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Enzo Baldoni: la migliore solidarietà è il ritiro delle truppe
Publie le sabato 28 agosto 2004 par Open-PublishingDazibao Guerre-Conflitti Vittorio Agnoletto
di Vittorio Agnoletto
Nelle stesse ore in cui si consumava il tragico omicidio di Enzo Baldoni, un centinaio di iracheni venivano uccisi dalle forze alleate nelle strade di Kufa e Najaf. Con la stessa forza con cui esprimiamo la nostra piena solidarietà alla famiglia Baldoni, dovremmo pensare alla tragedia che sconvolge quotidianamente centinaia di famiglie irachene e la cui responsabilità ricade in gran parte sull’esercito occupante degli Stati Uniti che bombarda indistintamente militari e civili, donne e bambini.
Il governo italiano mentre esprime cordoglio per la morte di Baldoni è il responsabile politico di un esercito accusato da rappresentanti della stampa internazionale di aver sparato su un ambulanza e ucciso le quattro persone a bordo, fra cui una partoriente.
Le barbarie della guerra continuano ad intrecciarsi con le supposte ragioni di stato. La partecipazione militare voluta dal governo Berlusconi per garantirsi il controllo dei pozzi petroliferi a Nassirya, viene oggi utilizzata come merce di scambio per poter elemosinare a Bush un seggio al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Quanti altri morti italiani e iracheni ha messo in conto il nostro governo per raggiungere i propri obiettivi?
Il tentativo di fornire una qualche legittimità internazionale alla presenza italiana in Iraq, nascondendosi dietro "l’invito rivolto al nostro Paese da parte del governo Allawi", come dichiarato dal nostro ministro degli Esteri, è l’ultima bugia di una guerra iniziata con le falsità attorno alle armi di distruzione di massa. Come si può fingere di non sapere che l’attuale esecutivo iracheno è un governo fantoccio scelto da Washington con il dissenso del pur prudentissimo Kofi Annan?
Oggi da più parti si è sollecitata una presa di posizione forte da parte dell’Unione Europea. Ma, da questo punto di vista, la prossima scadenza politica è già fissata: il 15 settembre a Strasburgo la Commissione e il Consiglio europei sono chiamati a riferire al Parlamento, il quale esprimerà con un voto la posizione del popolo sovrano europeo. Per i partiti di opposizione italiani sarà un opportunità imperdibile per tornare a chiedere con un’unica voce il ritiro delle truppe di occupazione "senza se e senza ma". Ci auguriamo che le dichiarazioni odierne di Violante su questo tema rappresentino una convinzione individuale e non un cambiamento di linea post-elettorale dell’intera lista riformista.
E’ necessario infatti che riprenda al più presto in tutto il Paese e in tutta Europa la mobilitazione per ottenere l’immediato ritiro degli eserciti di occupazione dall’Iraq. Senza dubbio impegni precisi in questa direzione verranno assunti dall’Assemblea nazionale del movimento che si svolgerà a Roma entro la prima metà di settembre.