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Avventurismo o volontariato?

Publie le lunedì 30 agosto 2004 par Open-Publishing

Dazibao Governi Viviana Vivarelli


di Viviana Vivarelli

La Croce Rossa è un ente molto importante, conta decine di migliaia di volontari e dispone di grossi capitali. Dal 92 al 2002 Maria Pia Garavaglia ne fu presidente ma Berlusconi decise di liberarsene, creando per la Croce Rossa un nuovo statuto con una serie di norme anti-Garavaglia (la carica di presidente non può essere assunta da ex sottosegretari, ex parlamentari, ex esponenti di partito ecc.).

Dopo di lei fu nominato commissario straordinario l’ambasciatore De Mistura, rappresentante personale per il Medio Oriente di Kofi Annan, segretario dell’ONU. Berlusconi nominò il vicecommissario, scegliendo un avvocato di Forza Italia: Maurizio Scelli, che già si era proposto come candidato per FI restando sconfitto (Forza Italia è il partito degli avvocati). Nell’agosto del 2003 ci furono i grossi attentati contro la sede dell’ONU e della Croce Rossa in Irak e sia l’ONU che il comitato della Croce Rossa di Zurigo decisero di ritirarsi, perche’ le condizioni erano di tale gravità che nessun operatore umanitario avrebbe potuto lavorare a meno di stare continuamente sotto scorta armata (cosa vietata dallo statuto).

Nel 2002 De Mistura lasciò l’incarico e Berlusconi promosse Scelli nuovo commissario speciale. Il premier doveva dimostrare che le truppe militari italiane stavano in Irak per una guerra umanitaria, anche se erano per lo piu’ asserragliate in una caserma di Nassirya o in una caserma fuori Nassirya, con l’unico scopo di salvare la pelle. Che cosa allora dava carattere umanitario alla missione? Esattamente la presenza della Croce Rossa italiana. Ecco perche’, mentre le altre organizzazioni umanitarie si sono ritirate, Scelli in accordo con Berlusconi ha deciso di mantenere in Irak la Croce Rossa italiana.

Essa dovrebbe avere un compito umanitario, ma, grazie allo stravolgimento operato da Berlusconi-Scelli, diventa lo strumento politico di un governo che senza di essa non avrebbe alcun giustificativo per essersi affiancato a una guerra di aggressione.
La Croce Rossa internazionale ha sette principi fondamentali: umanità, neutralità, imparzialità, indipendenza, volontariato, unità e universalità (http://www.cri.it/principi.htm). I due in questione sono la neutralità e l’indipendenza rispetto alle parti in conflitto.

Vuol dire che essa può stare su un territorio solo se riesce a fare da sé, se non ha bandiera ne’ partito e se non si schiera, e significa dunque che non può ricevere scorta armata o essere protetta da uno dei due combattenti, perché con ciò risulterebbe automaticamente nemica dell’altro. Ma Scelli ha calpestato i principi fondamentali, tant’è che ha deciso di restare in Irak contro la decisione di Ginevra, e addirittura di essere difeso dalla coalizione americana, apparendo immediatamente come un nemico agli occhi degli Iracheni. Si tenga conto anche che la Croce Rossa, per portare aiuti, può sfondare gli schieramenti e dunque penetrare nel cuore delle cittadelle assediate e attraverso lei teoricamente possono entrarvi spie o corpi estranei.

Una volta distrutta la sua neutralità, agli occhi degli Iracheni essa cessa di essere una organizzazione al di fuori di ogni sospetto, mettendo a repentaglio tutti i suoi operatori e il suo stesso lavoro. Ovviamente la gestione di Scelli fa il gioco del governo, ne ’regge la parte’, come si dice. Ma a Scelli ciò non basta, deve dimostrare che la ’Sua’ Croce Rossa, la Croce Rossa protetta da Berlusconi, è ’l’unica’ organizzazione umanitaria dell’Irak, per questo spara a zero su Emergency e i suoi soci si premurano di calunniare Gino Strada.

Anche nei contatti con i terroristi per le trattative sugli ostaggi, Emergency deve essere fatta sfigurare, e Scelli deve apparire come una appendice della Farnesina, il braccio destro di Frattini e Berlusconi, il nuovo eroe umanitario. Alla fine le sue competenze esulano talmente dai suoi compiti in un tale eccesso di protagonismo e di spregiudicatezza politica che non si può non restare perplessi. Il troppo stroppia.

Malgrado la scorta dei carabineri italiani o della coalizione, quando Baldoni viene rapito, non ci sono scorte armate, non ci si ferma ad assisterlo anche se e’ il secondo del convoglio e tutti vedono l’auto in fiamme, non si avvertono le autorita’ dell’accaduto, non si fanno ricerche o trattative, e addirittura si viene a sapere che il convoglio non aveva nemmeno l’autorizzazione a partire eppure Scelli ha voluto che partisse lo stesso, anzi pur di farlo partire ha fatto togliere i contrassegni della Croce Rossa, tanto che Baldoni aveva detto: "Cosi’ gli aerei americani prima ci spareranno e poi chiederanno chi siamo".

Insomma questo convoglio non autorizzato doveva partire per forza, contro ogni ordine, in incognito, come una spia, secondo una procedura irregolare e comandi irresponsabili. Facciamo fatica a capire il perché di questo questo e a chi dovesse giovare tutto l’insieme.
Con tutto rispetto per gli operatori della Croce Rossa, è chiaro che il maggior rischio che le organizzazioni umanitarie possono correre è il sospetto di una collusione politica o, peggio, militare. Ciò toglierebbe loro ogni rispettabilità.

Si dice che non si spara sulla Croce Rossa o sulla mamma ma qualcuno ricorderà che nel secondo dopoguerra fu proprio la Croce Rossa a permettere al Vaticano di mettere in salvo i peggiori criminali nazisti nei lontani paradisi dell’America latina. Non vorremmo oggi che nuovi sospetti di collusione politica rovinassero l’immagine di quanti si prodigano per feriti e sofferenti in zone di difficoltà militare, solo per l’ambizione di qualche rampante di partito.
A questo punto auspichiamo che il comitato di Ginevra della Croce Rossa internazionale si occupi di quanto sta avvenendo, sciolga ogni sospetto, rimetta ordine, neutralità e indipendenza, nomini un nuovo presidente e un nuovo vice, in accordo con l’ONU, rimuovendo quanti hanno creato le presenti ambiguità e scegliendo persone senza schieramenti e ambizioni di parte.

Abbiamo già avuto una Massoneria deviata, non vorremmo si parlasse di una Croce Rossa deviata.
Il buon nome della Croce Rossa italiana e di quanti ci lavorano deve essere ristabilito e una organizzazione umanitaria non deve prestarsi al gioco di un governo che stenta a trovare credibilità e si avvale degli organismi umanitari. Umanità e carrierismo dovrebbero essere radicamente distinti e certi protagonismi come certi schemi opportunistici di governo dovrebbero stare separati dal volontariato.

Il compito della Croce Rossa non può e non deve essere quello di avallare la condotta peraltro discutibile di un governo che si appoggia ad altri governi di comprovata menzogna.
Come minimo abbiamo qui dei dirigenti della Croce Rossa che ne calpestano i principi fondamentali, come massimo abbiamo la guerra usata per opportunismi politici che mettono a repentaglio con noncuranza la vita di esseri umani e che esulano da ogni condotta lecita in modo sconsiderato.

In questo caso vediamo molta leggerezza e troppo protagonismo e ci auguriamo che la Croce Rossa sia organizzata da persone più degne.
In quanto alla Farnesina e al ministro Frattini e a tutti coloro che sono sempre i primi, per carica e ruolo, a conoscere le notizie più tragiche, e che ogni volta lasciano che le famiglia le sappiano dalla televisione, mi mancano le parole per giudicare il loro comportamento. Ci sono dei livelli di lentezza o di indifferenza che superano l’incapacità istituzionale e segnano delle colpe nell’umano. Non è così che in un paese civile si rispettano i propri morti.

Il fratello di Enzo Baldoni ha detto: "Enzo ci ha insegnato la dignità, parola desueta che Feltri non conosce..."

Sembra che della dignità anche questo governo abbia perso ogni cognizione.