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Quod non fecerunt barbari, fecerunt ... aennini
Musei Capitolini. Una notevole - per quantità - e pregevole - per qualità - raccolta d’arte del nostro passato.
Accompagno in visita una mia cugina, munita di marito, entrambi con più di 65 primavere sulle spalle e ci portiamo alla biglietteria.
L’ingresso, come indicato sulla locandina in distribuzione all’entrata dovrebbe costare 7,50.= euro (ridotto 5,50.= per i possessori di Globecard), con gratuità, aggiungo io, - come previsto sul territorio nazionale per le aree museali - al di sotto dei 18 e sopra i 65 anni di età.
Sorpresa. Tutto quanto sopra detto è stato valido fino alla delibera adottata dal Comune di Roma, a guida Alemanno - ex-aennino (Alleanza Nazionale) - la quale ha stabilito, dal gennaio di quest’anno, aumento del biglietto rispettivamente a 12,00.= e 10,00.= euro (Globecard); ma con la novità, udite, udite - nuova di federalismo culturale - che prevede il prezzo dell’ingresso anche per i minori di anni 18 (eccetto al di sotto dei 6 anni, sempre con gratuità) e sopra le 65 primavere qualora non residenti in Roma. I residenti in Roma, al di sotto e al di sopra delle due citate soglie di età, hanno ingresso gratuito; se, invece, stanno maturandosi tra i 18 ed i 65 anni usufruiscono di sconto di un euro (ingresso di 11,00.= euro), caricato invece sul turista per tassa di soggiorno dovuto a visita museale.
Credetemi, non ci volevo credere e non sono bastate tutte le meraviglie, ammirate per la seconda volta - de visu -, a farmi sbollire la "rabbia"!
Messaggi
1. Federalismo culturale, 12 gennaio 2011, 08:48
Personalmente sono in genere contrario a riportare qua sopra articoli della stampa "mainstreem".
In particolare poi di "Repubblica" che considero portavoce oggettivo di un qualcosa che diverge pesantemente da una serie di sensibilità politiche e sociali tipiche, pur nella oggettiva eterogeneità, degli utenti di questo sito.
Bisogna però dire che questo articolo, apparso su "Repubblica" di ieri, di Curzio Maltese, riesce a descrivere in modo semplice, lineare e tremendamente efficace la vicenda di Alemanno e della sua gestione, oggi in profonda crisi, del Comune di Roma.
Raf
Un marziano a Roma
Siamo alle comiche finali, come direbbe il suo ex capo, Gianfranco
Fini. L’ultima trovata di Gianni Alemanno, sindaco per caso della
capitale, sarebbe quella di chiamare come vice Guido Bertolaso, il
Capitan Terremoto appena pensionato dalla Protezione civile.
Un colpo di teatro che dovrebbe risollevare l’immagine
dell’amministrazione capitolina, in caduta libera. Il sondaggio annuale
del Sole 24 Ore indica Alemanno fra i sindaci meno amati d’Italia,
soltanto un’incollatura davanti ai casi disperati del palermitano
Cammarata e della napoletana Russo Iervolino. Con tutte le perplessità
che evoca la figura di Bertolaso, si tratterebbe in ogni caso di un
passo avanti. Indietro, del resto, era difficile compierne. Da tre anni
i romani assistono al bizzarro esperimento di una grande capitale
dell’umanità governata da una curva di ultras della politica. Un pugno
di ex camerati del Fronte della Gioventù romano, più parenti e amici,
proiettati da un destino crudele (e dall’imbecillità degli avversari
politici) verso una missione impossibile. Governare una città che ha la
popolazione e il bilancio di un piccolo stato europeo, e la storia di
molti messi insieme. Per qualche tempo i romani, anche chi non l’aveva
votato, ha sperato che Alemanno e i suoi potessero farcela. Così come si
tifa allo stadio per una squadra di terza categoria giunta in finale. Ma
ora il fallimento è conclamato e perfino ammesso.
Gianni Alemanno è stato per tre anni il sindaco marziano di Roma, senza
un rapporto vero con la città. Distante, impaziente, forse persino
deluso da una vittoria insperata che gli ha negato una più comoda
poltrona di ministro, alle prese con problemi troppo più grandi di lui.
Circondato per giunta da una compagnia di fedelissimi, pronti a
sfoderare il pugnale per difenderlo, magari in cambio di un posto per il
cognato o la prozia, ma del tutto inadeguati a compiti di governo. Ha
svolto il compito di malavoglia, eccitato soltanto dalla possibilità di
fare ogni tanto annunci d’ispirazione marinettiana, come la demolizione
di Tor Bella Monaca, l’abbattimento delle opere di Meyer o il gran
premio di Formula Uno all’Eur. E dire che s’era guadagnato il voto con
la critica alla "politica spettacolo di Veltroni". Prima della cultura,
dei festival, dei concertoni e concertini, diceva Alemanno, bisogna
pensare alle buche nelle strade, alla criminalità, all’economica
cittadina. La cultura infatti è quasi azzerata, ma non così le buche e i
buchi in bilancio. I romani, tolleranti ma non fessi, se ne sono accorti
e gli indici di popolarità sono crollati. Al disastro finale ha pensato
la rapinosa compagnia dei collaboratori, con una serie di scandali
all’insegna del "tengo famiglia".
Ora il marziano sindaco pensa di rimontare affiancandosi un marziano
vice, ancora più bravo a fare annunci mirabolanti in televisione. Si
tratta comunque, già dal nome, dell’ammissione di uno stato d’emergenza.
Se fallisce anche la mossa Bertolaso, si può provare col mago Silvan e
Harry Potter. Oppure dimettersi e fare posto a uno del mestiere. Tanto
una poltrona da ministro ad Alemanno non gliela toglie nessuno. E al
governo l’incompetenza non è un problema.
11 gennaio 2011
Curzio Maltese
http://www.repubblica.it/politica/2011/01/11/news/marziano_roma-11071944/
1. Federalismo culturale, 12 gennaio 2011, 09:36
Alemanno è ormai in disgrazia ed i vertici del PDL vogliono rapidamente farlo fuori per candidare a sindaco Bertolaso e non per i motivi che dice Maltese, ma per la sua politica urbanistica !!
L’accusa principale che gli fanno è quella di non aver favorito abbastanza i gruppi immobiliari ed i clan affaristici che stanno progettando un nuovo sacco di Roma : Bertolaso invece da quel punto di vista è molto più bravo ed affidabile !!
MaxVinella
2. Federalismo culturale, 12 gennaio 2011, 14:39
Per carità,il sindaco con la celtica al collo ci ha provato in tutti i modi ad ingraziarsi i Caltagirone e gli altri pescecani dell’edilizia speculativa a Roma, comprese le banche ed il Vaticano.
E’ chiaramente in questo senso la sua larvata apertura all’Udc che rappresenta un pò la "summa" di questi interessi a Roma.
Ma questi, dal loro punto di vista anche giustamente, non si fidano di quella specie di provvisoria ed ultraprecaria "corte dei miracoli", fatta di squadristi e bombaroli neri appena appena "ripuliti" uniti agli ultimi rimasugli di quella che fu la famelica clientela del defunto "squalo" Sbardella e dell’orrido Ciarrapico.
Da questo punto di vista - a parte appunto l’Udc, a Roma vera e propria "camera di compensazione" di certi poteri ed interessi materiali - questi considerano senz’altro più affidabile il Partito Democratico.
Con tutto quello che questo, da un punto di vista di sinistra, purtroppo significa ....
Raf
3. Federalismo culturale, 12 gennaio 2011, 19:54
Alemanno ai vari Caltagirone ed altri "pescecani" ha solo promesso, ma atti concreti poco o niente !!
E’ chiaro che per favorire gli interessi immobilari occorre che nell’amministraziione comunale ci sia gente che sa dove mettere le mani e che sa destreggiarsi con piani regolatori e lottizzazioni : Bertolaso da quel punto di vista darebbe ben altre garanzie !!
MaxVinella