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Dazibao Governi Viviana Vivarelli
di Viviana Vivarelli
Faccio molta fatica a capire come qualcuno possa difendere la posizione ultraliberista e autoritaria di un Berlusconi, di un Bush o simili.
Il mito neoliberista è ampiamente sconfessato e sta precipitando il mondo nella catastrofe, con guerre senza fine, regressione della libertà e aumento della miseria e dell’insicurezza. Ridurre tutto a mercato e ogni cosa o persona a merce, sottoporre ogni valore al lucro, abolire la tutela dei beni comuni, forzare le privatizzazioni concentrando la proprietà in poche mani, inchinare anche le istituzioni e le leggi a interessi privati è oggi un pericolo gravissimo. Ormai una posizione politica può essere valida solo se si stacca decisamente da questa deriva mercantile.
Dentro società di questa fatta l’uomo perde ogni legame naturale, immiserisce la propria anima, non distingue più tra mercato e morte, è in una condizione di insicurezza perenne, di precarietà senza basi, di presente senza speranza, risucchiato dal peggioramento di vita e lavoro, dal misconoscimento dei suoi diritti, senza spazio per essere se stesso, per i fini fittizi di un potere arido e disumano, che ignora le sue esigenze fondamentali. La parola ’anomia’ riassume tutto questo, perdita del senso di ciò che si è, assenza di principi interiori.
Le leggi devono rispettare valori sociali condivisi e difendere beni comuni; quando cessano di mirare al mantenimento sano di una comunità e si piegano a vantaggi o interessi personali, diventano insensate, cessano di essere una guida morale e un principio interiore, creando disgregazione sociale; il cittadino perde le fondamenta del proprio agire etico, si aliena dal corpo sociale e dunque da se stesso. L’anomia si verifica quando mancano norme collettive condivise e i capi seguono condotte diverse da quelle desiderate dai cittadini. I capi politici possono parlare di valori ma col loro comportamento li distruggono. In uno stato anomico le parole si svuotano di senso creando un caos cognitivo e comportamentale.
La civiltà attuale, sia nei singoli governi che negli organismi internazionali o nelle corporation, mostra uno scarto troppo grande tra i comportamenti politico-economici e il rispetto dei valori essenziali o la tutela dei beni comuni. E’ una società deviata che si sta scavando la fossa. Il test principale è la mancanza di solidarietà istituzionale e la tutela di ciò che è comune. Una società anomica è destinata al suicidio.
Paolo Beni, presidente dell’ARCI:
“Il mito della crescita senza fine è finito. I beni comuni sono a rischio. Se non si arresterà la spinta neoliberista per la quale tutto è privatizzabile, allora acqua, aria, salute, conoscenza correranno un pericolo sempre più grande...I beni comuni appartengono all’umanità e non possono essere privatizzati.
In Colombia si protesta contro la privatizzazione dell’acqua, in India contro la costruzione delle dighe.
I beni comuni non sono solo acqua, aria, ambiente, ma anche conoscenza, cultura e comunicazione. Oggi la privazione dell’accesso alla conoscenza è una delle causa principali dell’esclusione sociale.
E’ necessario un uso responsabile e sostenibile per cui i beni comuni o ci sono per tutti o non ci sono per nessuno. Anche la pace è un bene comune.
Il centrosinistra deve fare una politica che tuteli i beni comuni e ponga un freno alle privatizzazioni, al contrario di quanto fa questo governo (per cui tutto è in vendita).
Per i beni comuni occorre introdurre il concetto di uguaglianza, tutela e accesso.”