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L’emergenza casa prosegue nella Pavia collusa con la mafia

Publie le venerdì 6 agosto 2010 par Open-Publishing
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Tutte e tutti abbiamo letto dei fatti che stanno accadendo alla signora Zappalà in
quel di Gambolò, paese in provincia di Pavia, fatti emergere grazie al lavoro indipendente di documentazione ed
inchiesta (nonchè attiva partecipazione disinteressata) svolto primo fra tutti da
Giovannetti e dal gruppo di "Insieme per Pavia".
Contemporaneamente, nella nostra città capoluogo, prosegue l’altrettanto preciso e
puntuale lavoro di denuncia contro lo scempio che si vuole mettere in atto al Parco
della Vernavola, nell’area teatro della storica Battaglia di Pavia.

Gli inediti ed inquietanti fatti emersi nelle ultime settimane, atti a smentire il
Prefetto Picchiatore (vedasi il caso INNSE la scorsa estate) meneghino Gian Valerio
Lombardi riguardo all’estraneità di infiltrazioni mafiose sul nostro territorio,
hanno parzialmente oscurato il tema del mattone nella cronaca locale quotidiana.
L’emergenza casa continua, anche nella nostra città amministrata da personaggi che
sono costretto a definire, non senza fastidio, "quantomeno sospetti".

A quanto mi risulti, l’ultimo Consiglio Comunale cittadino nel quale si sia parlato
dettagliatamente di edilizia residenziale pubblica risale allo scorso 21 dicembre,
ovvero l’ultima seduta del 2009. Nello stesso periodo l’Amministrazione pubblicava la
graduatoria provvisoria delle richieste per un alloggio popolare a canone moderato,
dell’ammontare di 819 nominativi registrati tra la fine del 2007 e la fine del 2009.
In costante aumento. A seguito della pubblicazione, si sono susseguite per alcuni
giorni analisi, commenti e commentini da parte degli "addetti ai lavori". Dopo, un
silenzio straziante.

Tra aprile e maggio di quest’anno l’Amministrazione Comunale, ancora spensieratamente
al comando della città, dichiarava la propria intenzione di procedere alla vendita
del patrimonio di edilizia pubblica, in linea con la proposta lanciata a fine marzo,
appena un mese e mezzo prima, dal ministro Renato Brunetta di "rendere proprietarie
di case ex-IACP almeno 800.000 famiglie italiane, vendendo gli alloggi ad un prezzo
calcolato in base al canone di affitto mensile" (vedasi al riguardo l’articolo di
Gianni Trovati sul quotidiano di Confindustria "Il Sole 24 Ore" dal titolo "La casa
popolare costerà all’inquilino 30mila euro").

La previsione di bilancio triennale 2009-2011 prevedeva la sistemazione di poco più
di un centinaio di alloggi popolari, ancora ostinatamente sfitti perchè non
rispondenti alle normative igienico-sanitarie in vigore. Ammesso che sia una giusta e
sufficiente giustificazione, come si pone il problema rispetto a tutti gli sproloqui
sul "decoro urbano" cittadino? La dignità di una città si misura unicamente
sull’arredo urbano o possiamo umilmente considerare anche i diritti fondamentali di
ogni singola persona, tra cui l’inalienabile diritto alla casa?

A fronte di una graduatoria sempre più satura di nomi di richiedenti un alloggio a
canone moderato, quali tortuosi, illogici e machiavellici ragionamenti di casta
oppone l’Amministrazione quando si sottolinea come, peraltro in barba alla legge
italiana e dunque in maniera criminale, si proceda a costruire 14 lussureggianti
palazzine all’interno di un parco, in un’area di grande importanza storico-culturale?
Come si giustifica la continuità d’azione con la precedente giunta di sinistra e di
centro in tal senso, dopo avere sempre espresso contrarietà a tale progetto quando
Cattaneo e soci non erano ancora sulle poltrone?

Sanno lorsignori che mentre si accodavano diligentemente alle veline di Brunetta, a
Bologna si allestiva una tendopoli nella principale piazza cittadina destinata a
durare mesi? Che nel purtroppo celebre quartiere Zen di Palermo proseguivano manu
militari gli sfratti degli occupanti? Che ad Asti, nel vicino Piemonte, i sindacati
di base, le associazioni ed i movimenti occupavano una palazzina, ovviamente sfitta
ed abbandonata ai topi, del centro cittadino?
E che, soprattutto, anche l’Unione Europea si è parzialmente svegliata dal suo
fastidioso e pruriginoso torpore lo scorso marzo, sbloccando fondi per l’edilizia
convenzionata e per le comunità emarginate, "ben" rappresentate a Pavia e limitrofi
dalla popolazione di etnia Rom?!
Sarebbe il caso di informare i nostri attenti e lesti amministratori locali, tenuti a
rispettare le leggi in vigore (di cui sono rappresentanza locale) ed a conoscere
quelle nuove ufficialmente in vigore. Che non siano solo le veline del neofascista
xenofobo Maroni contro "negri, zingari ed anarchici sovversivi".

Data la situazione di stallo della politica locale, con le indagini che proseguono
nei confronti di personaggi che hanno in mano l’amministrazione della cosa pubblica,
sarebbe conveniente che gli organi di "vigilanza democratica", ovvero quella
Magistratura sempre così solerte, azzerassero la Giunta commissariando il Comune,
come d’altronde già accaduto con la precedente amministrazione di centro e di
"sinistra". Magari evitando di promulgare inutili leggi sul decoro in città ma
decidendo di darsi da fare una buona volta per garantire a tutte e tutti quei diritti
fondamentali elencati dalla Costituzione: casa, reddito e sviluppo sociale su tutto.

O meglio ancora, applicare quel tanto odiato quanto dimenticato dalla borghesia
governista articolo 43 della Carta Fondamentale. In soldoni, gestione cooperativa di
lavoratrici e lavoratori di "servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a
situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale."
(citazione testuale). Restando conscio del fatto che il padronato insieme al suo
braccio armato, la Magistratura, sono pronti alla guerra ad oltranza a simili
soluzioni. Lo si è visto per la INNSE, per la FIAT e per l’industria della terra
occupata di Sardegna. Solo un autogoverno operaio può mettere in pratica simili
soluzioni (legalissime, vista la fonte! in pieno terzo millennio.

Non abbandoniamo il lavoro di documentazione, inchiesta e informazione sul problema
della casa: prima o poi il vaso traboccherà. La crisi per noi operai non è finita...

MATTIA LACONCA - PER LA LOTTA CONTINUA - PAVIA

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