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WTO: CANCUN COME SEATTLE, FALLITO IL VERTICE

Publie le lunedì 15 settembre 2003 par Open-Publishing

A SORPRESA PAESI AFRICANI FANNO SALTARE NEGOZIATO

(dall’inviata dell’Ansa Angela Carusone) (ANSA) - CANCUN (MESSICO), 14 SET

 Cancun come Seattle. A distanza di quattro anni, così come era fallito
nella piovosa città Usa il vertice della Wto è saltato anche qui, sotto il
sole caraibico che inonda i grandi alberghi della nota spiaggia messicana.
E a bloccare l’intesa, ancora una volta i Paesi del Sud del mondo. A
sopresa, il tema della rottura non è stato l’agricoltura, da sempre
ritenuto il nodo cruciale delle trattative, ma i cosiddetti new issues, o
temi di Singapore: investimenti, concorrenza, trasparenza degli appalti, e
facilitazioni al commercio. E a puntare i piedi non sono stati i Paesi del
G21, il nuovo e potente gruppo coordinato dal Brasile, bensì gli africani,
i quattro del cotone (Benin, Mali, Ciad e Burkina Faso), più Kenya, Uganda
e Senegal, cui si sono poi aggiunti altri Paesi in via di Sviluppo.

Il
negoziato sulla bozza di documento si era appena aperto, con i new issues
al primo posto della discussione, e ciascuno ha messo sul tavolo la propria
posizione: gli africani hanno detto che la bozza non andava bene, gli Usa
hanno mostrato piena flessibilità a cambiarla, la Ue ha spiegato che era
pronta a rinunciare ad alcuni temi chiedendo che se ne lasciasse almeno uno
sul tavolo, ma giapponesi e coreani hanno insistito che il pacchetto
comprendeva quattro temi e quattro dovevano rimanere. E su questa richiesta
si è consumata la frattura: gli africani hanno abbandonato la riunione,
seguiti via via da altri Paesi. Erano le 15,15 (le 22,15 italiane) quando
il capo della delegazione del Kenya, Mukhisa Kituxi, ha annunciato: "il
vertice è fallito".

Subito grida di gioia si sono levate da alcune decine
di delegati di organizzazioni non governative, mentre all’esterno del
centro in cui si svolge il vertice i new global hanno cominciato a scandire
"vittoria, vittoria". Nessuna conferma ufficiale, almeno fino a quando,
alle 17,45 (le 0,45 in Italia), il direttore generale della Wto, Supachai
Panitchpakdi, e il presidente della conferenza, il ministro degli Esteri
messicano, Luis Ernesto Derbez, hanno dichiarato chiuso ufficialmente il
vertice senza alcun documento finale, ma solo il ringraziamento di
prammatica ai partecipanti per l’impegno mostrato e gli auguri per il
lavoro che ancora bisogna fare.

Ma già dopo mezz’ora dalla dichiarazione di
Kituxi, quando sono state annunciate le conferenze stampa dei G21, degli
Usa e della Ue, è apparso chiaro a tutti che non c’era più nulla da fare.
"Un fallimento grave, che mostra la fragilità della Wto e ne mette in
dubbio le sorti avrebbe detto il negoziatore Ue Pascal Lamy, in un incontro
a porte chiuse si apre ora un periodo di incertezza". "Sviluppati o in via
di sviluppo ha sottolineato il capo della delegazione Usa, Robert Zoellick
 qui ci sono stati Paesi possibilisti e contrari. La retorica dei contrari
ha prevalso sugli sforzi concentrati dei possibilisti: i contrari hanno
portato all’impasse".

Nessuno, d’altro canto, si aspettava un fallimento
della conferenza: le previsioni erano, piuttosto, per un documento con
molti spazi bianchi da riempire, tante parole e pochi fatti per non
scontentare nessuno. E la prima e unica bozza di documento prodotta a
Cancun sembrava andare proprio in questa direzione. Ognuno otteneva
qualcosa (qualcuno più degli altri) e ognuno sembrava insoddisfatto per non
aver ottenuto abbastanza. Ma tutto sembrava indicare che alla fine, magari
dopo un rinvio di alcune ore, un’intesa sarebbe stata trovata. Nessuno
aveva previsto la ribellione di quei Paesi che normalmente si alleano con
quello tra i protagonisti in campo che è più vicino ai propri interessi:
questa volta poi ce ne erano addirittura tre: oltre a Usa e Ue, era
comparso sulla scena anche il G21.

E invece, a guidare la protesta, a dare
il ’la’ al fallimento del vertice, sono stati proprio loro, i più poveri, i
Paesi africani del cotone, gli unici che da quella bozza di documento su
cui si discuteva da oltre 24 ore, non avrebbero ottenuto nulla. (ANSA)