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"Votate sì, è per i diritti nel lavoro"
Fausto Bertinotti, leader di Rifondazione: "Il quorum sarà raggiunto. Diamo un altro segnale al declino di Berlusconi". All’Ulivo chiede un sì tecnico e un appello, comunque, ad andare a votare.
di Fernanda Alvaro
Sì, no, astenuti: tre ragioni per un referendum
Scheda: tra diritti e flessibilità
ROMA- Un sì tecnico, senza cambiare posizione, un appello al voto per quelli che dicono "no" al referendum, ma dicono anche no alla politica sociale del governo Berlusconi. Fausto Bertinotti ha ancora pochi giorni per completare la sua battaglia referendaria per l’estensione dell’articolo 18 nelle aziende con meno di 16 dipendenti. E’ in macchina, diretto a Bologna dove lo attende il "Forum sociale" che è impegnato nella campagna per il "sì". Con lo sguardo ancora puntato "all’ottimo" risultato delle amministrative, mentre i Ds e la Margherita confermano l’astensione o il "no", non si perde d’animo, Viaggia con la convinzione che il quorum può essere raggiunto e che se alla fine mancassero pochi voti i rapporti oggi molto buoni potrebbero tornare a deteriorarsi. I rapporti tra Prc e Ulivo, s’intende.
Bertinotti, davvero spera ancora in un sì tecnico dell’Ulivo? Ds e Margherita confermano le posizioni: astensione o anche "no" dice Rutelli. Sono soltanto esponenti del Correntone a esprimersi per il sì e chiedere, nel partito, legittimità di tutte le posizioni.
La politica richiederebbe uno scatto. Abbiamo fatto una lunghissima battaglia referendaria durante la quale ognuno ha esposto le sue tesi. Ora però siamo di fronte a due eventi politici che per le forze politiche dovrebbero essere significativi: domenica e lunedì si è vista una tendenza politica che è un’incrinatura del grado di consenso della coalizione delle destre, e poi una spinta propulsiva delle forze di opposizione. Su questa base, come si fa a non vedere che una vittoria del sì al referendum sarebbe un moltiplicatore gigantesco di questa tendenza? Come si fa a non vedere che ciò accelererebbe la crisi di consenso del governo e spingerebbe avanti l’opposizione? E dunque, le forze del centrosinistra recuperino anche su quello che era stato un loro impegno per la valorizzazione del referendum.
E come?
Una cosa minima ed elementare: dare un’indicazione di voto. In questo caso, fosse anche il "no", comunque, andate a votare e votate. Ed una ancora più preziosa che riguarda i Ds, ma non solo, quella di un "sì" tecnico. Un "sì" tecnico che molte parti della società civile, pur non particolarmente sollecitate, si dispongono a dare. Non si cambia opinione sullo specifico del quesito, ma si coglie il valore che un’espressione di questo tipo può avere in questo momento politico.
Ma le posizioni di queste ore non fanno ben sperare.
Proprio alla luce di quel che ho ascoltato, ripeto quel che ho appena detto e aggiungo che queste posizioni sono le dimissioni dalla politica.
A pochi giorni dal voto crede davvero che il quorum possa essere raggiunto?
Sì, penso di sì. Malgrado lo scollamento penso proprio di sì, perché incontro un totale ’rompete le righe’ dello schieramento astensionista e avverso al voto. E vedo molta gente che viene a dirmi: sono dei Ds, ma voto sì, sono della Cisl, ma voto sì. Per questo mi pare proprio che c’è chi non vuol sentire né vuol vedere quel che si sta muovendo. Confido anche nei singoli dirigenti, di quelli che stanno nelle maggioranze. Confido che la Margherita riscopra quel che ha detto più volte Rutelli e cioè che lui è per valorizzare il referendum. Se così è allora, dica Rutelli che bisogna andare a votare. E rivolgendomi invece ai Ds: singoli dirigenti si assumano la reponsabilità di allargare il sì dicendo vado a votare e, come ha fatto per esempio Caldarola, dando un "sì" tecnico. Siamo, voglio ricordarlo in presenza di un decreto legge del governo che moltiplica a dismisura le precarietà e siamo in presenza della 848bis che mette in discussione l’articolo 18 anche per chi ce l’ha.
Questi quattro giorni di battaglia referendaria riusciranno a dividere quel che il voto amministrativo ha unito?
Se qualcuno si assume la responsabilità di sconfiggere l’unica proposta alternativa alla politica del governo, le conseguenze ci saranno. Se lunedì si dovrà dire: questa battaglia poteva essere vinta, ed è stata persa soltanto per la miopia delle principali forze del centrosinistra, sarà un bel guaio.
E se vincono i "sì"?
Se vincono i "sì" è tutto semplicissimo, si abroga la soglia dei 15 dipendenti e l’articolo 18 si applica in tutte le aziende.
Allora un appello al "sì".
Capita raramente di essere chiamati a contribuire a estendere un diritto, e addirittura uno fondamentale come quello di non perdere un posto di lavoro per un licenziamento senza giustificato motivo. Togliamo un’arma di ricatto e diamo un altro segnale all’evidente declino delle destre. A tutti dico: votate perché è una questione elementare di diritto.
(11 GIUGNO 2003; ORE 16:30)