della sua corte. Vero?
Cooperativa Itaca