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WTO: VERTICE INAUGURATO TRA POLEMICHE E CONTESTAZIONI

Publie le mercoledì 10 settembre 2003 par Open-Publishing

(ASCA) - Cancun, 10 set - Non democratico, non trasparente, anti-sviluppo, obsoleto. Sono queste le colpe del Wto secondo i cartelli di 50 attivisti che si sono alzati in piedi all’intervento del direttore generale Supachai Panitchadki che ha appena aperto la V ministeriale del Wto a Cancun. L’azione diretta della Campagna internazionale ’’Questo mondo non e’ in vendita’’, rovina la festa al Wto, e le grida ’’shame, shame’’ dei 50 attivisti di oltre 1000 organizzazioni del mondo, tra i quali i rappresentanti dei gruppi italiani della campagna, continuano a coprire le voci degli speakers ufficiali.

’’Wto: Undemocratic, anti-development, obsolete, untrasparent’’: questi i testi dei cartelli che gli attivisti hanno mostrato al tavolo della presidenza interrompendo i discorsi introduttivi. In sala, tra gli altri, erano presenti testimonial internazionali come Lori Wallach e Walden Bello, e diversi rappresentanti della Campagna italiana ’’Questo mondo non e’ in vendita’’.

L’azione diretta vuole richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale sul riproporsi in questa tornata negoziale di quei meccanismi che hanno trasformato il Wto da Seattle a Doha in una ’’istituzione medioevale - ha denunciato Walden Bello -, che fa gli interessi delle grandi imprese multinazionali piu’ che in una organizzazione multilaterale del XXI secolo che favorisca uno sviluppo omogeneo in tutti i Paesi del mondo’’.

I documenti preparatori, denuncia la Campagna, ’’sono del tutto sbilanciati a favore degli interessi dei Paesi del Nord del mondo e sono stati redatti senza il consenso esplicito dei Paesi in via di sviluppo, che sono la maggioranza dei Paesi membri del Wto’’.

’’Questo mondo non e’ in vendita’’ sostiene l’alleanza politica dei G21 contro l’arroganza e la non democraticita’ di Ue e Stati Uniti che continuano a spingere per la liberalizzazione dei servizi e l’azzeramento delle tariffe industriali nel Sud, senza nulla cedere rispetto ai sussidi agricoli interni e per le esportazioni tanto preziosi per i grandi gruppi agroalimentari’’.