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Di che accordo parla Nicolosi (Lavoro e Società)?????
Publie le sabato 2 luglio 2011 par Open-PublishingDi che accordo parla Nicolosi ?????
Lavoro e Società è nei guai, in guai grossi. Ha sostenuto le posizioni della Camusso prima della trattativa, ha sostenuto la richiesta al direttivo per un mandato in bianco, ed ora sostiene l’accordo firmato dalla Camusso.
E’ nei guai perchè la base di Lavoro e Società non capisce, chiede, si riconosce nelle posizioni di chi non condivide l’accordo.
E allora Nicolosi si arrabbia e se la prende con le "polemiche strumentali" a cui la stampa da fiato e visibilità.
Nella sua nota inviata a "L’indignato speciale" Nicolosi però sembra parlare d’altro.
Secondo lui l’accordo dilata la democrazia nei luoghi di lavoro e descrive un mondo fatto di assemblee, di partecipazione, di votazioni, di Rsu tese più a rappresentare i lavoratori che le organizzazioni di riferimento. Il paese di Bengodi insomma.
Ovviamente poi comprende che sta esagerando, sa bene che i diritto dei lavoratori a votare su piattaforme ed accordi non è più nella loro autonoma e libera disponibilità, ed allora si accontenta di ammettere che il diritto dei lavoratori a votare può essere esercitato se una organizzazione chiede le assemblee.
E’ proprio qui il punto ...... perchè mai il diritto dei lavoratori a votare sugli accordi che decidono del loro salario e delle loro condizioni di lavoro deve essere una gradita concessione di una organizzazione e non un loro diritto a prescindere. E se nessuna organizzazione chiede le assemblee che succede? Succede infatti che i lavoratori non potranno decidere su nulla ma solo subire ciò che altri hanno deciso per loro.
Più che un accordo per la democrazia questo accordo stabilisce un patto di non belligeranza tra le organizzazioni che prevede una perdita di diritti dei lavoratori alla partecipazione ed al voto vincolante sugli accordi e sulle piattaforme.
Che Nicolosi plauda a questo accordo pattizio tra le organizzazioni è comprensibile visto la sua esagerata sopravalutazione dell’importanza degli apparati e dei patti tra cordate, ma non spacci questo per una "dilatazione della democrazia" come la dice lui.
Si arrabbia poi con chi sostiene che l’accodo confederale apre alle deroghe dal contratto nazionale.
Ammette che qualcosa c’è ma lui le chiama "possibili sperimentazioni temporanee".
Quelle che lui chiama "sperimentazioni" in realtà sono vere e proprie aperture alle deroghe.
E’ vero che l’accordo non usa la parola "deroga" , ma come chiamerebbe Nicolosi ciò che il testo dice, e cioè ..... “specifiche intese modificative delle regolamentazioni contenute nei contratti collettivi nazionali di lavoro”.... se non deroghe ?
Lo hanno capito tutti, dalla Mercegaglia a Bonanni ed Angeletti che citando esattamente il testo dell’accordo parlano esplicitamente di deroghe a favore della contrattazione di secondo livello.
Poi Nicolosi si consola dicendo che le possibili deroghe non sono stabilite da questo accordo ma dal fatto che questo accordo rimanda ai singoli tavoli categoriali la sua esplicitazione, dimenticandosi però di ricordare che l’accordo confederale rende esigibili, da parte padronale, la ricerca e l’applicazione di queste deroghe a livello categoriale.
Sul diritto di sciopero poi, la sua capacità di minimizzare il danno è eccezionale. Non è vero, dice lui, che i lavoratori non possono scioperare in presenza di un accordo non condiviso da loro, non discusso e non votato da loro, ma non si aspettino che i loro sindacati li sostengano, perchè avendo firmato l’accordo hanno una responsabilità a cui non possono sottrarsi, devono cioè difendere quell’accordo anche se i lavoratori non lo condividono.
Una perla di ragionamento, che ripropone il famoso detto del Marchese del Grillo .... le organizzazioni sono una cosa ed i lavoratori un’altra .... cioè .... "io so io e voi nun siete un cazzo"
Costretto, in difesa del patto di maggioranza che tutela i posti nell’apparato Cgil della sua cordata, a sostenere l’accordo sente comunque il bisogno di dire qualcosa di sinistra. Non perchè ci creda veramente ma solo perchè qualcosa deve dire per giustificare che loro sono nella maggioranza si, ma con una solida, originale loro piattaforma programmatica.
Per questo alla fine si concede una chicca e minaccia tuoni e fulmini al prossimo direttivo per evitare che la detassazione sui salari aziendali, legati alla produttività ed alla redditività di impresa non sposti nel tempo il baricentro della contrattazione sul livello decentrato a scapito del livello nazionale.
Per tutte queste ragioni la domanda è lecita ...... ma che cazzo di accordo ha letto il Nicolosi ???
30-6-2011 COORDINAMENTO RSU
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Accordo sulla rappresentanza, “no a polemiche strumentali”
da "Inviato speciale" 30 giugno 2011
Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera di Nicola Nicolosi, segretario nazionale Cgil e coordinatore dell’area “Lavoro Società” in merito all’accordo tra le parti sociali su rappresentanza e contrattazione aziendale.
Caro direttore,
chiedo ospitalità al vostro giornale, che segue con attenzione i temi del lavoro e sindacali, perché ritengo importante respingere le polemiche strumentali sull’accordo interconfederale in materia di rappresentanza che si evincono da alcune dichiarazione stampa.
Ritengo infatti che l’intesa stabilisca regole per la competizione tra le organizzazioni sindacali e stabilisca punti di assenso reciproco sul fondamentale tema della democrazia sindacale: avviene così un salto qualitativo dalla democrazia di organizzazione alla democrazia sindacale, là dove si valorizzano le Rappresentanze sindacali unitarie (Rsu) e si dilatano gli spazi di democrazia.
I lavoratori vanno infatti coinvolti, consultati e devono poter validare o meno gli accordi anche con lo strumento del referendum. Peraltro, l’accordo in questione prende atto che le Rsu non sono presenti dappertutto, anche se si punta ad eleggerle dovunque. Ma è previsto comunque un vincolo specifico sulle Rsa, ossia le Rappresentanze sindacali aziendali già normate dall’articolo 19 dello Statuto dei lavoratori.
E’ insensata la polemica rispetto alla presunta impossibilità di sottoporre al voto gli accordi aziendali: l’intesa stabilisce che è sufficiente che un solo sindacato lo rivendichi per poter far esprimere i lavoratori. E qualora almeno il 30% dei dipendenti richieda quel voto, anche senza il consenso di un sindacato interno, la parola passerà comunque e giustamente ai lavoratori.
Va rigettata anche un’altra polemica, del tutto gratuita, a proposito delle cosiddette “possibili sperimentazioni temporanee”, definite impropriamente da alcuni come “deroghe al contratto nazionale”. Le deroghe non saranno invece possibili.
Saranno infatti i contratti collettivi nazionali a stabilire limiti e procedure per gli accordi aziendali. E laddove non esiste un’intesa nazionale a fornire regole universali, qualsiasi accordo aziendale potrà essere operante soltanto attraverso l’intesa tra le organizzazioni territoriali di categoria. E sarà sufficiente la contrarietà di un solo sindacato firmatario per impedire qualunque “deroga”.
Il terzo elemento di polemica, a mio avviso sbagliato, riguarda le clausole di tregua sindacale. Noi assumiamo il principio che se si firma un accordo ci si assume la responsabilità di applicarlo e di renderlo esigibile: l’obiettivo di un buon sindacalista è pretendere che venga applicato.
Quelle clausole di garanzia, comunque, impegnano soltanto le organizzazioni firmatarie e non certo i lavoratori: il diritto di sciopero è e resta indisponibile e viene preservato dall’accordo, fermo restando il vincolo per l’organizzazione che ha firmato un’intesa, che non può fare il doppio gioco.
Sostenere il contrario, sostenere che il diritto di sciopero viene violato significa dunque mistificare la realtà.
Infine, a proposito della riduzione delle tasse per la contrattazione di secondo livello, registro un’anomalia. Ritengo infatti giusta e necessaria una riforma del fisco che favorisca i redditi da lavoro, ma nei termini definiti nell’accordo si conferisce al secondo livello una valenza eccessiva, o quantomeno impropria al cospetto del salario definito nazionalmente: considero questo aspetto un limite che andrebbe corretto.
Sarà ora il direttivo nazionale della Cgil, convocato per l’11 e il 12 luglio, a dire la parola definitiva su quanto è stato firmato in sede interconfederale.
E’ comunque necessario organizzare, come Cgil, assemblee in tutti i luoghi di lavoro per illustrare i termini dell’intesa e favorire il confronto con le lavoratrici e i lavoratori.
Nicola Nicolosi
http://coordinamentorsu.it/doc/altri2011/2011_0630_rsu_nicolosi.htm