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Fermare i violenti in divisa Libertà immediata per gli attivisti fermati

Publie le lunedì 4 luglio 2011 par Open-Publishing
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Chi ha guardato il telegiornali (tutti, nessuno escluso) della straordinaria giornata di lotta in val Susa non ha potuto sapere nulla. Se non la versione dei comandi dei carabinieri, della finanza, della polizia.

Chi ha visto i tg non ha saputo che tre nostri fratelli sono stati tra i molti aggrediti, picchiati, feriti gravemente e sottoposti a torture.

Jacopo, studente veneziano di 19 anni, è tuttora in ospedale con traumi gravissimi ed in condizioni molto serie. Il poliziotto che gli ha sparato con una granata lacrimogena da guerra lanciata ad alzo zero lo ha fatto volontariamente e sapendo di poter uccidere.

Fabiano, del Centro sociale TPO ed attivista per la giustizia ambientale e sociale -non “un pregiudicato” come riportato dai lanci di agenzia- è stato ferito gravemente riportando traumi lacero-contusi al capo, il setto nasale fratturato ed ha una mano spaccata.

Fabiano è stato picchiato per ore, anche con un tubo di metallo, e sottoposto a torture dopo il suo fermo, fino a rendere necessario il suo trasporto d’urgenza con elicottero in ospedale.

Gianluca, attivista del Centro sociale Rivolta è stato fermato e trasportato in ospedale per le botte ricevute.

Agli arrestati è stato riservato un trattamento violento con botte e con privazione delle cure mediche. Chi lo ha fatto è un torturatore in concorso con altri, che vestono la stessa divisa.

A distanza di 10 anni da Bolzaneto, le pratiche dei reparti mobili italiani non sono cambiate per nulla.

Noi stiamo con Fabiano, con Iacopo, con Gianluca e staremo con loro per denunciare quello che hanno subito, per ottenere giustizia e facciamo appello ai giornalisti che non hanno smesso di pensare affinchè diano spazio e visibilità a questa altra verità che il can can mediatico di queste ore occulta completamente.

Chi si dissocia da “comportamenti violenti” si rivolga al Ministro Maroni e reclami le sue dimissioni, invece di confondersi nel gioco di distinzione tra manifestanti buoni e cattivi.

Ribellarsi ha significato costruire una giornata di indignazione generale, enorme e non ignorabile, con un assedio di massa di decine di migliaia di persone che hanno bloccato i cantieri accogliendo l’appello dei comitati no tav.

Noi eravamo a Chiomonte ed in Val Susa. E siamo felici di esserci stati. Perchè né Cota né Fassino possono fermare il vento che è cambiato.

Tutti liberi! Liberi tutti!

i compagni e le compagne del RIVOLTA e del TPO

Messaggi

  • E’ solo l’inizio!

    Ancora una volta l’accoppiata politici/media si e distinta nella capacità non solo di falsificare, ma anche di inventare ciò che vero non è.

    Intanto parliamo di cifre: il corteo grosso di Exilles parte almeno con 30-40 mila persone a cui si aggiungono 10 mila partiti da Chiomonte. Da Giaglione altre 10 mila persone e migliaia anche alla Ramts. Parlare di 7 mila persone come fa la questura e ripetono i tg è falsificare le notizie.

    Gli scontri e i black-block:

    Da fuori valle sono arrivati qualche decina di pulmann, dall’estero qualche macchina di francesi della Savoia anch’essi no tav e appartenenti per lo più a gruppi autonomisti. Tedeschi, inglesi e spagnoli devono averli visti i poliziotti magari dall’elicottero!

    La verità è che le migliaia di valsusini che hanno assediato il cantiere dal lato boschivo di Giaglione e Ramats erano muniti di caschi e mascherine antigas.Niente da stupirsi: dopo il violento sgombero di lunedì scorso da parte delle forze dell’ordine si è deciso di evitare di rimanere intossicati e di proteggersi.

    Come avevamo annunciato, volevamo assediare il cantiere arrivando alle reti, facendo pressione e dimostrando l’insicurezza della fortezza che hanno installato.

    Ma appena arrivati a contatto con le recinzioni il lancio di lacrimogeni ad altezza uomo (decine e decine i feriti colpiti da lacrimogeni, alcuni anche gravi con organi interni lesionati e ferite profonde in braccia, gambe e testa) ha creato una situazione di totale confusione e ognuno a cercato di difendersi come poteva.

    Il lancio di gas è avvenuto ininterrottamente da circa mezzogiorno fino alle 18, e nei momenti in cui gli agenti aspettavano nuovi rifornimenti di lacrimogeni, venivano scagliate sui manifestanti grosse pietre dall’alto che hanno provocato anch’esse alcuni feriti. Dalla Maddalena a un certo punto sono iniziati a partire anche proiettili di gomma, fino ad arrivare a caricare i manifestanti con una ruspa.

    Questi sono i fatti da chi ha vissuto il tutto dal di dentro, da chi ha visto a fianco a se gli amici di sempre vomitare l’anima per l’intossicazione o arrivare feriti al presidio per i candelotti ricevuti nelle gambe o nell’addome.

    Sì, gli amici di sempre che da più di venti anni lottano contro questo sciagurato progetto o i giovani di vent’anni che hanno sentito i racconti di Venaus dai genitori e che oggi sono anch’essi nei boschi e sulle montagne a difendere la loro Valle e il loro futuro

    Parlare di antagonisti, centri sociali o quant’altro come nodo centrale per spiegare gli scontri di oggi e non capire voler nascondere che in questa Valle il livello di sopportazione verso i sopprusi di questo potere sordo a delle giuste e sacrosante richieste ha oltrepassato il limite.

    Chiudiamo dicendo che l’obietto prefissato della giornata è stato ampiamente raggiunto: la manifestazione di Giaglione ha raggiunto il nostro presidio in muratura e quello che dovrebbe essere il futuro cantiere è stato occupato per l’intera giornata dai manifestanti obbligando le forze dell’ordine a rinchiudersi dietro una fortezza che dimostra politicamente e praticamente come l’opera non potrà mai essere fatta in queste condizioni.

    E come avevamo annunciato questo è solo l’inizio di un lungo assedio che durerà fino a che i cantieri non saranno smobilitati.

    Noi in questa Valle ci abitiamo voi ci venite da occupanti... sarà dura!

    Comitato no tav spinta dal basso - spazio sociale libertario takuma

    • Denuncia NoTav:poliziotti orinano su manifestante ferito


      "Torturato dai poliziotti" I no Tav denunciano

      Ha 29 anni, si chiama Fabiano e ieri è arrivato in Val di Susa per protestare insieme ad altre 50 mila persone contro la linea ad Alta velocità.

      Oggi pomeriggio potrebbe essere operato, e comunque da ieri è in un letto di ospedale. La testa spaccata, lesioni in varie parti del corpo. È una storia agghiacciante, che ha raccontato in ospedale, quando finalmente si è sentito al sicuro. Da lì è filtrata, con una telefonata a un avvocato.

      Fabiano ha spiegato di essere stato accerchiato dai poliziotti durante gli scontri nella parte alta della Valle, quando circa 3 mila manifestanti hanno assediato il cantiere della Maddalena, da dove un presidio permanente per impedire l’avvio dei lavori era stato sgomberato con la forza una settimana fa. Sono state tre ore di guerriglia, durissime. Duecento feriti tra i poliziotti, dicono le note della questura. E tra i manifestanti? Per ora le notizie sono molto frammentate, perché diverse persone seppur ferite hanno preferito non farsi curare per paura di essere denunciate.

      Non è andata così per Fabiano, visto che è stato colpito alla testa e ora ha vari punti di sutura. Ma quello che racconta è di essere stato accerchiato, manganellato e che la polizia gli ha addirittura orinato addosso. Insomma, un comportamento da parte di alcuni agenti della polizia che ricorderebbe quello di Genova, di cui peraltro tra pochi giorni si celebra il decennale.

      Ma ci sono anche altre segnalazioni di maltrattamenti. Mentre sono accertate le ferite da lacrimogeno alle gambe e al torace da parte di diversi manifestanti: segno che sono stati sparati ad altezza d’uomo. Tra l’altro c’è un diciottenne di Venezia ricoverato con una ferita all’addome e un ematoma al fegato proprio a causa di un lacrimogeno.

      Fonte www.ilmanifesto.it