Home > La classe operaia è resuscitata

La classe operaia è resuscitata

Publie le domenica 16 gennaio 2011 par Open-Publishing
5 commenti

Una cosa è certa, o quasi. La vicenda Mirafiori e Marchionne hanno di fatto scoperchiato una verità tenacemente messa a tacere e nascosta da parte sia dei poteri economici che politici, sia anche da parte dei nuovi "marxisti" o "post-marxisti". La riscoperta della classe operaia!
Ci siam svegliati una mattina ed abbiam scoperto che la classe operaia esiste, è viva e vegeta, un pò malconcia dal punto di vista politico , ma viva e ben pronta ad non voler morire. Per settimane è stata presente sui mass-media come in vent’anni mai!

Oh intendiamoci! Non è che l’han cercata di non farla scomparire anche fisicamente, se avessero potuto!.

Ma non si può.
Eh no! Non si può perchè per la continuazione e la ri-produzione della ricchezza, del capitale, occorre che qualcuno venda forza lavoro, ed il lavoro oltre che essere immateriale, ossia, insieme al lavoro immateriale, "cognitivo", occorre che questo venga accompagnato anche dalle merci materiali. Oggi, senza l’uno non vi può essere l’altro. O meglio. Il primo non avrebbe necessità di esistere se non si accompagni alle merci e ai beni materiali. Si può anche scambiare lavoro immateriale e in una ristretta zona di mercato , ma finalizzato a consentire di abbassare il costo del lavoro ed aumentare la produttività per la produzione di merci materiali. La divisione internazionale del lavoro ha allontanato , e allontana sempre più ma solo fisicamente, le zone per la produzione materiale delle merci. Verso oriente quella materiale, in occidente quella immateriale. Ma dipendiamo dall’oriente tanto quanto l’oriente dipende dai mercati e dal lavoro "cognitivo" dell’occidente, senza il quale sia in occidente che in oriente, non si potrebbe avere, oggi, il controllo sociale , il controllo della vita delle persone, e quindi il controllo per lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

L’operazione Marchionne vuole far diventare l’Italia la zona orientale degli Usa. In Italia si assemblano le merci che troveranno mercato negli Usa.

Altra cosa certa è che si è riscoperta che la parte più viva e nobile del paese , se la si volesse proprio cercare, sta proprio in quella parte della popolazione che suda e che fatica. Che chiusa in fabbriche ed officine per dieci , dodici ore in catena di montaggio o sui banchi di lavoro consente per il 90% al sostentamento e alla produzione di servizi , di cui tutti usufruiscono. Questa parte della popolazione non si può permettere bunga bunga, ne escort, ne case a Montecarlo, al massimo una scopata con la moglie , nel giorno di riposo, se non si è troppo stanchi!

Sulle spalle dei cinquemila di Mirafiori si è voluto scaricare tutti i mali e le responsabilità della cosiddetta globalizzazione ( in realtà del capitalismo sotto mentite spoglie). Da loro dipendeva le sorti non solo della fabbrica, non solo dell’industria dell’auto, ma di tutto il paese. In questo vi era il ricatto! Nonostante questo, nonostante tutta la campagna mediatica, nonostante la real-politik dei sindacati gialli ( vecchi e neo) . questa parte della popolazione ha risposto con la schiena dritta. Ha dato una risposta che contiene tutto il valore politico e tattico. Diciamo si , per togliere tutti gli alibi, ma attenti che per il no siamo in tanti!! Ed anche chi ha votato si , lo ha fatto pensando il no.

Zag(c)

Messaggi

  • Toh, lo dice persino Eugenio Scalfari ...

    "La classe operaia deve tornare in paradiso" :

    http://www.repubblica.it/economia/2011/01/16/news/la_classe_operaia_deve_tornare_in_paradiso-11280829/?ref=HRER2-1

    Certo, la sua tesi è di tipo socialdemocratico/classico, si potrebbe dire basata sul "modello renano" ...

    Ma è anche innegabile che si tratta di una rottura culturale netta con il mito neoliberista che ha ormai pervaso anche il PD.

    Si, la working class è resuscitata ... e tutti dovranno fatalmente farci i conti.

    K.

    • Scalfari è il giornalista che scriveva che entro il 1970 l’economia del’URSS avrebbe superato quella degli USA . Un abbaglio è possibile ma insistere.......

      Il mondo è cambiato, l’accordo di Mirafiori lo ha determinato anche da noi.
      Volente o dolente lo si deve accettare anche per spirito democratico.

      Questo cambiamento potrà essere importante per l’innovazione delle relazioni industriali nel nostro Paese.
      Per la crescita generale che potrà venirne, se si metterà a frutto l’esperienza maturata e non prevarrà un’ondata ancor più forte di demagogia e radicalizzazione, il cui solo effetto è di portarci fuori dal mondo e a vele spiegate nell’utopia della felice deindustrializzazione.

      Valutiamo bene e con calma cercando di proporre i migliori cambiamenti prima di gettarci in chiusure ideologiche che potrebbero costarci molto care.

    • Ma se non c’è nemmeno un piano industriale che sia uno ...

      La storia dei Suv, coi pezzi prodotti negli Usa da assemblare a Torino per poi cercare di rivenderli negli Usa, suscitava perplessità persino nel governo, prima che arrivasse l’ordine strumentale del Berluska di allinearsi a Marchionne come un sol uomo ...

      Comunque, staremo a vedere .... ma certo se poi la cosa non regge nessuno potrà darne poi la colpa agli operai ....

      K.

      P.S. Scalfari, che pure non amo e che a mio giudizio, sin dagli anni settanta, ha grosse responsabilità nell’avere ucciso nella culla qualunque ipotesi di "alternativa di sinistra" in Italia, prima appoggiando col suo giornale l’ipotesi del "compromesso storico" e poi arrivando ad innamorarsi persino di De Mita .... comunque parlava della Cina che avrebbe superato gli Usa e non dell’Urss ... e mi pare che i fatti siano oggi vicini dal dargli ragione ....

    • Caro cinquantenne con le mani callose, hai sbagliato sito e tempi, quà non c’entra un tubo l’ideologia... la classe subalterna... è stata dissanguata dal capitalismo e si parla di sfruttamento,precarietà, cancellazioni dei diritti e di dignità dei lavoratori, e ci stanno portando indietro nell’800.

      nando

    • Certo che è strano , o quantomeno curioso, che si chiama innovazione e modernismo, una politica ed una mentalità che risale all’ottocento, ai padroni delle ferriere. Certamente pochi hanno letto l’accordo. Non è comparso che su pochissimi giornali e se non fosse stato per la Fiom, ( che ha rifiutato quell’accordo) nemmeno gli operai l’avrebbero potuto leggerlo e conoscerlo. Bene , invece di sprecare paroloni, che si legga non dico bene, ma appena appena e si vedrà che in quell’accordo di innovazione, di modernismo, di politiche industriali, di lavoro e sviluppo non vi è nessun riferimento. E’ un accordo tutto politico. Viene ribadito, come nell’ottocento, che i diritti dei lavoratori, sono subordinati al padrone, che non solo la forza lavoro, ma che il corpo e la mente dei lavoratori sono subordinati alla produzione, ma non per produrre servizi e beni sociali e necessari, ma la produzione fine a se stessa indipendentemente da cosa si produce ( sono necessari i SUV altamente inquinanti e che consumano da soli come dieci 500 in un mondo così disastrato dal punto di vista ecologico?). Ma anche andando oltre lo specifico accordo, che bisognerebbe leggerlo, ripeto, è il ricatto a cui sono stati sottoposti i lavoratori di Mirafiore che è vecchio e consumato( come ho tentato di dire nel mio post).
      Qui si chiama cornuto l’asino!. Certo il movimento operaio( che sembrava scomparso e che è risorto,forse) e la Fiom è antica non nelle cose che dice, ma nelle azioni che propone. Oggi non si possono più condurre queste battaglie in maniera isolata e fuori da un contesto internazionalizzato,al di fuori da ogni vertenza coordinata a livello , almeno europeo, mettendo i lavoratori gli uni contro gli altri, come è successo a Mirafiori, la guerra fra i poveri ; perché quello che si potrebbe cacciare dalla finestra poi finirà nella porta di qualcun’altro lavoratore appena fuori dai confini del nostro paese e viceversa. Perché vogliono tanto la contrattazione aziendale e la fine di quello unico e nazionale? Ma per lo stesso motivo! Entro i confini nazionali e settoriali. Divide et impera. Altro che modernismo! E’ becero e vecchio capitalismo ottocentesco!
      Ma questo è un altro film!