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E’ razzismo dire che i razzisti mancano di empatia?

Publie le domenica 6 giugno 2010 par Open-Publishing
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Dunque tre neurologi a Bologna hanno studiato per tre mesi, con tutta la strumentazione neurologica adeguata (elettrodi ecc), alcuni soggetti razzisti e hanno evidenziato che le loro reazioni automatiche dinanzi a scene che mostravano sofferenze inflitte ad esseri umani non sortivano nessuna reazione di partecipazione e sofferenza, il che fa pensare a una mancanza, in questi soggetti, dell’empatia, reazione naturale che dovremmo possedere biologicamente per nascita come difesa della specie, così come dovremmo possedere reazioni automatiche di protezione dei piccoli e dei deboli o degli indifesi ecc.

Ora sembra che i test di questi neurologi abbiano suscitato un tormentone sui blog e abbiano fatto dire ad alcuni che dichiarare che i razzisti sono privi di empatia porta al razzismo. I leghisti stessi si sentono talmente attaccati che arrivano a parlare di atteggiamenti razzisti nei loro confronti (il che è perlomeno grottesco).

Mi chiedo come mai il passaggio dall’osservare un comportamento e analizzare il suo aspetto neurologico è tanto inquietante. Sa di nazismo? Io credo che ci sia modo e modo di considerare la questione.

Purtroppo, che ci piaccia o no, tra comportamento, reazioni istintive e configurazione del cervello ci sono delle rispondenze. L’uomo è un essere psico-fsico, la parte fisica riflette o condiziona quella psichica e viceversa. Gli scienziati che studiano il cervello hanno cercato di comporre una mappa cerebrale che non solo localizza le varie funzioni comportamentali in zone cerebrali specifiche ma mostra che ci possono essere sia differenze congenite che differenze indotte, cioè in corso d’opera.

Per fare un esempio, i figli di due genitori di lingua diversa e che si dedicano allo studio di molte lingue hanno più circonvoluzioni cerebrali della norma. Nascono in un modo e poi l’esercizio linguistico continuo provoca delle variazioni morfologiche, nella materia stessa del cervello.

In quanto alle differenze per nascita, è famoso il cervello di Einstein che mostra una parte callosa più pronunciata. Il corpo calloso è l’insieme di neuroni e dendriti che collega l’emisfero destro ovvero l’intuzione a quello sinistro, ovvero la razionalità, e questa particolare conformazione del corpo calloso prova che le relazioni tra la sua parte logica e quella intuitivo-immaginativa erano fortissime, insomma usava sia il cervello femminile che quello maschile.
Se dico questo sono razzista?

Un bambino può nascere dotato come Mozart o può nascere completamente stonato e avere una non risposta nella parte del cervello relativa alla musica, ma se entro i primi dieci anni riceve un’educazione musicale, anche questa parte poco dotata riesce a svilupparsi.

Capisco che dire che alcuni nascono con un cervello che è sordo in alcune sue parti suona sinistramente come un replay del nazismo, il quale sui libri scientifici asseriva che gli ebrei erano una razza inferiore perché avevano un cervello più piccolo, ma non si deve nemmeno esagerare. Le differenze comportamentali tra soggetti esistono, come quelle congenite. Fare ricerche scientifiche e dire che i cervelli possono essere diversi o per nascita o per condizionamento non vuol dire fare del razzismo.

Tra fisiologia del cervello e comportamento esistono rapporti sia in un senso che nell’altro, e modificando gli uni si modificano anche gli altri.

Questi tre studiosi di Bologna, che sembra destino tanto scalpore, non sono razzisti, e non dicono nemmeno che ci sono cervelli inferiori o superiori, ma solo che studiando le reazioni elettriche di certi soggetti si vede che sono assenti le reazioni istintive al dolore degli altri (e non mi pare che questa sia una eresia, è solo una constatazione fatta un po’ più scientificamente).

E’ solo un’osservazione che scaturisce, invece che dalla cronaca, da elettrodi e strumenti elettrici simili. Finora si constatava che c’era gente che poteva dar fuoco a un barbone o bastonare un gay, e rideva della loro sofferenza senza provare un barlume di pietà, ora la scienza cerca di vedere se i soggetti in questione hanno reazioni ordinarie di fronte alla sofferenza dell’altro esaminando, in laboratorio e con strumenti di misurazione neurologica, le loro reazioni "automatiche".

Non siamo ancora al ritrovamento di aree del cervello che sembrano inerti, ma si è fatto un piccolo passo avanti nello studio di questi soggetti. E’ male questo? Non credo. E’ razzismo dire che queste persone sono prive di empatia? Lo attestano i fatti e ora anche gli elettrodi.

Si nasce razzisti o si diventa? La ricerca non lo dice. Io, come insegnante penso che ci siano purtroppo anche delle gravi differenze per nascita e che altre dipendano dal modo con cui uno è cresciuto nell’età evolutiva, dalla famiglia che ha avuto, dall’ambiente, dal modo con cui è stato trattato o condizionato (vd i bambini stuprati che spesso diventano degli stupratori), ma penso anche che l’educazione diretta o indiretta abbia un forte peso sul risultato umano e che se uno vive in un ambiente dove il martellamento dei messaggi quotidiani va nel senso di odiare e colpire il diverso, di trattare parte dell’umanità come inferiore e di accanirsi su di essa, si abbia un forte condizionamento dell’essere umano che può coartare anche le reazioni automatiche ordinarie, come, appunto, la compassione naturale che si dovrebbe provare verso la sofferenza altrui. Appena ieri bruciavamo le streghe sulla pubblica piazza e non credo che neanche allora ci fosse molta empatia. Ma vorremmo che l’umanità progredisse nel senso di una evoluzione sociale non di un imbarbarimento.

L’essere umano è fortemente condizionabile nel suo meglio sociale come nel suo peggio. Oggi il condizionamento è nel senso dell’odio del diverso, della mercificazione di tutto l’esistente, e della prevaricazione di pochi su troppi, mentre chi lotta per un ideale di solidarietà, verità e giustizia ha contro tutto un apparato mediatico-politico che oepra pe ril contrario.

Oggi, come ieri, viviamo in un contesto fortemente pervertitore delle reazioni comportamentali ordinarie, il soggetto viene pesantemente condizionato con una continua manipolazione mentale sia nel suo rapporto con i beni di consumo, che nei suoi rapporti interpersonali, per es, nel senso di considerare la donna un essere inferiore da usare solo nel servizio, nella perpetuazione della specie o nel sesso, nel discriminare il debole, il povero o il diverso, nel porre il denaro e il potere sopra ogni cosa, nel mercificare tutto l’esistente e anche se stesso.

Che questo condizionamento martellante produca soggetti con reazioni automatiche deviate lo prova la nostra stessa cultura materialista e capitalista, come lo prova qualunque cultura estrema.

Che certe reazioni istintive (la solidarietà per es, o il rispetto umano o la compassione) ne risultino coartate mi può anche sembrare ovvio e conseguente.

Che poi queste variazioni comportamentali si insedino nel cervello al punto da produrre variazioni morfologiche non saprei dire.

Dunque, se una cultura (o una subcultura) ossessiva induce l’odio al diverso (e non stiamo parlando solo della politica o dell’economia ma purtroppo anche della religione) è possibile che anche le reazioni istintive e automatiche risultino modificate.
E questo, appunto, è ciò che alcuni studiosi a Bologna hanno cercato di attestare in relazione all’empatia.

Questo è razzismo? Non mi pare.

Senza andare tanto nello specifico, spero che tutti ricorderanno gli studi dello scienziato russo Pavlov, il quale esaminava le reazioni che un cane ha davanti a una bistecca o davanti a un bastone. Normalmente con la bistecca il cane salivava e davanti al bastone scappava. Queste erano le reazioni automatiche, istintive. Ma Pavlov condizionò il cane a capire che quando vedeva un quadrato arrivava la bistecca e quando vedeva un cerchio arrivava una bastonata. Così se appariva una bistecca il cane salivava ecc. Era un riflesso condizionato, non più naturale.
A quel punto Pavlov cominciò a variare leggermente le figure e il quadrato cominciò ad arrotondarsi, quando le differenze tra le due figure non furono più significative il cane impazzì.

Anche qui stiamo parlando di riflessi condizionati. Nessun scienziato ha detto che i razzisti hanno questi riflessi di non empatia per nascita o manipolazione culturale. Hanno solo constato che davanti a una scena in cui si dà del dolore un essere umano, i loro cervelli non hanno avuto la reazione che ci si aspetta normalmente. Punto.

Questo non è razzismo. Ma desta tuttavia dei pesanti interrogativi. Se non altro sulla labilità della natura umana e sulla facilità con cui comportamenti antisociali e aggressivi possano insediarsi in una popolazione con ampia diffusione, come sta accadendo oggi in Italia e come accadde nella Germania nazista o nella Russia stalinista. E non credo che avere dei seri timori su un peggioramento dei rapporti sociali in senso antiumano sia razzismo.

Consiglierei di leggere i bellissimi libri di un grande neurologo moderno Oliver Sacks, il quale analizza i comportamenti di pazienti che hanno avuto lesioni cerebrali:

Su una gamba sola
L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello
Vedere voci, un viaggio nel mondo dei sordi
Un antropologo su Marte, sette racconti paradossali
L’isola dei senza colore
Musicofilia / Racconti sulla musica e il cervello

Viviana

Messaggi

  • Io la penso come Ry (qualche articolo fa). Cioè i razzisti sono essere inferiori ma non per differenti caratteristiche psico-fisiche. Purtoppo oggi troppi pseudo-scienziati ci vogliono far credere che tutta la nostra vita dipende dal nosto codice genetico: ideologie politiche, convinzioni religiose, gusti alimentari. Non è così. Ogni essere umano (come ogni animale) può nascere più o meno sviluppato o con determinate caratteristiche fisiche genetiche ma, e non ho dubbi su questo, le nostre convinzioni, la nostra cultura, le nostre credenze sono frutto esclusivamente degli input che ci vengono dal mondo circostante. Questi input poi possono modificare le nostre caratteristiche psico-fisiche, e su questo non c’è dubbio, ma è altrettanto indubbio che gli uomini nascono Sostanzialmente uguali. Il caso di Einstein, come quello di Leonardo da Vinci o altri è particolare. Questi personaggi soffrivano di un disturbo che, assieme ad alcuni svantaggi, gli portava tanti altri vantaggi. E’ un poco come il cieco dalla nascita che ha un udito molto sviluppato. La natura e la vita ci portano a livellare le nostre carenze con altri pregi. Il razzista è razzista perchè il mondo circostante l’ha fatto diventare così. Che poi il suo cervello si sia "atrofizzato" in seguito al suo utilizzo molto limitato (in alcune sue parti) è probabilissimo ma il razzista è così per ignoranza non per genetica.

    • A ’Io’
      Guarda che qualunque psicologo o psichiatra o neurologo ma anche medico o insegnante o padre o padre di famiglia possono darti torto con prove provate. Persino due gemelli minozigoti sono diversi. Persino 5 figli di una stessa famiglia allevati e cresciuti allo stesso modo sono diversi.
      Ma dove l’hai presa questa strana teoria che alla nascita siamo tutti uguali? Non sta proprio né in cielo né in terra
      Scusami ma non si può parlare con pregiudizi così lontani dalla realtà

      viviana

    • No Viviana aspetta ho detto "sostanzialmente uguali". Certo ognuno di noi nasce con peculiarità uniche, ma queste non interessano certo la sfera comportamentale. Uno è razzista perchè è ignorante ed è cresciuto così. Uno è geniale perchè ha avuto determinati input da piccolo e così via. Perfino i disturbi psichici non sono inatti (fatto salvo naturalmente quelle differenze dovute a malattie o malformazione e altro). Solo gli psicologi Hitleriani dicevano il contrario (oltre ad alcuni "grandi" studiosi moderni). Viviana ti prego non diciamo sciocchezze gli uomini nascono tutti "sostanzialmente" uguali, e se divento razzista, comunista, idrofobo, cristiano o vegetariano e perchè ho avuto determinati input nella mia vita, non certo perchè nasco geneticamente così. Se vuoi dire il contrario posta la relativa bibliografia (con relativo numero di pag.) e vediamo chi sono questi geni dell’arianesimo.

    • individuiamo il portato genetico che serve per essere comunisti... perché ho come l’impressione che sia prensente sempre in meno individui... Povero Marx... e, sporattutto, poveri NOI

    • se la domanda è: "E’ razzismo dire che i razzisti mancano di empatia?", la risposta è: "No, è un’ovvietà". Ma sulle predisposizioni genetiche sarebbe meglio procedere davvero coi piedi di piombo. Vabbé che su internet è facile farsi prendere dalla tuttologia, quasi si dovesse riempire un quotidiano personale...

    • Credo che dipenda moltissimo dall’ambiente e dall’educazione !!

      E’ chiaro che oggi l’ambiente in cui si forma la personalità di un uomo è sempre meno quello familiare, come pure l’educazione e sempre più quello esterno : scuola, amicizie, mass-media !!

      Ma anche in passato influiva molto l’ambiente esterno e l’influenza culturale delle frequentazioni !!

      Porto un esempio : mio nonno era un partigiano comunista, mentre suo fratello era un gerarca fascista !!

      MaxVinella

    • non solo, poi ci sono stati quelli che prima erano fascisti poi hanno fatto la resistenza... Avranno acquisito empatia strada facendo cambiando qualche predisposizione genetica...