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Freedom flottiglia. Israele: ’Fermeremo la Rachel Corrie’. Manifestazioni a Roma

Publie le sabato 5 giugno 2010 par Open-Publishing
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Dopo le testimonianze rilasciate da alcuni attivisti rientrati nei rispettivi paesi, la vicenda della Freedom Flottilla, a partire dall’incursione della marina israeliana al trattamento dei fermati, alla loro detenzione, fino al numero delle vittime e ai presunti dispersi si va via via delineando una situazione sempre più inquietante.

Secondo quanto riferito dall’attivista italiano Manolo Luppichini, le persone uccise dai soldati israeliani potrebbero essere addirittura molti di più di quelli riferiti finora, in quanto molti corpi sarebbero stati gettati in mare. Particolari che lo stesso freelance avrebbe appreso da
Jerrie Campbell, un’infermiera australiana che si trovava a bordo della nave turca, e che giustificherebbero le persone ritenute disperse. Tra queste ci sarebbe anche il 60enne californiano Paul Larudee, il co-fondatore del Free Gaza Movement, che dai racconti del reporter italiano, durante la detenzione sarebbe stato prima colpito con le pistole elettriche e poi pestato dai militari israeliani. Al momento di Larudee non si hanno notizie.

Una versione confermata anche dallo sceicco Raed Salah che al momento si trova agli arresti domiciliari, il quale ai microfoni della Cnn ha raccontato la medesima versione di Luppichini: "Ci sono una serie di attivisti, il cui numero non abbiamo ancora determinato, che erano con noi in viaggio sulla nave, ma che al momento dell’arrivo in Israele non c’erano più. Crediamo che siano stati buttati in mare dai soldati israeliani". Anche il capo della Humanitarian Aid Foundation (İHH), Earlier Bulent Yıldırım ha detto che "fino ad ora sono tornati nove cadaveri, ma la nostra lista è più lunga. Ci sono persone scomparse". Un’ipotesi che il primo ministro turco, Recep Tayyip Erdogan, ha smentito replicando che non risultano esserci dispersi.

La cosa certa, invece, è che i 9 attivisti sono state uccise da colpi di arma da fuoco. Lo rivelano le autopsie eseguite ad Istambul, in cui si è scoperto che le vittime sono state tutte crivellate dai proiettili a parte una, deceduta dopo aver ricevuto il cosiddetto colpo di grazia a bruciapelo, sparato dai 2 ai 14 centimetri a detta dei sanitari. A breve sarà redatto un rapporto e una volta inoltrato agli uffici competenti sarà il procuratore generale di Istanbul a decidere se incriminare il governo israeliano. Un provvedimento che i cittadini turchi vogliono perseguire a tutti i costi, visto il clima rovente che si respira a Istambul, dove oggi sono scese in piazza oltre 10mila persone per manifestare contro Israele. Anche a Roma il corteo di questo pomeriggio, organizzato dalla Rete romana di solidarietà con il popolo palestinese, ha visto la presenza di migliaia di persone. "Rompiamo l’assedio di Gaza, fermiamo i crimini israeliani” era il lungo striscione d’apertura preceduto da alcuni bambini che indossavano la Kefia. Al corteo hanno aderito la comunità palestinese romana, le reti antirazziste, i centri sociali e gli Ebrei contro l’occupazione. Per qualche minuto ha fatto la sua comparsa anche Manolo Luppichini. Migliaia di persone hanno lanciato slogan per fermare l’embargo disumano subito dal popolo palestinese e criticare categoricamente l’azione militare che ha provocato la morte di alcuni attivisti. E proprio sull’embargo che dura da tre anni, oggi si sono espressi il portavoce dell’Organizzazione mondiale della sanità e dell’Unicef. Entrambi concordano sul fatto che il blocco abbia provocato la morte dei soggetti più deboli per la mancanze di cure adeguate, di medicinali e di cibo. "È una situazione dove i più vulnerabili, ovvero i bambini che rappresentano oltre la metà della popolazione di Gaza, pagano il prezzo più alto - ha detto Christiane Berthiaume -. La malnutrizione è in aumento e nessuna nuova scuola è stata costruita a causa della mancanza di materiale di costruzione. Anche il materiale dell’Unicef subisce ritardi." Insomma una situazione insostenibile. "Ci sono pompe a acqua che sono nei depositi del porto di Ashdod da 17 mesi e ci sono voluti sei mesi per fare entrare camion cisterna - riferisce la portavoce -. Inoltre c’è materiale scolastico di matematica e scienze bloccato da gennaio e questo perchè include periscopi e compassi".

Nel frattempo la nave Rachel Corrie salpata dall’Irlanda per una nuova spedizione battezzata Freedom2, carica di aiuti umanitari per la Striscia di Gaza, è giunta a 150 miglia dalle coste palestinesi, dove secondo la tabella di marcia dovrebbero arrivare domani mattina. Il condizionale è d’obbligo, visto che lo stato d’Israele ha annunciato che vieterà il passaggio con tutti i mezzi.
Il ministro degli esteri israeliano Avigdor Lieberman ha ribadito anche questa sera alla tv Channel 1 che impediranno alla nave irlandese di forzare il blocco per portare aiuti alla Strscia di Gaza. "Fermeremo la nave - ha detto Lieberman - non c’è alcuna possibilità che la Rachel Corrie raggiunga le coste di Gaza".
Una minaccia avventata, visto che ora gli occhi sono tutti puntati sulla prossima mossa d’Israele. Un’altra incursione, infatti, potrebbe rivelarsi fatale e destabilizzare ulteriormente quest’area che non conosce pace da troppi anni.

Messaggi

  • A margine del corteo per la Palestina di ieri a Roma

    Ieri 4 giugno, verso le 19 e 30 in via V. E. Orlando, all’altezza della Feltrinelli International un ragazzo e una ragazza, provenienti dalla manifestazione ormai in chiusura e non collegati ad alcun gruppo più o meno organizzato, sono stati aggrediti da due provocatori a piedi, spalleggiati da altri quattro su due scooter (uno scarabeo 50 e un 125).

    Il ragazzo ha ricevuto diversi colpi di casco in testa e sul
    braccio sinistro, dove c’era un vistoso ematoma; alle urla della ragazza e all’interessamento di passanti, i due vili aggressori si sono dileguati su un altro scooter (il numero della targa del quale è stato prontamente preso ed è stato poi riferito alla polizia chiamata dalla coppia aggredita), non prima di aver gridato "Israele! Israele!".

    In precedenza, il gruppo di aggressori aveva intercettato i due a Largo S. Susanna, chiedendo loro se la strada fosse libera, se il corteo fosse terminato e se loro venissero da là. L’incauta inesperienza dei due giovani manifestanti ha fatto rispondere loro affermativamente, da lì l’aggressione. Del resto, come la ragazza ha detto poi, non era abituata a "camminare guardandosi le spalle", da dove, ovviamente, è arrivato l’attacco.

    Non sappiamo se gli aggressori facciano parte della comunità ebraica romana; è anche possibile che qualche gruppo
    provocatore per vocazione, magari appartenente all’estrema destra, possa ricevere grande gioia nel mettere la comunità stessa contro il movimento e le organizzazioni rivoluzionarie . Nostre ricerche autonome magari aiuteranno a capire meglio la matrice dell’agguato.

    Quello che sappiamo di certo è che il lavoro sporco dei giornalisti del "Corriere della Serva", in particolare degli ineffabili Aldo Cazzullo, Pierluigi Battista e Angelo Panebianco, ma anche dei giovani cronisti alla Paolo
    Conti, non contribuiscono a rasserenare gli animi, quando inventano di sana pianta manifestazioni contro il ghetto, richiamano precedenti storici e continuano ad accreditare il mito dell’antisemitismo di sinistra.

    Ne approfittiamo dunque per ricordare
    agli smemorati che da tempi non sospetti, per radicata avversione delle borghesie di tutti i paesi e di tutti gli stati nazionali, come abbiamo nel passato polemizzato e criticato l’adesione incondizionata a movimenti politici quali Hamas o Fatah, nonchè sottolineato, anche insieme alla comunità palestinese, il pericolo della deriva
    nazionalista e religiosa della lotta palestinese, così abbiamo più volte solstenuto quella parte consistente di libertari e rivoluzionari israeliani (arabi e semiti) che si oppongono alla politica genocida del loro governo, fino al gesto supremo della diserzione.

    Il nostro strategico appoggio al proletariato israeliano e palestinese oppresso da un conflitto spesso eterodiretto da potenze straniere quando non diretto dalle borghesie locali non impedisce di individuare quelli che, più vicini a noi, sentiamo irriducibili nemici, non solo nostri, ma dell’intero consorzio umano.

    Ovvero quei rappresentanti nostrani di quel fascismo ebraico chiamato sionismo sostenuto dalla provocatoria e violenta Consulta ebraica romana guidata da Riccardo Pacifici, dalle posizioni governative delle sottosegretarie agli esteri Fiamma Nirestein e Stefania Craxi e da tutti coloro (destra o sinistra, ebrei o non ebrei) che negli ultimi anni mai hanno speso una parola non solo contro lo Stato sionista, ma
    finanche contro gli abomini quotidiani dei campi profughi,
    del furto di terra e pozzi d’acqua, dei checkpoint, degli assassini mirati, dei bombardamenti indiscriminati e, soprattutto, delle occupazioni e delle colonie illegali nei territori palestinesi.

    Non c’è dialettica possibile con loro, aggressioni o provocazioni sì, aggressioni o provocazioni no.

    E
    continueremo a urlarglielo in faccia finchè avremo cuore, occhi e voce. E continueremo a difenderci finchè avremo mani, piedi e testa....

    Combat - Roma