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BILANCIO IRAK

Publie le mercoledì 6 ottobre 2004 par Open-Publishing

Dazibao Guerre-Conflitti USA Viviana Vivarelli


Dati di Policy Studies, un think tank progressista americano, che ha pubblicato
un rapporto, consultabile sul sito internet di Foreign
Policy Focus
. Il ritratto è a tinte foschissime.


di Viviana Vivarelli

14 mesi di occupazione Irak. Costo enorme per l’Iraq, per gli Stati Uniti e per
il mondo intero.



 Media mensile vittime USA (20 marzo- primo maggio 2003) 482, (2 maggio 2003-28 giugno 2004): 417, ora è di 747.

 Morti mensili tra i contractors: 7,6 Dal "Trasferimento
di sovranità" sono saliti a 17,5.

 Numero dei ribelli: almeno quadruplicato.

 All’inizio della guerra, i paesi che sostenevano la coalizione erano 30.

 8 si sono ritirati dall’Iraq e il Costarica ha chiesto di non essere più ufficialmente considerato
membro della coalizione.

 All’inizio la Coalizione rappresentava il 19,1% della
popolazione mondiale, ora rappresenta il 13,6%


I costi per gli Stati Uniti:

 Costi umani: 1.055 i soldati americani uccisi, 800 morti dopo che Bush ha dichiarato la fine della guerra.
7.400 feriti, il 94% dopo la dichiarazione della fine del conflitto.
Morti della coalizione 135.
Contractor civili uccisi: 154, di cui 52 americani.

 Costi per la sicurezza: il terrorismo e’ stato avvantaggiato dalla guerra.
Al Qaeda dovrebbe contare oggi almeno 18.000 adepti, di cui 1000 in Irak. Prima non c’erano.
Documentati 635 morti e 3.646 feriti dovuti ad attentati terroristici nel 2003.
Gli ’incidenti significativi’ sono cresciuti dal 60% dal 2002 all’84% del 2003.
La guerra ha danneggiato la credibilità degli Stati Uniti nel mondo.
Annenberg Election Survey: il 52% degli americani disapprova la politica di Bush in Iraq.
Molti ex alti ufficiali delle forze armate americane, tra cui il generale dei Marines Anthony Zinni, critica le strategie militari messe in atto. Criticata anche la scelta di chi mettere a capo dell’Irak.
Basso il morale delle truppe. Marzo del 200: rapporto esercito Usa: il 52% dei soldati era sfiduciato e i 3/4 mostrava poca fiducia negli ufficiali.
Negativo il trend del trasferimento della sicurezza in mani irachene. La Guardia nazionale irachena rappresenta oggi 1/3 delle truppe Usa presenti in Iraq.
20mila i contractor privati, spesso privi di addestramento sufficiente.

 Costi economici: stanziati dal Congresso 151,1 miliardi di dollari per l’Iraq. Promessi altri 60 miliardi di dollari a novembre, dopo le elezioni, cioe’ una spesa suppletiva media di 3.415 dollari l’anno per ogni famiglia Usa. L’economista James Galbraith prevede un decennio di problemi economici, alto deficit della bilancia commerciale Usa e inflazione, dopo un breve periodo di crescita sostenuta dalle spese belliche.
Sensibile effetto anche sul prezzo del petrolio, che viaggia oggi ai livelli più alti degli ultimi 20 anni, attorno ai 51 dollari per barile. Se il greggio si mantiene attorno ai 40 dollari per barile per un anno, il Pil Usa perderà 50 miliardi di dollari.
C’è una categoria di cittadini americani che, più di altri, sta subendo i costi della transizione: i militari della Guardia nazionale. I 364.000 riservisti sono stati costretti a chiamate di 20 mesi. Avranno un salario minore a quello che ottengono nella vita civile. Tra il 2003 e il 2003 il numero delle famiglie dei riservisti che hanno fatto ricorso agli aiuti alimentari dello stato è cresciuto esponenzialmente.

 Costi sociali: Se servono soldi per la guerra, da qualche parte devono uscire. Il rapporto cita un memorandum della Casa Bianca, che doveva restare segreto, secondo cui sono stati tagliati fondi per l’educazione, per la casa, per l’avviamento al lavoro, per la ricerca medica e, addirittura, per la sicurezza interna.
Un costo sociale enorme viene dal numero enorme di soldati tornati dal teatro menomati. Circa il 64% degli oltre 7’000 feriti non potrà tornare alla vita precedente. Sono numerosissimi gli amputati. Insufficiente la sanità dei reduci, mentre il Congresso ha approvato per il 2005 un finanziamento per 2,6 miliardi di dollari. Pochi per le associazioni dei veterani.
Da non sottovalutare i costi per le cure psicologiche e psichiatriche: un soldato su 6, al ritorno dalla guerra, ha mostrato segni di stress post-traumatico, depressione, ansia. Tra il 23 e il 40% di questi hanno chiesto di accedere a cure psichiatriche pubbliche.

2. Costi per l’Iraq:

 Costi umani: tra i 12.800 e i 14.800 i civili iracheni morti. Feriti attorno ai 40 mila. Durante i combattimenti soldati iracheni e i ribelli uccisi sono stati tra 4.895 e i 6.370.
Gli effetti dell’uranio impoverito porteranno un aumento delle patologie tumorali. Forze Usa e britanniche hanno scaricato tra 1.100 e 2.200 tonnellate di artiglieria con materiale tossico e radioattivo. Una quantità molto minore di uranio impoverito usato nella guerra del Golfo del 1991 ha moltiplicato per 7 le malformazioni alla nascita di bambini nella zona di Bassora.

 Costi per la sicurezza: L’Iraq del dopoguerra è un Far West in cui assassinii, stupri, rapimenti costringono la popolazione a tapparsi in casa con l’arrivo del buio e impediscono ai bambini di frequentare le scuole. Le morti violente sono aumentate da una media di 14 al mese a 357. L’80 % degli iracheni vorrebbero un ritiro immediato della coalizione.

 Costi economici: i disoccupati sono arrivati al 60%. Solo 120.000 persone, su una forza lavoro di 7 milioni sono impegnati in progetti per la rinascita del paese. La ricostruzione è una torta che si sono spartite le compagnie americane, piuttosto che le aziende irachene radicate sul luogo, a cui sono arrivate le briciole.
Il petrolio, è largamente sottoutilizzata: 118 gli attentati contro le infrastrutture petrolifere. A settembre di quest’anno, ancora non si è arrivati a raggiungere la produzione dell’anteguerra. Insomma si produceva piu’ petrolio con Saddham e a meno costo.

 Costi sociali: Dieci anni di embargo avevano già danneggiato le strutture sanitarie irachene. Ancor oggi ospedali e cliniche soffrono una drammatica penuria di farmaci e strumentazione, oltre a un forte sovraffollamento.
Non va meglio nel settore dell’educazione. Unicef: oltre 200 scuole sono state distrutte nel conflitto e migliaia sono state saccheggiate nel caos successivo. Strutture idriche e fognarie hanno subito gravissimi danni durante il conflitto. Imponente il danno ambientale, con i pozzi di petrolio che sono andati a fuoco proiettando nell’atmosfera fumi tossici. Il paese è completamente da sminare, ogni mese in media saltano in aria 20 persone per gli ordigni inesplosi.

 Costi per i diritti umani:Abu Ghraib è emblematica. Anche dopo la caduta del regime, le violazioni dei diritti umani sono proseguite. Non si tratta solo delle torture ai prigionieri iracheni da parte dei soldati americani nel carcere di Baghdad. 300 accuse per abusi in Afghanistan, Iraq e Guantanamo.

 Costi per la sovranità:Quanto conta il governo ad interim iracheno? L’attuale esecutivo di Allawi non può annullare 100 provvedimenti presi dall’Autorità provvisoria di coalizione (Cpa). Riguardano aspetti chiave per la ricostruzione: dalle privatizzazioni delle aziende di stato alle norme che impediscono di favorire le aziende irachene nei lavori di ricostruzione.

3. Costi per il mondo:

 Costi umani: Il 22 settembre erano 135 i soldati della coalizione non americani morti in Iraq. A questi, vanno aggiunte le persone che nei paesi più poveri, dove ci sono gravi crisi umanitarie, non hanno potuto usufruire delle risorse dirottate dagli umanitari alla guerra.

 Effetti sul diritto internazionale:La decisione unilaterale Usa di muovere guerra preventiva all’Iraq pone un grave precedente, violando la Carta delle Nazioni Unite e anche le ripetute violazioni americane delle Convenzioni di Ginevra potrebbero essere in futuro imitate da altri paesi.

 Delegittimazione delle Nazioni Unite. La guerra unilaterale mina le possibilità future del Palazzo di Vetro di diventare in futuro l’agone in cui si affrontano le diverse istanze nelle crisi internazionali.

 Coalizioni:La Coalizione dei volenterosi non corrisponde alla volonta’ dei rispettivi popoli. In alcuni di questi, il no alla guerra toccava il 90%, e’ un grave danno alla democrazia.

 Costi per l’economia globale: I 151,1 miliardi di dollari usati dal governo Usa per la guerra, avrebbero dimezzato la fame mondiale, coperto per intero il fabbisogno di farmaci per l’Aids oppure avrebbero risposto al fabbisogno per due anni dei paesi in via di sviluppo di potabilizzazione dell’acqua. La corsa del prezzo del petrolio fa temere fenomeni di "stagflazione" (inflazione accompagnata a stagnazione economica) come negli anni ’70. Le compagnie aeree si attendono una crescita dei costi di un miliardo di dollari o più al mese.

 Insicurezza globale: Il 2003, secondo il Dipartimento di Stato Usa, è stato l’anno con più attentati da quando gli Stati Uniti hanno cominciato a raccogliere dati su questo argomento.

 Costi per l’ambiente globale: L’uranio impoverito ha contribuito all’inquinamento anche delle acque fluviali del Tigri. Inevitabili effetti anche su paesi vicini, come l’Iran e il Kuwait.

 Diritti umani: Le torture dei soldati americani sui prigionieri iracheni e l’atteggiamento non punitivo della Casa Bianca verso questi abusi, secondo il rapporto, danno una licenza per la tortura ai governi che nel resto del mondo tendono ad avere standard insufficienti per i diritti umani.

[Pieffe]