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Ahmadinejad schiaffeggiato dal capo pasdaran

Publie le giovedì 30 dicembre 2010 par Open-Publishing

Ahmadinejad chiede più libertà, il capo pasdaran lo schiaffeggia

Secondo gli ultimi file di Assange nell’incontro tra i vertici iraniani si sarebbe sfiorata la rissa.

Il capo dei Pasdaran iraniani, Ali Jafari, «ha dato uno schiaffo in faccia» al presidente Mahmud Ahmadinejad colpevole di aver espresso una posizione «sorprendentemente liberale» nel corso di un incontro del Consiglio supremo per la sicurezza a Teheran dopo i tumulti elettorali dell’estate 2009. Lo scrive El Pais, media partner di Wikileaks, pubblicando un cablo dell’ambasciata americana a Baku (Azerbaigian), datato 2 settembre dello stesso anno.

Nell’incontro tra i vertici iraniani, a metà gennaio di quest’anno, riferisce una «affidabile» fonte degli statunitensi, Ahmadinejad afferma che «la gente si sente soffocare», e che per ristabilire la situazione «potrebbe essere necessario concedere maggiori libertà personali e sociali, compresa più libertà per la stampa». Il comandante delle Guardie della Rivoluzione (Pasdaran) Ali Jafari si infuria: «Stai sbagliando! Nei fatti sei tu che hai creato questo putiferio! E ora dici di dare maggiore libertà alla stampa?» A quel punto, riferisce la fonte, Jafari colpisce Ahmadinejad «con uno schiaffo in faccia, causando un principio di rissa e l’immediato stop all’incontro». Per le «due settimane successive» il Consiglio non si riunisce, e solo grazie «alla mediazione dell’ayatollah Janati» si arrivò a superare la situazione.
In realtà però, sostiene ancora la fonte, «entrambe le parti stanno lavorando per nuovi scontri, mentre vari sottogruppi manovrano», sottolineando l’importanza dei «discorsi di Karrubi e Khatami, sul fatto che Ahmadinejad non finirà il mandato». La situazione politica «sta peggiorando» sempre di più. Intanto, gli americani vengono informati: Istanbul è un «nido di spie» che passano informazioni sull’Iran, si evince dai dispacci dal consolato Usa nella città turca, nei quali si dà conto degli incontri con molti iraniani che passano informazioni sul regime di Teheran e dei rischi che corrono. Nei file, il console Sharon Anderholm Wiener sottolinea che «molti osservatori dell’Iran (informatori, ndr) hanno subito recentemente intimidazioni e minacce, se non addirittura l’arresto» a settembre 2009, dopo i disordini post-elettorali nella Repubblica islamica.

Dal cablo si capisce anche che gli Usa utilizzano le sedi diplomatiche di Istanbul, Dubai e Baku per monitorare l’Iran, dove non hanno una ambasciata dal 1979 e dove sono rappresentati dalla Svizzera. In Turchia ci sono 50.000 iraniani, tra i contatti degli americani «uomini d’affari, giornalisti, intellettuali», la gran parte dei quali a Istanbul appunto. In Iran, poi, il presidente americano Barack Obama «è molto amato» e gli Stati Uniti «molto popolari tra la gente», si legge in un altro file del settembre 2009.

http://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/articolo/lstp/381848/