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Alaska, torna la marea nera

Publie le giovedì 16 dicembre 2004 par Open-Publishing

Dazibao Catastrofe Ambiente


Il maltempo rallenta gli sforzi per contenere la fuoriuscita di petrolio dal
cargo malaysiano spezzatosi davanti alle isole Aleutine. In oceano 630.000 litri
di carburante sui 2 milioni contenuti nel serbatoio. A rischio estinzione leoni
marini e foche


di La nuova ecologia

Il maltempo favorisce la marea nera: onde alte 8 metri e 20 a quasi 100 chilometri
l’ora continuano a rallentare, a sud-ovest dell’Alaska, gli sforzi per contenere
una fuoriuscita di petrolio, nel tratto d’oceano dove un cargo s’è spezzato urtando
contro un’isola dell’arcipelago delle Aleutine. L’area dell’incidente è un sito
importante per mammiferi marini, uccelli di mare e pesci. Gli esperti ritengono
che dal mercantile siano già fuoriusciti 630.000 litri di carburante, sui circa
2 milioni contenuti nei serbatoi.

Ma nessun è in grado di valutare con precisione l’entità della perdita. Fra poche
ore, esperti anti-inquinamento e ambientalisti dovrebbero giungere sull’isola
di Unalaska, per rendersi conto della situazione e dei rischi e per prendere
provvedimenti. I verdi denunciano il pericolo e il fatto che, finora, solo azioni
limitate hanno potuto essere intraprese per contenere e “confinare” in un ambito
ristretto la marea nera, la cui portata, tuttavia, s’annuncia meno catastrofica
di altre del passato.

Il cargo malaysiano - non una petroliera - Selendang Ayu è una nave di 40.000 tonnellate di stazza, e 225 metri di lunghezza, che trasportava semi di soia dallo Stato di Washington, nel nord-ovest degli Stati Uniti, alla Cina. Per la zona in cui il naufragio è avvenuto, la memoria corre subito al disastro della Exxon Valdez, una petroliera che riversò nell’oceano, nel 1989, oltre 100.000 tonnellate di petrolio, una quantità circa 60 volte superiore a quella che, nella peggiore delle ipotesi, può uscire dall’imbarcazione malaysiana. Il naufragio dell’Exxon Valdez, delle cui conseguenze l’ambiente artico porta ancora tracce, fu il più grave disastro ambientale nella storia degli Stati Uniti: avvenne a 1.300 chilometri da quello della Selendang Ayu, che s’è incagliata e spezzata in una zona considerata delicata e importante per la fauna che ospita. Secondo Greg Siekamiek, direttore del Rifugio naturale dell’Alaska, una sorta di Parco marino, nell’area a rischio di contaminazione si trovano anche specie vicine all’estinzione o in calo di popolazione. Tra queste, leoni marini e foche, il cui numero negli ultimi anni s’è ridotta drasticamente.

La lontananza del luogo dell’incidente da porti e zone abitate complica la situazione, dal punto di vista dell’arrivo dei soccorsi, anche se diminuisce i rischi per l’uomo della marea nera. Poiché il tragitto del cargo malaysiano non prevedeva soste in Alaska, la nave non aveva l’obbligo di ottemperare alle misure di sicurezza rigide che la legislazione dello Stato prevede proprio per evitare altri disastri tipo Exxon Valdez. Sono state, intanto, definitivamente sospese le ricerche di 6 membri dell’equipaggio del cargo malaysiano, dispersi dopo il naufragio avvenuto mercoledì nel mare di Bering, un giorno dopo che il motore della nave era andato in avaria, rendendone il controllo impossibile. L’annuncio delle autorità locali e della Guardia costiera sulla sospensione delle ricerche era scontato. In un’area dove la temperatura dell’acqua è di 6 gradi e la sopravvivenza, in assenza di attrezzature adeguate, è limitata a poche ore, ormai più nessuno aveva speranze di trovare in vita qualcuno dei dispersi. I sei (cinque indiani e un filippino) sono finiti in mare quando è caduto un elicottero della Guardia costiera che cercava di portarli in salvo. Altre 4 persone che erano sull’elicottero, compresi 3 uomini della Guardia costiera, sono state salvate da un secondo velivolo.

http://www.lanuovaecologia.it/inquinamento/acqua/3838.php