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Guerra-pace on line e sulla terra

Publie le lunedì 17 luglio 2006 par Open-Publishing
10 commenti

Dazibao Guerre-Conflitti Governi Doriana Goracci

di Doriana Goracci

Nessuno può reclamare diritti d’autore ed internet è anche questo: scrivere e far circolare, usare le proprie parole e le altrui perchè siano lette e diventino informazione per tutt*. Partendo da questa mia opinione, e da chi usa internet per dialogare e confrontarsi, riporto quì la lettera di Lidia Menapace e alcune risposte a lei date, o da lei stimolate,dico a lei date ( non perchè come Lidia avverte è diventata unico bersaglio ed interlocutore dei pacifisti dissidenti) perchè molte/i di noi hanno apprezzato e riconosciuto il suo impegno diretto alla resistenza senza se e ma e si sono sentiti rappresentate/i.

L’azione parlamentare a partire da questa mattina è diretta.

Il 24 luglio al Senato si vota. Indubbiamente, solo una parte, sostiene ed attende il dissenso dei nostri delegati nelle istituzioni. Una parte evidentemente ostinata e radicale, che continua comunque, anche da questo sito, a chiedere, domandare ragione di quelle azioni che a noi sembrano così in contraddizione con il pensiero pacifista, che non è fede o appartenenza.

La guerra non ha pause, non attende votazioni, risoluzioni, emendamenti, manifestazioni, interpellanze, lettere, appelli.

La guerra va avanti e noi continuiamo a camminarle contro, domandando prima durante e dopo.

Capranica 17 luglio 2006


di Lidia Menapace

Una settimana convulsa, sia per i temi, sia per il lavoro: gli ultimi dieci giorni sarebbero quelli tipo "normale programma di lavoro pieno al Senato". Il lavoro effettivamente è tanto, nel senso che si sta ore nel palazzo a correre su e giù per scale scalette scaloni, in aule aulette auloni, dentro ascensori di tutte le forme e dimensioni (quadrati per 2,4,fino a 10 persone, rettangolari idem, triangolari, tipo loculo, con porte a vetri o di legno ecc.ecc., un catalogo) ma poi la sera quando si fa un bilancio ci si accorge che il tempo non è stato utilizzato molto bene, che si è stanchi, ma non soddisfatti di quel che si è combinato. Vige un costume retorico e i discorsi anche quando siamo tra noi e non c’è nè tele nè stampa sempre ampollosi ripetitivi presenzialisti.

L’organizzazione del lavoro non è di grande qualità. Vero che questa settimana è stata soverchiata da Nazionale e Afganistan e ai lavori si è anche mescolato il tifo sportivo e l’irritazione per il decreto Bersani. Quanto a me ho avuto anche ospiti a Roma la più piccola (15 anni) del mio nipotame con amica coetanea e ho dovuto ciceroniare i principali monumenti ecc. Si sono molto divertite a visitare il Senato e altro, ma hanno anche avuto paura dei festeggiamenti per la Nazionale. Già dopo la partita con la Germania, dopo un paio d’ore di pura gioia sono cominciati i cori sguaiati "La mamma dei tedeschi è un puttana" sull’aria di una vecchia canzone fascista e bottiglie rotte e motorini presi a petardi. Dopo la finale il coro era direttamente indirizzato alla mamma di Zidane, uno schifo: che non gli venga mai in mente -sia pure con la loro scarsa fantasia- che il papà di qualcuno magari è un puttaniere!

Alla faccenda dei tassisti capita qualcosa di simile: il loro fastidio cavalcato da fascisti con volantini che inneggiano al duce e altre amenità. In ambedue i casi la popolazione non ha abboccato e in particolare i tassisti hanno avuto un secco calo di affari. A Roma abito dalle parti di piazza Farnese, dove c’è l’ ambasciata di Francia e alloggiano molti francesi: la cosa è stata ancora più offensiva: ma i francesi si sono rifatti poche sere dopo invitando Roma a festeggiare il 14 luglio con balli e canti in piazza, bravi! sportivi davvero!. Al solito mi è stato chiesto un parere sulle Frecce tricolori e ho detto che spero la loro esibizione all’arrivo dei campioni sia stata pagata dalla Nazionale oppure dai club calcistici come ammenda per i pasticci combinati ecc.

Ma sotto tutto intanto rode la faccenda dell’Afganistan che mi ha dato da pensare molto: non voglio riprendere le molte dure schermaglie tra noi parlamentari ecc. nè le accuse rivoltemi personalmente: voglio invece fare un ragionamento adesso quando sembra sia stato possibile a Ramon Mantovani, che ha trattato il testo della mozione dopo che Giovanni Russo Spena, Gennaro Migliore e Franco Giordano avevano trattato con le altrre forze politiche della coalizione una posizione accettabile, sembra dunque che la mozione sia buona o almeno sufficiente e dalla vicenda dobbiamo trarre insegnamenti vari: le cose che mi hanno colpito di più sono le affermazioni di onnipotenza di chi si definisce movimento: sembra che i numeri non contino e che il desiderio di chi si unisce come movimento abbia una immediatezza e imperatività senza possibilità di discussione: e solo con noi.

Nessuno di quelli che si autodefiniscono movimento fa niente verso i Ds, la Margherita, Di Pietro (eppure il presidente della commissione Difesa del Senato è un eletto nelle liste dell’Italia dei valori), la Rosa nel pugno, Mastella: resta tutto da fare a noi che siamo dunque reputati onnipotenti e comuque "a disposizione", non dotati di volontà e testa propria. Orbene: noi non siamo "i rappresentanti" del movimento e non siamo stati eletti solo da chi è stato o è movimento. E comunque, dato che abbiamo una meta comune bisognerà accordarsi su come si fa per muoversi in quella direzione. Ci viene riconosciuto che abbiamo una meta comune? talora mi è addirittura parso di no e questo non è accettabile.

Ma soprattutto nessuno di quelli e quelle che si sono scagliati a intimarci come votare e di votare no sull’Afganistan, si è minimamente chiesto se ciò favorisce o sfavorisce la guerra. A mio parere il no favorisce la guerra perchè lascia mano libera a quelli (e sono la maggiorannza nel parlamento e quasi anche nello schieramento di centrosinistra) che la guerra la vogliono o non la ostacolano o la ritengono una dura necessità o una extrema ratio. La prirna cosa da fare per impedire il rafforzarsi e l’estendersi della guerra è di impedire che si raggruppino tutti quelli che alla guerra non oppongono un rifiuto deciso. Si dice: e la Costituzione?

in questi anni la Costituizione è stata manomessa e poco abbiamo fatto come movimento per impedire ciò: ad esempio è stata avviata una interpretazione per cui "Difesa" significa (formalmente sancito) anche difesa degli interessi nazionali ovunque nel mondo e anche con strumenti di intervento rapido: invece di rimanere attaccati alla lettera dell’art. 11 sarebbe stato più utile appoggiare gli sforzi di Raniero La Valle e altri per avere una legge ordinaria interpretativa dell’art.11. Oppure quando cercavo di attirare l’attenzione sulla presenza di paesi neutrali in Europa e sull’interesse dei loro modelli di difesa si rideva come di un obiettivo troppo moderato: noi intanto scavalcavamo allegramente qualsasi tappa intermedia chiedendo il disarmo unilaterale assoluto e via così.

Lo stesso quando ho detto che bisognava occuparsi di ottenere il diritto all’obiezione di coscienza anche nell’esercito professionale o una decente organizzazione sindacale nelle Forze armate di mestiere ecc. Insomma quando si parla di crisi del movimento si dice una cosa precisa: significa certo un arretramento dovuto in parte al fatto che intanto il militare ha lavorato molto anche sul terreno culturale e del simbolico: le fabbriche d’armi si chiamano ufficialmente "Industria della difesa", le spedizioni si chiamano missioni e la guerra pace.

Insomma è tutto così negativo? a parte le personali disgrazie e inciampi e amarezze no: si vedono i segni di una nuova fase di movimento che ha caratteristiche invece molto precise, attrezzate e culturalmente sottili, vi è una grande e nuova scaltrezza politica in strati e aree ampie della popolazione: il fatto di Pordenone contro il governo USA, di Vicenza sull’allargamento dell’ aeroporto, la tenuta e l’allargamento della TAV come movimento fondato sull’esercizio pieno della cittadinanza e con piena autonomia, il movimento sulla laicità dello stato, "Usciamo dal silenzio", il movimento che persino a Rivolto comincia a dire che le Frecce non sono solo gloria e bellezza a me fanno venire in mente che quel processo di ripoliticizzazione che era iniziato insieme al sorgere vorticoso del berlusconismo o della Lega come invece rozzo e immediato spaccio di sudditanza e qualunquismo, comincia a farsi vedere: il numero di persone che in treno, al mercato, nei dibattiti e scrivendo mostrano di saper distinguere tra sogni ed etica e responsabilità è significativo e ha un atteggiamento da cittadini e cittadine, che a me sembra fornire una novità vera.

Il passaggio da sudditi (dei Papi, dei Savoia, di Mussolini) a cittadini non è mai avvenuto del tutto: siamo passati da sudditi a "militanti" di partiti o movimenti-chiese. La dimensione della laicità innerva i nuovi movimenti ed è una vera speranza.

Lidia Menapace


cara lidia, care tutte,

sono sempre più triste, davvero triste. io credo nelle buone
intenzioni di tante compagne e compagni impegnate/i nell’ingrato
compito del fare da rappresentanti del popolo. perciò divento
sempre più triste. i dibattiti sul pro e contro sono sempre
complessi ma questo in particolare risulta davvero lacerante. mi
sforzo davvero di stare a sentire le buone ragioni che leggo qui
e in molte altre liste. tutte puntualmente arrivano da pacifisti
convinti o da quelli che lottano per la pace ma con argomenti
diversi dai miei. tutte in un modo o nell’altro richiamano al
mio, nostro, senso di responsabilità e ci si dice anacronistici,
irresponsabili, utopistici, sognatori.

io mi sforzo di capire ma davvero, probabilmente per mio limite, proprio non ci riesco. non riesco a immaginare che una politica di pace debba essere fatta in barba al nostro articolo 11 della costituzione (anacronistico?) e con le militarizzazioni dei territori senza le quali, lidia dice e non è la sola, si lascerebbero gli stessi nelle mani dei veri signori della guerra. cioè: noi restiamo in afghanistan per impedire a bush, a blair di mettere giù dure ancora di più le manine su quella terra? era questo il motivo per cui berlusconi li aveva mandati li’ (i nostri militari)? ma non era per togliere il velo alle donne oppresse dai talebani? o era per fare cucu’ con la mitragliatrice nelle case di ogni civile e cercare un tale bin laden che poi sfrecciava felicemente in moto per il deserto? o non era ancora perchè proprio lì vicino c’e’ una terra enorme e sempre più ricca che oggi annovera una presenza nel G8 dei grandi (si chiama Cina)? c’entra anche la Russia? l’India? non c’entra niente il fatto che siamo in crisi di risorse energetiche e piazzarsi in quelle zone lì garantisce qualche privilegio in più che altrimenti le sopracitate grandi nazioni forse ci soffierebbero?

sono davvero un po’ confusa e confesso di non essere molto
preparata in geopolitica a tal punto da poter risultare
qualunquista e conformista di certe ale antagoniste. però tra le
tante verità non riesco proprio a distinguerne una che mi dica
che i militari italiani vadano li’ a difendere l’afghanistan dai
signori della guerra. no. io non riesco a sposare la tesi che
l’art. 11 è anacronistico e che si militarizza un territorio per
scopi caritatevoli e filantropici. non vi ho mai creduto: per la
somalia, il kosovo e ora l’afghanistan.

la ulteriore sollecitazione riferita all’urgenza di un intervento
in Iran mi sembra poi davvero assurda. io spero che lidia l’abbia
inoltrata giusto per farci notare quali argomenti vengono
sottoposti agli 8 grandi che possono favorire la già abbondante
disinformazione e fornire un alibi non anacronisticamente
accettabile alla Bushopoli già in assetto da guerra.
sull’esportazione della democrazia si è già detto tantissimo.
così some si è detto tanto anche su certe inclinazioni
totalitariste e europacentriche o occidentalcentriche delle tante
e dei tanti portatrici/portatori di democrazia.

su questo mi piacerebbe fare una riflessione che vorrei
condividere con voi. non amo i fascismi in generale e i fascismi
religiosi o dogmatici/fideistici (verso un leader, una ideologia,
un partito) in genere. in questa realtà che pare essere
post/ideologica e post/identitaria certo a me risultano
anacronistiche tantissime cose. mi risulta anacronistico in
italia il legame chiesa-stato che nessuna sinistra autorevole sa
scindere in maniera rispettosa per i corpi delle donne e degli
uomini e per la garanzia dei diritti di tutti. mi risulta
anacronistico stare a sentire interventi spaventosamente
moralisti e dal sapore vagamente colonialista quando si parla
delle scelte di vita e religiose delle donne degli altri paesi,
compresi quelli del medio oriente. mi risulta anacronistico
saltare a piè pari sul problema della mancanza di energia che ci
lascia spesso a bocca asciutta e ci fa accarezzare l’idea del
nucleare. sempre da non esperta di geopolitica: non è normale che
io possa avere qualche dubbio sul perchè ci si agita tanto se
l’Iran invece di bombardare qualche stato per fregargli le
risorse energetiche cerca di crearsele da solo?

non mi piace il nucleare, certo, ma mi piace tanto l’idea che
l’autodeterminazione dei popoli sia un valore e non una frase
bella che ogni tanto ci piace usare nei grossi raduni
internazionali di donne e uomini che scimmiottano l’Onu ma in
versione parallela e senza poteri.

infine mi sembra anacronistico che si possano ritenere degne di
considerazione lettere che chiamano in guerra i mercenari
occidentali in aiuto ora di questi ora di quegli altri (salvo
sbagliare e combattere gli ex amici poi diventati nemici). sulle
guerre umanitarie si è discusso tanto e si sa bene che tali
sollecitazioni vengono oculatamente messe in evidenza solo quando
va dato l’alibi da guerra umanitaria alla strage di turno. non
tu, lidia, ma molti si. bisogna fare attenzione perchè essere
funzionali è semplice e esserlo in buona fede lo è anche di più.
se così non è allora attendo di capire come mai nessun esercito è
mai accorso in aiuto (umanitariamente parlando) dei palestinesi e
perchè per lavarci la coscienza mandiamo loro civili della
cooperazione internazionale e soldi (persino il governo
berlusconi ha inviato tanti soldi e realizzato progetti umanitari
in palestina).

tanto mi risulta anacronistico e molto altro ancora. nessuno obbliga nessuno a votare in qualunque modo. non un obbligo, no. un parlamentare è eletto dal popolo e tiene conto di quello stesso popolo che rappresenta per tutto il suo mandato. se il parlamentare giudica "obbligo" o "ricatto" l’appello fatto
dalla gente, dal popolo, dagli elettori, allora forse si giudica
anacronistico anche il rapporto tra elettori ed eletti e questi
ultimi sono destinati a fare una politica esclusivamente
autoreferenziale con e per il partito e non con e per la gente.
di certo la gente, i "pacifisti", definiti anacronistici e
irresponsabili, non possono subire le offese di chi in fondo
chiede soltanto un voto di fiducia (di fede? quanto è poco laico
questo?) e poi esige il più totale silenzio.

rispettosamente, io continuerò a disturbare e credo sarò in ottima compagnia.

un abbraccio

enza


Ieri sera l’etologo Mainardi spiegava che i maschi di una specie di scimmie sono tra loro particolarmente aggressivi, fatto che mette a rischio la sopravvivenza della specie. I nostri cugini hanno però imparato l’arte della mediazione utilizzando la tenerezza, che i piccoli sanno produrre in qualsiasi scimmia adulta. Quando il conflitto diventa grave e pericoloso uno dei contendenti prende per mano un piccolo e lo mostra al "nemico" di turno, che si calma guardandolo e la lite si risolve pacificamente. Chissà forse nostro cugino scimmia capisce quello che noi non sappiamo più capire e cioè che ai piccoli si deve dare anche l’esempio di un comportamento civile...

Noi che ci consideriamo i più evoluti, se siamo laici, e addirittura i padroni designati
da Dio a dominare (sic) tutti gli altri esseri viventi, se crediamo nel Dio del Libro, se
viene rapito un soldato uccidiamo senza pietà persone innocenti, che non hanno rapito proprio nessuno, se ne vengono rapiti altri due, bombardiamo ed isoliamo un intero Paese,se c’è un attentato, per esempio alle torri gemelle, non cerchiamo i colpevoli, ma mettiamo a ferro e fuoco Afghanistan e Iraq, torturiamo, stupriamo, sequestriamo in vari Paesi chi ci pare, per portarlo là dove la tortura si fa senza troppi clamori,confiniamo in prigioni atroci persone senza processo, solo perché sono di un’etnia sospetta. Le imprigioniamo anche quando fuggono dalle guerre, quasi sempre sponsorizzate da noi, e chiedono asilo.

Dopo aver tripudiato per la caduta del muro di Berlino, costruiamo ovunque muri più
grandi e tecnologici per confinare i dannati della Terra che non ci piacciono, chiunque
essi siano. Tutto questo lo facciamo per la difesa della democrazia, per la lotta al
terrorismo e ovviamente nel nome del Dio del Libro (visto da noi) e ci sentiamo,
incredibilmente, noi stessi semidei giustizieri, investiti dalla Sua volontà superiore.

I calpestati a loro volta non conoscono Gandhi, del loro popolo si interessano fino ad un certo punto, tanto se muoiono diventano martiri e vanno nel Paradiso del Dio del Libro (visto da loro). Così oltre ad aver diffuso nel mondo gli attentati suicidi, non si
preoccupano affatto di creare reazioni assolutamente prevedibili in noi, i nemici super armati, e vanno verso la guerra impavidi, ignorando totalmente le sofferenze e le morti di donne vecchi e bambini.

Già i piccoli, che inteneriscono e spengono l’aggressività nei nostri cugini meno
evoluti, per noi possono essere straziati, uccisi dalle bombe e dalle mine, dalle
malattie o dagli stenti, lasciandoci totalmente indifferenti, se sono i bambini degli
"altri", falsamente sconvolti strumentalizziamo le loro sofferenze, se sono i "nostri"
bambini, come se i bambini non fossero ovunque il futuro vivente dell’intera umanità.

In questo sfogo uso il noi, perché anche se tutto questo avviene con la nostra
disapprovazione attiva, tuttavia avviene e se non abbiamo fatto nessun piccolo progresso per fermare questa valanga, siamo stati per lo meno inadeguati, incapaci a trovare la pace, che come si sa è la via, quindi, per quel che mi riguarda, non mi sento di assolvermi.

So che devo cercare la pace qui in Europa, negli Usa, in Israele perché solo se in
questi luoghi, ricchi armati e potenti, si finirà di scrivere con il sangue il libro
nero della democrazia, si apriranno spiragli per la pace. Devo cercarla anche in
Palestina, in Afghanistan, in Iraq , in Cecenia, in Somalia, in Kashmir, in Sudan e via
elencando perché fino a quando i signori della guerra utilizzeranno le sofferenze del
proprio popolo e il nome del Dio del Libro, per fare stragi di innocenti la pace non
sarà percorribile.

Tutti i popoli della Terra dovrebbero capire di essere ingannati, alzare la testa e
gettare via le armi, prendere per mano i bambini degli "altri" e porsi in mezzo al
conflitto per spegnerlo o devo pensare che i soldati USA o Israeliani sparerebbero e
bombarderebbero senza problemi anche i loro stessi bambini guardandoli negli occhi?

In realtà non siamo molto lontani da questo, perché lo stanno già facendo spingendosi ogni giorno di più, ogni giorno con più efficienza verso un abisso di cui non si vede il fondo.

Come vorrei che in questo abisso cadessero tutti i signori della guerra, con le loro armi pesanti e leggere, con i loro affari sporchi, con il loro petrolio velenoso...Come vorrei che noi potessimo andare per la nostra strada tenendo per mano i bambini di tutti i colori belli come l’arcobaleno...dolci come la pace, ma purtroppo i soldati ancora ubbidiscono agli ordini, purtroppo i popoli stanno a testa bassa e permettono che si compiano atrocità in loro nome...

Strada pace è ancora lontana, ma resistiamo e soprattutto non perdiamoci in questo buio così fitto, così insidioso, così disperante.

Elena


(dalla mailinglist delle Donne in Nero)

Approfitto anche per rispondere brevemente a Doriana. Una risposta personale che metto in rete per il nostro confronto.Non so se lunedì parteciperò anche al sit in a largo Chigi, lo deciderò sul momento ma eventualmente sarà una partecipazione personale e nemmeno molto sentita. E’ vero la volta precedente c’ero, c’eravamo, e anche con lo striscione ma grande è stato il disagio provato in piazza. Spero sinceramente che questo governo non cada, anche se non è il massimo o il meglio a cui si possa aspirare, in uqesto caso mi sembra opportuno parlare di "riduzione del danno". Intendo sottrami alla verifica di chi ha il DNA più pacifista. Ritengo che il movimento, con le tante anime di cui si compone debba poter continuare ad agire senza con ciò dividersi CON o CONTRO.

Per ultimo, credo che ognuno nel proprio ambito debba tenere a bada le proprie escalation, perchè anche il movimento va un po’ per escalation, dell’Afghanistan nel movimento non se ne parlava quasi più. Non mi convince il tutto e subito ma la continuità sì, a partire da noi. Detto questo, per evitare equivoci sono più che convinta, da sempre, che la missione in Afghanistan sia una missione di guerra, lavoriamo per disinnescarla non insieme ad un governo amico, non credo ai governi amici, ma insieme a chi in parlamento e in senato è molto vicino alle nostre posizioni.

Nadia


Il messaggio di Lidia merita qualche commento. Le considerazioni che si possono fare sono di tre tipi

a)sugli eqilibri interni al governo e i rischi di caduta o di crisi b)sul significato del rifinanziamneto nel contesto attuale c) sulle cose su cui non è lecito mediare.

a)Non vedo perché della salute del governo debba farsi carico una parte soltanto. Si potrebbe rivolgere a Parisi la stessa domanda: non vorrai mica far cadere il governo? Per altro non mi sembra che l’intenzione sia davvero questa. Si tratta di una minaccia e di un ricatto, che bisognerebbe appunto rispedire al mittente.Certo il pacifismo è nel centro sinistra in minoranza, come per altro lo era la devolution nel centro-destra. Dispiace citare un partitaccio come la Lega, ma certe logiche non sono né di sinistra né di destra, sono solo logiche. Si poteva dire: su questo non si media.

b)La tesi del "minor danno" farebbe sbellicare dal ridere, se non ci fosse invece solo da piangere. In questo contesto internazionale l’operazione di rifinanziamento è concepita come tentativo di rilancio del ruolo militare dell’Italia con altra filosofia, cioè in uno stretto legame con gli Stati Uniti, ma con un più netto profilo europeo.
Alla fine della storia si scoprirà che questa ipotesi è pour cause più militarista di quella dello stesso centro-destra, in parte erede del vecchio accomodarsi democristiano, malgrado la presenza post-fascista. Del resto chi ha resuscitato la parata militare del 2 giugno, se non un uomo di centro-sinistra ?
Una politica militare non si misura dal numero di proiettili previsti, ma dal suo senso, di cui poi il numero dei colpi è variabile dipendente.

c)Quando la socialdemocrazia tedesca votò i crediti di guerra, a cui si oppose come sappiamo Rosa Luxemburg, aveva ragioni ben più fondate di quelle addotte da Lidia e in parte anche presunte. La patria in pericolo; una base sensibilissima agli argomenti nazionalisti e che ripeteva in continuazione "Ma non farete mica cadere la Germania?";
il rischio che il lavoro salariato perdesse conquiste reali e non solo quelle inesistenti del governo Prodi; minacce continue ai parlamentari e non solo pressioni psicologiche.
Una volta Lidia disse, parlando appunto della guerra, che ci sono cose su cui non si media. Ero allora d’accordo e sono ancora d’accordo con me stessa.
Non si può presentarsi al movimento come pacifisti intransigenti e poi votare i crediti di guerra. Sarebbe troppo comodo se in politica si potesse fare tutto e il contrario di tutto. Ma non si può.
Senza per questo disconoscere che Lidia si trova in una posizione scomoda, né lanciare improperie.
una bacio a tutte

lidia cirillo


Mi riferisco alle considerazioni della Senatrice Menapace sulla base
militare di Aviano per segnalare che il governo italiano ha dato via libera
alla richiesta del governo statunitense di raddoppiare la base militare USA
di Vicenza. Non mi risulta che vi sia stato un dibattito ne in Parlamento ne
al Senato, ma che tutto venga fatto sotto banco, con le sole autorità
locali, per non fare sapere questa enorme decisione al pubblico italiano. Le
autorità locali naturalmente, hanno gioco facile trattando solamente con i
proprietari dei terreni destinati all’esproprio. Con la cifra giusta, i
proprietari saranno felici di vendere e stanno zitti.

Susanne


SEGUE....

Messaggi

  • Cara Lidia
    Non mi sono "scagliata ad intimarvi" proprio nulla. Vi ho semplicemente chiesto, con molti altri/e, di votare contro la partecipazione italiana alla guerra in Afghanistan. Come fino ad una settimana fa ero certa che avreste fatto, nella mia inguaribile ingenuità; come avevate lasciato capire che avreste fatto, quando avete chiesto i nostri voti, visto che fino al giorno prima delle elezioni avete marciato al fianco di chi esigeva il rispetto della costituzione, del buon senso e dell’umanità.
    Non ti sembra, cara Lidia, l’espressione "scagliati ad intimarvi" sia adatta piuttosto a quanti agitano il rischio del ritorno di Berlusconi? E quante altre volte, nei cinque anni di legislatura a venire, agiteranno questo pericolo? Quando si parlerà di pensioni? di scuola ? di precariato?
    Non mi "scaglio ad intimarvi", e comprendo sinceramente il vostro travaglio. Ma la guerra è guerra, e sulla guerra non si tratta. No, no e poi no.
    Norma Bertullacelli, Genova

  • I casi sono due ; o si ritene che l’ONU sia semplicemente una copertura per l’imperialismo yankee , oppure ci si chiede se sia legittimo comunque l’intervento militare di un organismo sovranazionale sui problemi interni dei singoli stati : in questo secondo caso la domanda è più ampia , perchè occorre chiedersi se ha senso un organismo sovranazionale che intervenga comunque in determinate situazioni, perchè l’intervento o si fa militare o, mie anime belle, non si fa proprio, dato che in genere in questa situazioni le parti contendenti non fanno schermaglie verbali, ma si sparano addosso . Detto questo occorre aggiungere che di regola i conflitti da secoli sono mediati fra stati , nazioni e popoli a suon di cannonate e sempre di regola uno aggredisce e l’altro viene aggredito ; ognuno ovviamente con le sue buone ragioni : aggiungiamo infine che talvolta se non spesso le popolazioni sposano con ardore le tesi di una o dell’ altra parte comportandosi di conseguenza in modo aggressivo ; divengono ovviamente inermi nella misura in cui poi la loro parte è sconfitta militarmente . Scusate il cinismo, ma così è , come si è visto ampiamente nella storia e recentemente in Yugoslavia, in Somalia , nell’Ulster e così via .
    Da ciò si può dedurre che o si rifiuta l’esistenza di un organismo sovranazionale , che comunque verrebbe influenzato dalle grandi potenze ( e di logica si adotta la teoria del non intervento,per cui i problemi dela Palestina sono problemi interni di uno stato e vinca chi è più forte) , oppure ci si tiene un organismo sovranazionale castrato, come fu la Società delle Nazioni .
    Occorre comunque ricordare che l’intervento in Afghanistan è stato voluto non solo perchè in quel territorio pare si sviluppasse ,protetto, il terrorismo internazionale, ma perchè il regime dei Talebani era ( o era descritto ) come una sorta di inferno in terra, le cui vittime erano dissidenti, donne ( ah il burka...) gente comune , opere d’arte, bambini , con la legge islamica , le lapidazioni e così via .
    Dato che i Talebani erano e sono armatissimi, l’intervento non poteva che essere armato , ed era nell’interesse dell’Umanità e del popolo afghano che si diceva violentato e mutilato. Detto questo , si poteva al contrario dire ( e v’è chi l’ha detto) che era una questione interna all’Afghanistan, e che se i talebani impalavano le donne senza burka era in fondo una questione loro : è una posizione legittima , come a questo punto è legittima quella di chi sostiene che i travagli dei Palestinesi assomigliano ai travagli di tanti altri popoli nella storia,non per ultimo il popolo ebraico nei secoli, e che è una questione che riguarda solo Israele ed i Palestinesi.
    Tutto ciò per ricordare che la Menapace ( che mi risulta abbia combattuto contro i nazifascisti) , a mio parere opera come una pacifista lucida e con quella conoscenza della geopolitica , ahimè necessaria per poter discutere con cognizione di causa ; mi pare invece che chi si ponga come pacifista "puro " goda soprattutto di un autocompiacimento narcisistico ; come ci si sente puliti a dire NO, una sorta di catarsi , lasciando che altri , con le mani zozze e traditori dell’idea, si sporchino con la gestione spicciola di esercito e di alleanze . Una bel NO ad ogni soluzione che non sia quella radicale e definitiva , senza se e senza ma , mischiando in modo francamente un po’ becero Irak, Afghanistan, Somalia , Kosovo , quattro situazioni fra loro diversissime.
    Vorrei infine ricordare che , a quanto mi risulta , la sfilata militare del 14 luglio, dell’esercito repubblicano , sia stata fatta in Francia sotto ogni Presidente ; e che tanti anni fa a Milano per il 25 aprile sfilavano di corsa i bersaglieri, suscitando l’entusiasmo di tutti, compresi di chi la guerra l’aveva fatta contro i nazifascisti senza se e senza ma.
    Buster Brown

  • Ho sentito per radio, radiopopolare, che il governo israeliano ha dichiarato
    di aver distrutto il 25% delle milizie Hezbollah e quando avrà raggiunto l’obiettivo
    del 50% la missione sarà completata. Ho provato una sensazione di sollievo:
    anche l’esercito israeliano ha il senso del limite e accetta di eliminare
    solo la metà dei nemici responsabili della morte e della cattura dei
    soldati israeliani.

    Più difficile è capire i contorni di una possibile tregua nella striscia di
    Gaza se Hamas non restituisce il caporale catturato. Da diciotto giorni il
    territorio è assediato, interi villaggi sono occupati. La gran parte della
    popolazione ha votato per hamas, è identificata come supporter dei
    terroristi eletti nel parlamento palestinese molti dei quali sono stati
    arrestati, compresi alcuni ministri.

    Ho letto su il manifesto che intere famiglie della Striscia sono state
    sequestrate nelle loro case e chiuse in un’unica stanza per permettere ai
    soldati israeliani di prendere posizione per il controllo delle postazioni.
    Cose del resto già successe nei territori occupati in Cisgiordania, a Jenin
    ecc. Mi ha stupito il fatto che a fine incursione i palestinesi abbiano
    trovato pannoloni israeliani pieni di merda nei campi e nelle case e ho
    scoperto che i carristi d’Israele devono cagarsi e pisciarsi addosso perché
    non possono lasciare i carri armati durante le azioni di guerra. I militari
    si sono disfatti dei propri escrementi gettandoli sul terreno e dentro le
    case dei nemici.

    Sono episodi spiacevoli. Anche mia madre butta spesso, dalla finestra del
    secondo piano in giardino, i suoi pannoloni sporchi; ha però l’accortezza
    di legarli. Ma lei è psicotica dichiarata: ha un piano cognitivo che le
    permette di capire che certe cose non si devono fare, inficiato però da un’emotività
    che la costringe ad agire in modo compulsivo.

    Le brigate di Hamas devono restituire al più presto il caporale israeliano
    alla sua famiglia. Cosa se ne fanno di un solo prigioniero nascosto contro
    gli 11.000 palestinesi nelle prigioni amministrative israeliane? La stessa
    cosa dovrebbero fare Hezbollah, non bastano i bombardamenti sulla Galilea,
    i morti di Haifa, l’aereo abbattuto a fermare l’esercito israeliano nella
    sua corsa nel cuore del Libano verso Damasco.

    È un gioco inutile senza storia che toglie il divertimento della gara: è
    Israele quello che piscia sempre più lontano e vince tanto più che dalla
    fine degli anni 60’ possiede un arsenale atomico.

    È ora che i pacifisti assumano la narrazione dominante, la forza dominante
    come piano di realtà; conformarsi conformisti per ridurre il danno.

    È giusto alzare la voce, come hanno fatto D’Alema e Prodi ed eccepire un
    secco "esagerati!" agli israeliani quando bombardano il Libano, poi
    delegare al quartetto (USA, ONU, UE e Russia) la gestione delle
    contraddizioni per arrivare alla pace in attuazione alla road map.
    Bertinotti si chiede cosa farà l’Europa. La risposta è semplice: l’Europa è
    la NATO.

    E questo scioglie gli indugi e dà ragione alle parole di Napolitano contro
    l’anacronismo degli atteggiamenti di antagonismo, di non sottomissione, alla
    volontà statunitense.

    La maggioranza uscita dalle scorse elezioni deve costruire una politica
    estera realistica: ciò che è possibile fare. Il Parlamento italiano è una
    splendida casamatta da cui guardare, con pazienza, l’incendio del
    medioriente che insieme a un orribile presente, vomita un passato che
    sembrava in qualche modo superato, aggiustato, recuperato almeno in Libano.
    Troppe speranze inutili, si va oltre e si continua.

    Razionalità vuole che l’unico vero problema sia se il Governo manterrà
    coesione interna o sarà supportato dagli avversari politici. Non è in
    discussione la linea politica, la presenza in Afghanistan e il finanziamento
    delle missioni di guerra, ma chi la voterà. Se il governo esiste oppure no.

    La riduzione del danno riguarda solo la sanità mentale delle persone elette
    che devono votare questo stato di cose.

    Penso a Giovanna Capelli ed Erminia Emprin con cui ho condiviso il
    coordinamento Donne contro la guerra a Milano, Lidia Menapace e la Consulta
    delle donne per la pace, inaugurata a Lodi (ho ancora la cartellina di
    plastica rosa offerta dal Comune); i libri di Maria Luisa Boccia e il
    pensiero lucido; il coordinamento PERLA di Firenze e la presenza di Marisa
    Nicchi: senatrici e deputate

    Ragazze, amiche mie affrontiamo lietamente la follia e salviamoci.

    Annamaria Medri

  • Da la newsletter di "La Nonviolenza in cammino" inoltro l’appello di un gruppo di parlamentari e il dissenso ad esso di Peppe Sini che condivido in toto.Nadia De Luzio.

    . DOCUMENTAZIONE. "PARTIRE DALL’AFGHANISTAN PER COSTRUIRE UNA POLITICA DI
    PACE". UN APPELLO DI ALCUNI PARLAMENTARI
    [Attraverso la mailing list di Attac-Roma (per contatti:
    attac_roma@yahoogroups.com) riceviamo e diffondiamo il seguente appello
    sottoscritto da alcuni parlamentari]

    Il nostro obiettivo primario resta il ritiro delle truppe italiane
    dall’Afghanistan, ed una radicale trasformazione della presenza dell’Onu e
    dell’Unione Europea in quel paese, nonche’ un ripensamento dell’intervento
    della Nato al di fuori del contesto nordatlantico.
    Il ritiro del contingente militare italiano dall’Iraq rappresenta una svolta
    importante sulla quale costruire una nuova politica estera di pace e
    multilateralismo solidale.
    Questa svolta non puo’ dirsi compiuta se sulla guerra in Afghanistan non e’
    stato possibile assumere un’esplicita posizione comune nel programma
    dell’Unione.
    Ciononostante, le forze di sinistra ed il movimento della pace nelle sue
    varie espressioni sono riusciti a strappare con difficolta’ una mediazione
    che valutiamo positivamente.
    Essa prevede il congelamento della presenza militare italiana sul campo,
    respingendo le pressanti richieste della Nato, soprattutto di aerei da
    combattimento, l’aumento della componente civile, ed il monitoraggio
    parlamentare.
    Pensiamo che a queste condizioni sara’ possibile costruire un percorso che
    possa creare le premesse per una radicale trasformazione della presenza
    italiana in Afghanistan, nella prospettiva di un ritiro delle truppe a
    vantaggio di forme efficaci di promozione della sicurezza umana e dei
    diritti fondamentali delle popolazioni afgane, nonche’ di prevenzione
    politica e sociale del conflitto.
    Tuttavia l’aumento dell’impegno militare italiano nell’operazione Enduring
    Freedom, sotto comando Usa, prospettato nel decreto di rifinanziamento
    appare palesemente in contraddizione con un tale percorso.
    Chiediamo pertanto al Governo un’ulteriore riflessione ed un ripensamento.
    Prendiamo atto delle decisioni che ora la coalizione e’ in grado di assumere
    ma siamo intenzionati a sviluppare un’iniziativa costante a livello politico
    e parlamentare per far si’ che agli impegni presi segua un effettivo
    cambiamento di rotta della politica estera italiana in Afghanistan.
    *
    Francesco Martone, Silvana Pisa, Piero Di Siena, Giovanni Battaglia,
    Giovanni Bellini, Maria Luisa Boccia, Paolo Brutti, Jose’ Luis Del Roio,
    Guido Galardi, Nuccio Iovene, Giorgio Mele, Lidia Menapace, Sabina Rossa,
    Anna Maria Palermo

    . RIFLESSIONE. PEPPE SINI: UN PROFONDO DISSENSO DALL’APPELLO CHE PRECEDE E
    UNA PREGHIERA ANCORA

    L’appello che presentiamo sopra e’ sottoscritto anche da persone cui ci lega
    un’antica e profonda amicizia. Amicizia che non e’ in discussione.
    Cio’ che obiettiamo ai firmatari e’ che, se il testo che ci e’ pervenuto e’
    corretto e se interpretiamo bene le loro parole, essi infine "prend[ono]
    atto delle decisioni che ora la coalizione e’ in grado di assumere" con cio’
    intendendo la prosecuzione della partecipazione italiana alla guerra in
    Afghanistan.
    Cosicche’, pur persuasi che la guerra sia un male e che la pace sia un bene,
    non solo subiscono la prosecuzione della partecipazione italiana alla guerra
    afgana, ma la avallano di fatto poiche’ ad essa non dichiarano - almeno
    finora - che intendono opporsi esplicitamente nel modo in cui nelle
    assemblee democratiche con potere deliberativo ci si esprime: con il voto.
    *
    Crediamo che cio’ significhi commettere due errori, anzi tre.
    Il primo: farsi sostenitori de facto della guerra e recarne la
    corresponsabilita’ qualora si voti a favore del decreto del governo che la
    prosecuzione della partecipazione militare italiana alla guerra afgana
    stabilisce.
    Il secondo: violare la Costituzione, che all’art. 11 e’ esplicita ed
    ineludibile: a una guerra come quella in corso in Afghanistan l’Italia non
    puo’ partecipare, chi delibera in senso opposto agisce contro la
    Costituzione; il fatto che altri lo abbiano gia’ fatto prima non autorizza a
    farlo di nuovo, cosi’ come il fatto che nel corso della storia tanti omicidi
    siano stati commessi non legittima l’omicidio. Qualora si voti a favore del
    decreto che la prosecuzione della partecipazione militare italiana alla
    guerra afgana stabilisce, la violazione della Costituzione e’ flagrante.
    Il terzo: almeno una delle persone che hanno sottoscritto il testo che
    precede e’ da sempre figura di riferimento dell’impegno di pace. Un suo voto
    a favore della guerra sarebbe una palese contraddizione.
    In questo momento di terribile confusione in cui alcuni pretendono di
    chiamare missione di pace quella che e’ partecipazione alla guerra, e molti
    stanno cedendo alla guerra facendosi scudo del fatto che anche alcune
    persone buone stanno parimenti cedendo, noi ancora una volta preghiamo
    coloro che in passato alla guerra seppero opporsi di non cedere ad essa ora.
    *
    E per dirla tutta: per chi scrive queste accorate righe non e’ in
    discussione la stima e l’affetto per Lidia Menapace, come non era in
    discussione la stima e l’affetto per Norberto Bobbio, e la stima e l’affetto
    per Alex Langer, in vicende passate che con la presente hanno qualche
    analogia di fondo: ma che gli sciagurati guerrafondai possano abusivamente
    farsi scudo del nome di Norberto Bobbio, o di Alex Langer, o di Lidia
    Menapace, questo ci indigna e ci addolora.
    Il parlamento italiano sara’ chiamato al voto tra pochi giorni. Il
    parlamento che anche noi abbiamo eletto. E poiche’ l’Italia e’ una
    democrazia parlamentare, il potere di fare le leggi e’ del parlamento; ed e’
    il parlamento quindi che decidera’ la guerra o la pace. Sappiamo bene che
    pressoche’ la totalita’ delle forze politiche presenti in parlamento e’ per
    la guerra. Ma almeno le persone che alla guerra sono state sempre contrarie
    non si dimentichino di se stesse, e per quanto e’ in loro potere difendano,
    con la pace, la Costituzione, la dignita’ del popolo italiano e delle
    istituzioni democratiche, le vite di coloro che la guerra invece uccide.

  • Care amiche,

    non sappiamo se nei prossimi giorni interverranno dei cambiamenti rispetto al dibattito che si è aperto in queste settimane intorno alla questione scottante del rifinanziamento delle missioni militari italiane all’estero. Abbiamo a lungo discusso fra noi e vi inviamo un breve testo che cerca di esprimere il senso del nostro difficile interrogarci su un passaggio politico così importante.

    Con affetto

    Donne in Nero di Udine

    Il 17 luglio 2006 sarà discusso in Parlamento il decreto legge governativo sul rifinanziamento delle missioni militari italiane all’estero. Una circostanza che costituirà un momento cruciale di verifica delle linee di politica estera assunte dal governo di centro sinistra e si tradurrà in un inevitabile confronto tra le forze politiche che lo sostengono.

    Lontane da ogni collateralismo e consapevoli dell’importanza della nostra autonomia, come Donne in Nero di Udine ribadiamo, in questo delicato frangente, una posizione di intransigente rifiuto della guerra, che si configura, oltre alla dichiarazione di principio, in una ricerca di azioni, percorsi, scelte capaci di intervenire sulla realtà, in una prospettiva di risoluzione nonviolenta dei conflitti.

    Noi Donne in Nero non costituiamo un movimento monolitico, siamo al contrario caratterizzate da molteplici differenze che riguardano la storia, la formazione, le esperienze di ciascuna attivista. Questa diversità interna è sempre stata accolta come elemento di ricchezza, occasione di confronto, di dibattito, di crescita comune. Ma imprescindibili risultano per noi alcuni principi che ci vedono concordi nel richiedere al nuovo governo una politica estera capace di segnare una evidente discontinuità rispetto alle scelte operate dall’esecutivo guidato da Silvio Berlusconi.

    Una politica estera che accanto al ritiro del contingente italiano dall’Iraq preveda, in Afghanistan, lo sganciamento dai vincoli operativi e finanziari della missione Enduring Freedom guidata dagli USA e il conseguente allontanamento da quel territorio.

    Una politica estera che in Medio Oriente riesca ad assumere, in concerto con le istituzioni europee e internazionali, interventi tempestivi per tutelare la popolazione palestinese dal brutale e spropositato uso della forza messo in campo dall’esercito di occupazione israeliano; che proponga azioni di pressione su Israele per la ripresa del dialogo con le autorità palestinesi e per il riconoscimento del diritto dei palestinesi ad avere un proprio Stato. Fondamentale e urgente risulterebbe, in questa prospettiva, la rottura dell’accordo di cooperazione militare tra Italia e Israele stipulato dall’amministrazione Berlusconi, unico esempio in Europa.

    Mentre si profilano all’orizzonte nuovi tagli alla spesa sociale, sacrifici e rinunce per lavoratori/lavoratrici e pensionati, come Donne in Nero continueremo a premere sul governo italiano per una riduzione delle spese militari, convinte che la sicurezza e il benessere di un Paese stanno nella qualità e nella diffusione dei servizi di welfare, nel progressivo disarmo e nell’assunzione di una difesa civile nonviolenta.

    Siamo consapevoli che il dibattito parlamentare del 17 luglio determinerà un voto differenziato fra quei deputati e senatori/senatrici che mantengono relazioni con il movimento per la pace, condividendone idealità e pratiche. Pur essendo in consonanza con quanti/e esprimeranno un rifiuto del rifinanziamento della missione in Afghanistan, assumiamo la lacerazione di chi, pur dicendo sì all’accordo, si impegna in un percorso di controllo e di mutamento per arrivare non solo a un ritiro da Kabul, ma anche a una ridefinizione della presenza militare italiana nelle diverse aree del mondo. Riteniamo indispensabile impegnarci affinché il movimento per la pace di cui facciamo parte riprenda l’iniziativa, acquisendo una più incisiva capacità di pressione e di proposta politica nei confronti delle istituzioni.

    Donne in Nero di Udine

  • Capisco la difficoltà di ammettere la tragica realtà
    delle cose invece di continuare a vivere un mondo
    virtuale che tranquillizza la propria coscvienza ed
    evita conflitti laceranti. Ma io che sono cattolico
    devo affrontare la realtà, e questa realtà mi dice che
    il governo dell’Unione è contro la pace, è un governo
    dominato e controllato dalle stesse lobbies che
    controllavano Berlusconi. E’ un Berlusconi bis con un
    programma antisociale, contro i lavoratori che ha
    messo al centro solo la risuzione del livello di vita
    della popolazione: sanità e pensioni. Le uniche misure
    che Visco aveva individuato contro la rendita
    immobiliare, difronte alle proteste del mondo
    finanziario sono state immediatamente riviste!! Questo
    governo Prodi è una fotocopia di quello di Berlusconi:
    dobbiamo tornare all’opposizione per ricostruire una
    sinistra che difenda veramente gli interessi della
    popolazione: l’esperienza DS e Rifondazione è finita,
    dobbiamo dare una svolta. Sostenere la guierra in
    Afganistan e sostenere come sta facendo Prodi la
    guerra del governo di Israele contro i diritti dei
    palestinesi è un atto di criminalità politica che non
    può essere votato ed appoggiato in nessun modo! Qui si
    vede la discrimenante tra chi ha qualcosa da difendere
    nella struttura di potere dell’Unione o chi lotta solo
    secondo la propria coscienza: questa è l’ora della
    verità!!
    Lorenzo Dellacorte

  • vorrei far pervenire a Lidia tutto l’affetto,la stima,la solidarietà, l’ammirazione e il rispetto che ho sempre avuto per lei da quando l’ho incontrata la prima volta nel 68 alla Cattolica di Milano..
    Nello stesso tempo capisco e condivido le preoccupazioni e le motivazioni espresse da Nella a sostegno dei senatori che si rifiutano di votare per la permanenza dei nostri soldati in Afganistan. E allora ? Nel mio splendido isolamento di Vallecrosia Alta ( con un marito
    > affetto da Alzheimer e una cagnolina con tumore ) mi sento incerta , impotente .La bandiera della pace è così scolorita che non si legge più la parola pace. Vorrei partecipare alla assemblea di Roma ma il mio ruolo attuale di badante permanente me lo impedisce .Vorrei però che non ci
    > accontentassimo del fatto che abbiamo mandato a casa Berlusconi e che abbiamo salvato la Costituzione con la vittoria del Referendum.,che abbiamo ministri più presentabili e qualche donna illuminata .Vorrei che si parlasse meno di un NUOVO PARTITO DEMOCRATICO ( preferisco la Sinistra europea ) ma che si fosse più coerenti e determinati su questioni importanti come la guerra, i diritti,la laicità, il lavoro,l’economia, l’etica .La politica ufficiale ha sempre avuto tempi e modi che come movimento delle donne non ci sono mai piaciuti e la nostra politica è sempre
    > stata quella di barcamenarci, un piede dentro e uno fuori dalle istituzioni ,facendo prevalere la pietas, il maternage, la complicità con i nostri amati compagni.. Ma ormai "siamo uscite dal silenzio" e non possiamo rassegnarci di sopravvivere ,contente del bicchiere mezzo pieno.Per riempirlo ,per vincere il patriarcato,la misoginia ,la violenza fisica e psicologica non dobbiamo smettere di indignarci, di disobbedire, di resistere ,di lottare senza accettare a occhi chiusi che qualcuno lo faccia in nostro nome. Marta Ghezzi

    lisistrata@yahoogroups.com

  • cara Rita , Doriana

    mi tocca riscrivere la mail...si è cancellata, era di getto non so se questa mi verrà uguale...

    Condivido in pieno e non c’è ,niente da aggiungere al post di Doriana, cio’ nonostante so che la politica schifosamente, prevede compromessi.Stiamo meglio noi, fuori dalla mischia, piu’ liberi di dire e fare....di Lidia.So che ci appoggerà moralmente! Ne sono certa.....

    E’ complicato questo momento storico....l’idea di Pace è minata anche da una filosofia di vita che gravita ovunque attorno all’idea della crescita economica....,aumentano i grattacieli, spariscono interi paesini, aumentano i megastore ,spariscono le botteghe e gli artigiani,aumenta l’idea di un’unica lingua l’inglese, sparicono i dialetti locali e tutte le culture relative.....la tv appiattisce la creatività......da ogni punto di vista si stanno impoverendo così intere nazioni, paesi, culture,storie,antiche usanze...antiche lingue....perfino la Cina , così diversa da sempre,si sta impoverendo gravemente delle sue tradizioni, facendo spazio ad un’omologazione triste e piatta.

    il mio discorso è un po’ confuso, scusatemi.

    In sostanza la Pace , secondo me va raggiunta parallelamente al raggiungimento dell’idea che la vita va rispettata in tutti i suoi aspetti: Ambientali, Culturali,Religiosi.I conflitti nascono dal non rispetto ed accettazione delle diversità...ognuno vuole imporre all’altro la propria ideologia....cosa si vuole imporre ?

    Una civiltà basata sull’economia , sul dio denaro. Il grave è questo.....

    temo il processo inverso veramente difficile.....

    scusate la confusione! carla
    !—>

    Malandrine Girls

  • Roma, 11:36

    AFGHANISTAN: P.CACCIARI (PRC) SI DIMETTE E NON VOTA

    Paolo Cacciari annuncia le sue dimissioni da parlamentare del Prc e, quindi, la sua non partecipazione al voto sia della mozione sull’Afghanistan che del ddl sul rifinanziamento alle missioni all’estero. Cosi’ il dissidente porta fino all’estremo la sua posizione contraria al governo e alla maggioranza. L’annuncio e’ stato dato in aula alla Camera in sede di dichiarazione di voto sulla mozione.

    www.repubblica.it 19.7.06

    • Roma, 12:00

      AFGHANISTAN: LA CAMERA APPROVA MOZIONE DELL’UNIONE

      L’aula della Camera ha approvato con 298 si’, 249 no e un astenuto la mozione di maggioranza sull’Afghanistan. La mozione, sottoscritta da tutti i gruppi dell’Unione, impegna il governo a "promuovere nelle sedi internazionali competenti, in special modo nell’ambito delle Nazioni Unite e della Nato, una riflessione sulla strategia politica e diplomatica che deve accompagnare la presenza internazionale in Afghanistan"; una "verifica sull’impegno e la presenza internazionale in Afghanistan" ma soprattutto, impegna il governo a promuovere in sede internazionale "una valutazione sulla prospettiva di superamento della missione Enduring Freedom". Inoltre, la mozione prevede che si promuova una "nuova conferenza internazionale sull’Afghanistan" e che venga svolta "un’azione determinata per il rilancio dell’Unione Europea e per un suo protagonismo sulla scena internazionale quale forza di dialogo, di promozione della pace, della liberta’, della democrazia e dello sviluppo, nel rispetto della legalita’ e del diritto internazionale". E ancora: la mozione chiede che si porti avanti una "determinata azione volta al rafforzamento delle organizzazioni internazionali, a partire dall’Onu, quali insostituibili sedi multilaterali di confronto". E impegna il governo a "promuovere in questo quadro - prosegue la mozione dell’Unione - le iniziative volte a costituire un contingente militare di pronto intervento per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale alle dirette dipendenze della segreteria generale delle Nazioni Unite" e, infine, a "mantenere uno stretto rapporto con il Parlamento".

      www.repubblica.it 19.7.06