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L’inganno del G20

Publie le mercoledì 7 luglio 2010 par Open-Publishing
9 commenti

L’inganno del G20

Il G20 di Toronto si è concluso con un fallimento rispetto alle attese iniziali. L’agenda del dibattito si è concentrata soprattutto sul tema della crisi economica. Ma anche su questo versante il G20, segnato dalle divergenze tra Usa ed Europa, ha deluso dopo aver annunciato decisioni esibite come promesse di rinnovamento, smentite puntualmente dai fatti. Il vertice ha respinto persino le proposte minime sulla regolamentazione dei mercati e la tassa sulle banche. Un esito che i commenti della stampa hanno definito scoraggiante: “Un summit che avremmo potuto benissimo risparmiarci”, è la sentenza senza appello di vari quotidiani europei. Dunque, il summit ha svelato l’ennesimo inganno pompato con finalità pragmatiche, almeno stando alle dichiarazioni di principio.

Al di là delle buone intenzioni (si sa che “la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni”) che impressionano solo gli spettatori ingenui e tendenzialmente creduloni, a chi per indole e formazione è sempre vigile, non è sfuggito il carattere capzioso dietro cui si ripara una mistificazione che inganna la buona fede della gente. Il summit doveva patrocinare un disegno volto a riabilitare un sistema economico di rapina e sfruttamento imposto a miliardi di esseri umani, piombato in una grave crisi strutturale che ha causato un crollo verticale dei consensi. E’ dunque inevitabile dubitare del valore di simili iniziative che servono al massimo a rimuovere i sensi di colpa dell’occidente e ad alimentare le illusioni della gente. Occorre rifuggire dalle facili suggestioni create dai mass-media, denunciando la natura ipocrita di operazioni spacciate come attestati di amicizia e fraternità universale, mentre in realtà approfittano delle speranze dei popoli.

Ormai anche i bambini sanno che i vertici del G20 perseguono solo gli interessi di quel 20% di parassiti che consumano oltre l’80% del reddito prodotto dall’intero genere umano. Non è un caso che l’immenso fiume di denaro devoluto negli anni scorsi ai paesi poveri sia solo servito a rimpinguare le tasche dei ceti dirigenti dei paesi poveri e delle oligarchie finanziarie dei paesi ricchi, grazie agli interessi usurai o alla vendita di armi. Se da un lato si ostenta a chiacchiere la volontà di annullare il debito che affoga i paesi africani, che non potrà mai essere estinto poiché solo gli interessi stanno letteralmente strozzando quei popoli, dall’altro lato i proclami retorici coprono nuove liberalizzazioni economiche. Ma quale strozzino ha mai estinto spontaneamente il debito contratto dalle sue vittime? Nessuno. Eppure, siamo pronti a credere che ciò possa accadere agli usurai della finanza globale, solo perché lo hanno annunciato in Tv i capi di stato del G20.

Dopo il crollo del muro di Berlino e la dissoluzione del blocco filo-sovietico, gli USA si sono ritrovati ad essere l’unica superpotenza militare sulla scena globale, per cui hanno assunto il ruolo di gendarmeria mondiale, esautorando l’ONU e arrogandosi l’esercizio esclusivo della forza e del diritto internazionale, mentre sul piano commerciale sono emerse nuove rivalità tra i colossi del mercato mondiale: Usa, Europa, Giappone, Cina e India, i principali protagonisti del nuovo assetto mondiale. Negli anni ’90 i centri nevralgici del potere decisionale si sono spostati in quelle sedi di natura sovranazionale, cioè il WTO, la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale, i summit del G8, ecc.

L’avvento del nuovo millennio ha visto la nascita del cosiddetto "popolo di Seattle", un movimento eterogeneo di rivolta anticapitalista che ha avviato un ciclo di lotte di massa a livello internazionale, il cui apice è stato raggiunto in occasione del G8 di Genova nel luglio 2001. In quella circostanza la reazione del potere, messo in discussione e turbato dalle folle che si contaminavano e contestavano il modello di società imposto dalla “globalizzazione neoliberista”, progettando “un altro mondo possibile”, propugnando esperienze di autogestione politica in alternativa al verticismo delle oligarchie finanziarie, non tardò a manifestarsi in modo irrazionale, svelando la natura criminale e antidemocratica del nuovo assetto incarnato dai capi di stato del G8.

Nella fase iniziale la reazione proruppe in atti di brutalità poliziesca, condannati dall’opinione pubblica e denunciati dal movimento tramite fotografie e filmati autoprodotti, testimonianze e inchieste di controinformazione, per cui la fase seguente ha visto un salto di qualità dell’azione repressiva. Fu a quel punto che intervenne il disastro dell’11 settembre, fornendo un alibi usato scientificamente per evocare e legittimare uno stato di "guerra preventiva e permanente" contro il terrorismo globale.

L’apparente dicotomia “terrorismo/guerra” ha avvolto una mostruosa riedizione della "strategia della tensione" su scala planetaria: “destabilizzare per stabilizzare”, cioè preservare l’ordine mondiale con il terrore. In effetti, da quel momento la parabola ascendente del movimento no global ha subito un brusco rallentamento, fino ad arrestarsi, per riprendere vigore nel 2007, in occasione del G8 di Rostock, in Germania.

Questo sistema di potere sovranazionale è ormai sprofondato in una crisi durevole, sul piano sia economico che ideologico. Il processo discendente è in atto da anni, benché non sia così evidente agli occhi delle persone più superficiali, plagiate dalle manipolazioni delle informazioni. L’opinione pubblica è in gran parte formata da una propaganda ingannevole e tendenziosa che i mezzi di comunicazione di massa operano quotidianamente, occultando la realtà delle cose. Tuttavia, le contraddizioni latenti, insite nel nuovo assetto globale, sono destinate ad acuirsi e ad esplodere, investendo anzitutto le istituzioni più tradizionali, cioè gli ordinamenti parlamentari borghesi, ma anche le strutture sovra-nazionali a partire dai vertici del G8 e del WTO, innescando un ciclo conflittuale in grado di scatenare una rottura critica del sistema su scala globale.

I segnali sono palesi ovunque, in particolare in America Latina, mentre in Europa il processo di disintegrazione si configura in forme (solo apparentemente) meno acute e virulente. Ormai anche da noi le rivolte dei migranti, dei giovani lavoratori precari, dei proletari sfruttati, sono all’ordine del giorno. Si pensi alle vertenze e alle lotte in corso nei luoghi di lavoro e di studio, nelle fabbriche, nelle scuole, nei ghetti, nelle piazze. Si pensi alle iniziative locali che intere popolazioni stanno mettendo in piedi in varie parti del mondo. Il fiume del movimento no-global si è praticamente sciolto in infiniti rivoli di protesta e rivolta, in numerose iniziative di lotta riconducibili ad un unico denominatore comune: il rifiuto della logica perversa e affaristica dell’economia di mercato. Un modo di produzione globalizzato, retto su leggi inique, dettate dalle lobbie finanziarie del neoliberismo. Un sistema economico, politico e sociale cinico e disumano, che ormai sono sempre meno le persone disposte a subire passivamente, senza reagire e ribellarsi.

Se è vero che Usa, Europa, Giappone, Cina e India sono gli attori principali del nuovo scacchiere geo-politico, che le redini del potere economico sono detenute da organismi sovranazionali, non bisogna dimenticare le schiere di forza-lavoro migrante, le “turbe dei pezzenti”, le moltitudini reiette e disperate in perenne movimento, masse sottosalariate che non sopporteranno più il peso sovrumano dell’ingiustizia. I popoli finora oppressi e tormentati dalla fame, dalle epidemie, dalla guerra, relegati ai margini della storia, dissanguati dall’usura finanziaria internazionale, non resteranno per sempre prigionieri della paura e della rassegnazione, ma prima o poi sorgeranno dallo stato di inerzia in cui sono sprofondati, per riappropriarsi finalmente dei propri diritti.

Lucio Garofalo

Messaggi

  • Questo post è un OT

    Avrebbe dovuto stare sotto l’articolo: la piramide rovesciata. Ma la redazione evidentemente ha ritenuto che i commenti fossero troppi e mi ha posto un stop. Per cui mi scuso di postarlo qui.

    Caro Enrico, hai ragione, però...

    molto umilmente mi limito a copiare:

    "La parola soviet indica quegli organismi rivoluzionari e di lotta espressi direttamente dai lavoratori e dagli operai, sorti a Pietroburgo durante la rivoluzione russa del 1905, che avrebbero poi costituito almeno in teoria la struttura fondamentale dello Stato nato dalla rivoluzione bolscevica dell’ottobre (novembre) 1917"

    "Solo nei primi anni della loro nascita i soviet funzionarono come organi di democrazia rivoluzionaria; successivamente con l’ascesa di Stalin vennero completamente svuotati di significato."

    "Ssalin attuò una politica di accentramento nelle sue mani del potere, creando una vera e propria dittatura, a quel punto i soviet non ebbero più ragione di esistere".

    In quanto a Trotzko, fermo restando la struttura economica come base delle sovrastrutture successive della società, io vedo solo due classi: chi ha il potere e chi non ce l’ha.

    Ma credo che i rapporti di potere si possano cambiare anche con qualcosa che non ha strettamente a che fare col rapporto dei pesi economici, la lotta di noi tutti sarebbe persa in partenza.

    Gandhi cambià l’India lottando contro delle ideologie e non solo contro una economia, e usò idee, non patrimoni finanziari, e non mirà a instaurare nuove forme di discriminazione economica ma autonomia e autarchie di territorio. E non voleva che si usasse la rivoluzione dele armi ma quella del pensiero.

    Comunque, ognuno ha ragione nel suo punti di vista, e deve essere rispettao per questo, anche quano sembra di non capirlo

    cordialmente

    viviana

    • le mie critiche ad Ancona sono state cancellate. Le sue derive antiEBRAICHE no? Qualcosa vorrà dire? Provo ad evitare di firmarmi per aggirare un’eventuale stop automatico. E’ andato perduto anche il mio saluto a bellaciao visto che ha fatto la sua scelta circa "chi" censurare e - su certe cose - non ammetto mediazioni. Un saluto a tutte e tutti

    • Io sono ottimista e voglio bene a tutti. Quando i miei post spariscono o vedo che non compaiono anche se li riposto tante volte, penso che sia un errore tecnico. Capita! Non penso mai che possa essere qualcuno contro di me. E se c’è si fotta!

      Saluti allegri a tutti!
      Martedì mi operano alla schiena !! EVVIVA!!! : - ). Se Dio vuole, esco da questa tortura e potrò di nuovo camminare!!!!!

      C’è di peggio al mondo di un post cancellato! saluti a tutti e grazie della lunga chiacchierata.

      viviana

    • Cara Viviana, in bocca al lupo !!!

      Raf

    • Ne ho affrontati tanti che mi fa un baffo!
      Grazie Raf

      Sempre amici

      Anche con Trosko. Si può essere amici anche tra sordi.

      viviana

    • Mi trovate il testo del remaque di Bonaveri su Contro diventato La ballata della legge-bavaglio?

      viviana

    • Cara Viviana, ti auguro una sincera e pronta guarigione, anche da parte della mia compagna.Un caro saluto a presto. Nando

    • Ciao viviana, sono Bonaveri.
      A te il testo. La mia mail e’ germano@bonaveri.it
      CIAO!

      CONTRO (Testo G. Bonaveri Musica F. Guercio e G. Bonaveri)

      Contro ogni bavaglio all’informazione
      Contro chi ha paura della verità
      contro giornalisti servi di un padrone
      contro opinionisti senza libertà

      Contro grandi marchi e multinazionali
      Contro i terroristi delle pandemie
      Sono contagiosi più di quei maiali
      che hanno macellato nelle farmacie

      contro gli incentivi alla rottamazione
      contro sfruttatori della precarietà
      contro ogni delirio di globalizzazione
      e l’azzeramento di ogni identità

      Contro ogni razzismo etnico e sociale
      Contro i paladini dell’italianità
      Che hanno rinnegato l’inno nazionale
      Pare per questioni di musicalità

      Contro chi deplora le intercettazioni
      Causa primigenia di lesa maestà
      sono più immorali le conversazioni
      dei politicanti di questa società

      contro gli evasori e i loro paradisi
      contro chi ha scudato la loro impunità
      paghino loro adesso il prezzo della crisi
      a noi è rimasta solo la nostra dignità

      Contro chi tradisce la costituzione,
      sotto giuramento d’eterna lealtà:
      contro chi fa scempio della mia nazione
      non ci siano sconti, non ci sia pietà.

      Contro chi non crede che si possa fare
      contro il pessimismo e l’immobilità
      Contro chi decide le regole del gioco
      contro chi partecipa e regole non ha.

    • Grazie Nando.

      E Grazie, Bonaveri, del testo. L’ho messo su http://masadaweb.org.
      Sono onorata di avere una risposta direttamente da te. Sei una persona che stimo e che ammiro. Hasta la victoria!

      viviana