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A 25 Anni dalla Revoluciòn Popular Sandinista

Publie le lunedì 19 luglio 2004 par Open-Publishing

Dazibao


di Giorgio Trucchi

Per molti di noi, alla fine, dalla Rivoluzione Popolare Sandinista e
dal popolo
nicaraguense é più quello che abbiamo ricevuto di quello che abbiamo dato.
Siempre serà 19 de Julio.


In quei giorni erano già cinque persone. Spensero le luci di una stanza che chiamavano "La
Bottega", smontarono l’antenna di plastica e dissero addio ad un vecchio amplificatore
che aveva vinto la battaglia contro il tempo e contro la Guardia Nazionale.

Era l’agonia di una corta vita sotto l’ombra. Morivano anche i suoi vecchi slogan,
che erano così convincenti come la convocazione che fece ore più tardi, affinché migliaia
di nicaraguensi corressero quel 20 luglio del 1979 nella Piazza a celebrare il
trionfo popolare.

Radio Sandino cercò di sopravvivere già dal 1976, ma due trasmissioni frustrate
non solo rinviarono il progetto, ma doveva anche convivere con la mancanza d’interesse
da parte della Direcciòn Nacional che non voleva investire energie in un piano
di divulgazione fuori dal paese. "Erano sicuri che solo la lotta armata avrebbe
portato alla Rivoluzione" ricorda Oscar Mazier, una delle voci di quella radio
per il quale l’atto di vivere era vincolato al progetto di una radio clandestina.

Era settembre del 1978 e Mazier tornava da un’effimera ma agitata esperienza guerrigliera in Venezuela.

Era passato un mese da quando era stato arrestato per la sua partecipazione all’occupazione dell’Ambasciata nicaraguense a Caracas. Dopo alcune negoziazioni ritornò in Nicaragua e fu contattato dall’ex tenente José Valdivia per partecipare a un piano "pilota" di propaganda guerrigliera. Si trattava di una radio clandestina che in quel tempo non godeva nemmeno dell’appoggio della Direzione Nazionale del FSLN.

Non era un’idea nuova. Già nel 1975 il leader sandinista Pedro Aràuz aveva tentato di fare trasmissioni radio dalla piattaforma di un camion sul confine tra Nicaragua ed Honduras.

Il tentativo fallì in quanto in quel tempo la guerriglia non aveva ancora attività importanti che le dessero l’appoggio popolare e finanziario.

Ci vollero due anni affinché José Valdivia, Rosario Murillo e Carlos Vicente Ibarra riuscissero a passare la frontiera sud e negoziare la fabbricazione di un amplificatore più potente per provarci ancora. In una settimana si resero conto che era impossibile.

La radio riusciva a trasmettere solo in alcune zone di frontiera con Costarica e della regione di Rivas.

"La radio si trovava in questa situazione quando mi unii al progetto" dice Mazier e a lui si aggregarono l’avvocato Alejandro Arguello e il biologo Ernesto Herrera.
"In Costarica ci convocarono e ci accordammo che la radio avrebbe divulgato il pensiero sandinista e le azioni del FSLN come forza e non come una delle tre tendenze interne. Avremmo parlato come FSLN".

Molti mesi prima dell’insurrezione Radio Sandino cominciò a divulgare tutte le attività della guerriglia, invitava le persone ad aggregarsi, informava sulle perdite della Guardia Nazionale e della presa di alcune città da parte del FSLN e della popolazione.

Erano venti minuti di trasmissione ogni giorno. L’antenna e l’amplificatore non permettevano che i locutori piratassero l’onda corta per più tempo.
"Trasmettavamo con un’antenna di 20 metri che si appendeva a un albero per avere una maggior diffusione. L’amplificatore funzionava meglio di quanto pensassimo, ma se trasmettevamo più di 20 minuti si poteva bruciare".

Non avevano però bisogno di più tempo. Con solo questi 20 minuti, Radio Sandino cominciò ad ostigare la dittatura e creò l’idea che la guerriglia stava operando con un’organizzazione belligerante ed unificò la resistenza popolare.

Durante i primi giorni l’antenna e l’amplificatore dovevano essere spostati continuamente per depistare le ricerche. La maggior parte delle volte trasmetteva da Las Vueltas, vicino a Bahìa Salinas, altre volte da La Cruz o da località vicine a San José.

"Somoza ci stava inseguendo e dopo il trionfo ci rendemmo conto che la Guardia Nacional offriva denaro affinché la gente ci tradisse e per questo aveva montato azioni a Managua e vicino al confine con Honduras".

I ragazzi avevano organizzato trasmissioni di propaganda che alimentavano il sentimento antisomozista. Frasi come "Da ciò che sta arrivando non scappa nessun somozista", "In montagna seppelliremo il cuore del nemico", si univano a suoni di mitraglia e trasmissioni che risvegliavano la paura nei membri della dittatura.

"Arringavamo la gente. Verso la fine dell’insurrezione spiegavamo come costruire bombe artigianali, come montare e smontare un fucile e convocavamo allo sciopero generale che fu un momento chiave per la caduta della dittatura" racconta Maritza Cordero che arrivò alla radio nel maggio del 1979.

Quello che accadde dopo marzo del 1979 fu importantissimo per la radio e per l’insurrezione popolare.

Le tre tendenze del sandinismo - GPP, Proletarios e Terceristas - si unirono e definirono una Direzione che le rappresentavano tutte e definirono anche le linee che avrebbero condotto la radio clandestina.

Uno dei suoi principali programmi era "Il Tribunale Sandinista" che contemplava la lettura delle sentenze popolari contro i membri del Gabinetto di Governo somozista. Chiudeva sempre con un solenne "Ordiniamo che si esegua la sentenza a..."

"Sceglievamo un somozista" racconta Mazier "applicavamo la sentenza e poi ordinavamo l’esecuzione. Tutto ciò creò paura. Una volta lo facemmo con Tony Thompson che era dell’amministrazione portuaria di Corinto. Il giorno dopo scappò".

Quando Maritza Cordero si unì alla radio, il prestigio di quest’ultima era innegabile. La Direzione Nazionale unificata assunse la direzione della radio e comprò un amplificatore più potente e ampliò le trasmissioni a tutto il giorno.

I delegati della DN per la radio erano René Nuñez (attuale deputato FSLN), Dionisio "Nicho" Marenco (attuale candidato a sindaco per Managua) e Augustìn Lara. In quel tempo c’erano già corrispondenti clandestini e una equipe enorme che si attaccava alla creatività per sopravvivere.

A questi tre si aggiunsero Daysi Zamora, Miguel Bolaños Garay, Martha Zamora, Sergio Ramirez, Tito Castillo, Francisco Hernandez Segura e sua moglie Mercedes Solis, oltre a Cordero e Mazier.

La loro vita dipendeva da messaggi cifrati.

"Parlavamo in chiave per dare istruzioni. Dovevamo usare due posti per poter trasmettere. In casa di Tito Castillo avevamo un’uscita dove parlavamo e leggevamo i pronunciamenti. Poi ci trasferivamo alla Hacienda "La Lucha" dove avevamo l’amplificatore. Dovevamo sempre stare attenti a depistare la dittatura ed evitare la cattura. La cabina di trasmissione era il Supermercato o la Bottega".

Un giorno come oggi, di 25 anni fa, tutti vissero la propria rivoluzione. Era il 17 luglio del 1979 e la radio lasciò per un attimo il suo ruolo tradizionale per leggere la notizia che sempre avevano aspettato: Somoza stava negoziando la sua fuga dal Nicaragua e il cambiamento per il quale erano diventati clandestini era imminente.

La trasmissione fu diversa dal solito. Celebrarono il riconoscimento dell’Iran al governo rivoluzionario, rimarcavano la risoluzione della OEA (Organizzazione degli Stati Americani) che isolava Somoza e che annunciava l’ingresso del nuovo Governo di Ricostruzione Nazionale.

"Furono i minuti più felici, gli ultimi minuti di Radio Sandino in clandestinità.

Sentivamo che avevamo svolto un ruolo chiave, che senza questa radio non sarebbe stata possibile una rivoluzione".

(tratto da END)

19.07.2004
Collettivo Bellaciao