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Allarme per l’aumento delle istanze di fallimento
Publie le venerdì 25 giugno 2010 par Open-Publishing3 commenti
L’allarme arriva da ogni parte d’Italia: solo a Roma capitale si registra un + 25 % delle istanze di fallimento che colpirebbero soprattutto le piccole e medie imprese commerciali con pesanti ricadute sul mercato del lavoro ma anche sulla concorrenza al dettaglio e quindi sui consumatori finali.
La crisi per i cittadini comuni e quindi per i lavoratori – consumatori medi sembra purtroppo essere arrivata al suo picco, mentre la crescita del P.I.L. segna un timidissimo segnale di miglioramento con un risicato + 0,5 % che ancora non fa vedere il bel tempo all’orizzonte.
La risposta del Governo a sostegno delle sofferenze delle P.M.I che non si è vista neanche con “il binocolo” in finanziaria sembra quella di favorire con una normativa ad hoc la nascita di nuove imprese piuttosto che il contemporaneo salvataggio di quelle esistenti che attualmente sono colpite dalla crisi.
Come dire la tradizione e la cultura dell’economia italiana sostenuta da sempre dall’impresa artigiana e commerciale che ne è ossatura portante, viene messa temporaneamente da parte nel nome di una fantomatica nuova era di liberalizzazioni e della nascita di nuove piccole e medie imprese.
Sembrerebbe questo il ticket Berlusconi – Tremonti per far uscire dalla crisi le nostre P.M.I.: farle chiudere per far posto a nuove attività. Di aiuti e sostegni neanche l’ombra.
Ed allora, nel più tipico esempio d’illusionismo berlusconiano, in nome del principio delle deregulation, pur sempre utili per favorire la nascita di nuove attività, delle nuove liberalizzazioni, si arriva a pensare alla modifica dell’art. 41 della Costituzione che fa salvo un principio sacrosanto frutto di un compromesso fra le forze socialiste e liberiste del ‘48: quello della libera iniziativa economica privata ma non in contrasto con l’utilità sociale della stessa.
Il componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del consumatore” di Italia dei Valori Giovanni D’AGATA pur dichiarandosi assolutamente favorevole ad una normativa che liberi artigiani e commercianti dalla selva di leggi, leggine ed incombenti per l’apertura di nuove imprese ritiene utile dei correttivi urgenti alla finanziaria che guardino alla sopravvivenza delle P.M.I. di quelle esistenti.
Messaggi
1. Allarme per l’aumento delle istanze di fallimento , 25 giugno 2010, 19:52
Attenzione perchè il dato è fuorviante : molti fallimenti sono "pilotati" per fregare i creditori e riaprire poi un’altra ditta con un prestanome !!
MaxVinella
1. Allarme per l’aumento delle istanze di fallimento , 26 giugno 2010, 12:59, di Io
Scusate mi rendo conto che non centra nulla con l’articolo.
Avete sentito però la notizia della vendita delle isole da parte della Grecia????
Metà Mykonos dovrebbe essere compratada Abramovich, per Rodi si stà scatenando un’asta.
Circa un mese fa avevo detto che la storia della crisi Greca (con banche private come creditrici) era tutto un disegno per compiere grandi privatizzazioni.
Mi aspettavo i traghetti, l’acqua, l’energia elettrica... non certo le isole.
Qi si torna al Medio Evo. Se si legge la sotria si può vedere che è proprio in questo modo che sono nati pricipati, regni e anche stati nazionali (la marca d’Austria ad esempio). Si cominciava con un feudo e poi, dopo alcune generazioni, il "proprietario" originario di fatto perdeva ogni potere sul dato territorio.
Scusate per il commento non in tema, ma la cosa mi sembra ben più preoccupante della legge bavaglio o del ministro corrotto.
2. Allarme per l’aumento delle istanze di fallimento , 30 giugno 2010, 11:36, di buster brown
sono d’accordo con maxvinella , ma attenzione ( questo è il mio lavoro!!!!) che con la riforma del 2007 , ponendo limiti dimensionali piuttosto stretti di non fallibilità e caricando sul fallendo l’onere della prova di essere fuori da questi parametri si fanno fallire sopratutto quegli imprenditori che con la legge precedente , quella per intenderci del 1942 con i vari interventi della Consulta , forse sarebbero stati considerati piccoli imprenditori e così non fallibili .
A ciò si aggiunga da una parte la situazione generale gravissima di crisi di liquidità ( l’insolvenza si caratterizza dall’inesistenza di mezzi finanziari sufficienti per una gestione ordinaria dell’imperesa ) dall’altra il vezzo che gli uffici della Procura hanno di far fallire l’imprenditore con debiti fiscali o previdenziali e così ecco il moltiplicarsi dei fallimenti.