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La criminalità sistemica come metodo di governo (sunto)
Publie le martedì 17 agosto 2010 par Open-PublishingNei paesi a democrazia avanzata la criminalità non fa storia. In Italia, invece, è inestricabilmente intrecciata con la storia nazionale, perché i criminali sono al potere.
La storia italiana è segnata da una criminalità dei potenti plurisecolare che si manifesta in 3 modi: lo stragismo e l’omicidio per fini politici, la corruzione sistemica e la mafia.
Gli europei possono tranquillamente ignorare le vicende criminali dei loro paesi perché non influiscono sul destino collettivo. Un italiano no
Lui deve sapere perché siamo sempre a rischio di crisi con un deficit che aumenta sempre, e perché i suoi dirigenti non si autoregolano. Perché la criminalità dei potenti condanna il paese al declino e incide sulla concreta qualità della vita di milioni di cittadini.
In Italia la criminalità dei potenti incide sul destino economico dell’intera nazione.
Qui stragismo, corruzione e mafia fanno parte della costituzione materiale del paese, della sua identità culturale, del suo concreto modo di essere.
Sono 500 anni che fa così. I metodi sono sempre quelli di Cesare Borgia, elogiati dal Machiavelli.
Da noi è "normale" da secoli ammirare furbi e violenti, quando altri paesi democratici e civili usano regole di lealtà e di onore.
Anche in questi esistono personaggi come i Borgia, ma sono stati superati dall’evoluzione storica e civile, e oggi non godono di alcun consenso e sono costretti ad operare nell’ombra.
In Inghilterra, attorno all’800 si è consolidata intorno una tradizione di moralità pubblica per cui “l’onestà è la migliore politica” e appena un dirigente è sfiorato da scandali anche piccoli si deve dimettere.
E in Francia e in Germania esiste una tradizione molto rigorosa all’interno della PA, i cui funzionari sono selezionati con estremo rigore. Vincere slealmente e contro le regole è considerato meritevole di disprezzo sociale
Dopo i Borgia vennero tanti Don Rodrigo, prototipo del potente italiano che ha dominato sempre la scena politica. Il metodo mafioso non nasce con Riina e Provenzano, è un prodotto delle classi dirigenti, che sono da sempre prepotenza organizzata, abuso di potere personale
Don Rodrigo fa parte di un mondo di potenti che si pone al di sopra della legge. Un potere di tipo feudale in una società divisa in caste.
In Sicilia il feudalesimo fu abolito nel 1812. In Piemonte sino al 1789 esisteva ancora la servitù della gleba.
Mentre a Parigi prendevano la Bastiglia, in molte zone d’Italia ardevano ancora gli ultimi roghi dell’inquisizione.
Ma la mostruosa normalità del Principe, dei Borgia, dei Don Rodrigo, non è finita.
Si riproduce di generazione in generazione fino ai giorni nostri.
Lo stragismo dei Borgia è una costante storica. Nessuna storia nazionale europea è segnata, come quella italiana, da una catena così lunga ed ininterrotta di stragi comandate dallo Stato.
Dalla strage di Portella della Ginestra del 1 maggio 1947, che inaugura la strategia della tensione, a quella di Piazza Fontana, Piazza della Loggia, l’Italicus, la strage di Bologna, le stragi politico-mafiose del 92 e 93 (attribuite a B). L’elenco degli omicidi politici poi è sconfinato
Dietro queste stragi c’è sempre la mano del potere.
E mai escono i mandanti, e sempre i servizi segreti depistano e sempre la strage è seguita dagli assassinii di quelli che sono uccisi perché non devono parlare, mentre chi non parla, come Mangano, viene chiamato ‘eroe’.
Tutti gli esecutori della strage di Portella della Ginestra - una decina - furono assassinati. Il bandito Giuliano e Gaspare Pisciotta furono uccisi, perché non rivelassero i nomi dei mandanti.
La magistratura è messa nelle condizioni di non operare. Il Parlamento, dx e sx, si guarda bene dal fare inchieste. Tutti, dx e sx, hanno interesse a non far sapere.
Così non si fece una commissione parlamentare su Portella della Ginestra e si fece morire la commissione parlamentare sulle stragi neofasciste degli anni 70 col tacito accordo trasversale di tutte le forze politiche.
E la Commissione Parlamentare Antimafia si è ben guardata dal fare un’inchiesta sui retroscena politici delle stragi del 92-93-
Una parte dello stato dovrebbe processare un’altra parte dello stato? Non sia mai!
Sempre gli scheletri vengono rimessi negli armadi.
Oltre lo stragismo, anche il metodo mafioso, come metodo di gestione del potere, è giunto sino ai nostri giorni. Magistrati e poliziotti sono oggi preoccupati da un fenomeno enorme: la progressiva diffusione del metodo mafioso nel mondo dei colletti bianchi (quelli che Maroni ignora)
In centinaia di indagini in tutto il paese emergono associazioni a delinquere, comitati di affari, composti da colletti bianchi che usano metodologie mafiose per conquistare illegalmente spazi di potere e condurre sporchi affari.
Quando il codice penale definisce il reato di associazione mafiosa non parla di armi. Ci sono mille modi altrettanto efficaci per esercitare una prepotenza organizzata, creando uno stato di soggezione diffusa e piegando la volontà dei singoli.
Il metodo mafioso è sempre stato una creatura delle classi dirigenti.
Leopoldo Franchetti, uomo della dx liberale, nel 1876 pubblicò una bellissima inchiesta sulla mafia. Si rese conto che la mafia non era un problema di ordinaria criminalità ma un mix micidiale di cervello borghese e lupara proletaria. I più importanti capimafia erano colletti bianchi, esponenti della classe dirigente che utilizzavano il metodo mafioso come metodo di gestione del potere e come strumento di lotta politica per mantenere uno status quo fondato sui privilegi di pochi ai danni di tanti.
La violenza materiale era delegata ai mafiosi con la coppola storta - gli eredi dei bravi di don Rodrigo, i progenitori dei Riina e dei Provenzano.
La violenza materiale è delegata ai mafiosi, eredi dei bravi, i Riina e Provenzano di oggi, i quali ottengono protezioni e libertà di predazione tramite le estorsioni.
Checché Maroni favoleggi, il problema mafia è irrisolvibile.
La mafia è un affare di famiglia interno alla classe dirigente nazionale.
Il capo della mafia di Corleone, prima di Riina e Provenzano, era Michele Navarra, medico chirurgo. Il capo della mafia di Palermo negli anni 80 era Michele Greco, ricco proprietario terriero, ospite dei migliori salotti palermitani.
Oggi la realtà giudiziaria racconta una storia oscurata dai media: con centinaia di medici, professionisti, imprenditori, colletti bianchi che rivestono ruoli di capi Quando in Italia si elencano i poteri forti, si cita sempre la Confindustria, il Vaticano, i circoli finanziari, ma si dimentica la borghesia mafiosa.
Non è un caso che da quando nel 1996 la sx ha assunto responsabilità di governo, ha completamente cancellato dalla sua agenda politica il nodo dei rapporti tra mafia e politica.
Oltre allo stragismo, l’omicidio politico e il metodo mafioso, la criminalità dei potenti governa con la corruzione.
Sin dai tempi del Re c’è una differenza sostanziale tra il nostro paese e altri paesi europei. Altrove la corruzione è la somma di casi singoli
In Italia, la corruzione è sistemica, codice culturale della classe dirigente che si autogarantisce l’impunità.
Vd lo scandalo della Banca Romana nel 1893, una delle 5 banche nazionali che stampano carta moneta per lo Stato. I dirigenti stampano banconote false per una cifra spropositata e danno crediti senza garanzie a palazzinari legati al re, parlamentari di dx e sx, ministri… 150! Si arriva al crack. Il processo si chiude con l’assoluzione di tutti gli imputati.
Nelle indagini è coinvolto anche il Pres.del Consiglio Giolitti, che ordina alla polizia di far sparire casse di documenti scottanti che coinvolgono politici e membri della famiglia reale.
La tangentopoli italiana non si è mai fermata ed ha attraversato il Fascismo, la 1a e la 2a repubblica fino ai nostri giorni. Le storie di oggi sono la replica di quelle di ieri e dell’altro ieri, anche nei loro esiti: l’eterna impunità garantita a tutti i mandanti.
Ridicolo parlare a dx o a sx di questione morale!
Abbiamo una patologia del potere che dura ininterrottamente da secoli, eterna impunità, che fa parte sostanziale del potere.
Ma oggi è anche peggio. Prima, almeno fino alla fine della 1a repubblica, la corruzione e l’abuso di potere dovevano essere praticati sottobanco; oggi invece l’abuso di potere e la corruzione possono essere praticati sempre di più alla luce del sole, perché di giorno in giorno vengono legalizzati.
Nel 1997 una maggioranza di csx con l’adesione entusiastica della minoranza di cdx ha varato una riforma dei reati contro la pubblica amministrazione, che ha legalizzato il clientelismo, la lottizzazione e la feudalizzazione delle istituzioni, consentendo la selezione del personale pubblico non per meriti, ma per grado di fedeltà a vari padrini e padroni
Come? Abolendo il reato di abuso di ufficio non patrimoniale e riducendo la pena al reato di abuso di ufficio patrimoniale, da 5 a 3 anni, con 3 conseguenze: niente più custodia cautelare per i colletti bianchi; niente più intercettazioni ed, infine, termini di prescrizione accorciati a 5 anni con le attenuanti generiche.
In 5 anni celebrare 3 gradi di giudizio diventa così impossibile e i reati sono destinati alla prescrizione.
In 6 anni le condanne sono crollate da 1035 a 45. E bravo csx!
È stato il 1° via libera alle mille forme di corruzione che si realizzano con l’abuso di ufficio, il Bengodi di parentopoli, vallettopoli..
Legalizzato l’abuso di potere, si è legalizzato il conflitto di interessi, cioè l’interesse privato in atti d’ufficio, forma ormai palese ed accettata di corruzione.
Oggi solo pochi prendono bustarelle sotto banco. Chi occupa i vertici della piramide pratica l’illegalità alla luce del sole.
È sterminato l’elenco dei ministri, sottosegretari, parlamentari, consiglieri regionali, sindaci, amministratori ecc. che usano i loro poteri per fare i propri interessi elargendo finanziamenti pubblici, concessioni, crediti agevolati a imprese di famiglia o a cui sono cointeressati, che distribuiscono consulenze d’oro ad amici, che assumono parenti e clienti nel pubblico..
La nuova corruzione ta minando le basi dello stato sociale.
Sino alla prima metà degli anni 90 la corruzione fu finanziata dilatando la spesa pubblica con l’inflazione e portò il rapporto tra debito pubblico e PIL dal 60% al 118%, nei 10 anni prima del 90.
L’Italia rischiò il default di tipo argentino.
Dopo il trattato di Maastricht che impose rigorosi tetti massimi alla spesa, non si poté più finanziare la corruzione con l’inflazione.
Allora si cominciato a mangiare lo stato sociale, rubando ai meno abbienti, riducendo i servizi, facendo pagare agli italiani più tasse del resto d’Europa, più bollette, medicine più care…
Quando non bastò ancora, si prese a privatizzare beni comuni, dx come sx (ricordiamo che i primi che privatizzarono l’acqua sono stati amministratori di sx)
Oggi si svendono i servizi, passando dal pubblico al privato le risorse per sanità, scuola, smaltimento dei rifiuti, depurazione delle acque, telecomunicazioni.. In centinaia di processi penali dal Nord al Sud, le società destinatarie dei fondi erano legate a politici potenti
Svendite sottocosto di beni di Stato e arricchimenti spropositati di speculatori finanziari che godono di occulte protezioni.
Spartizione di settori strategici del patrimonio industriale tra poche decine di megagruppi (vd Impregilo) che controllano tutto.
Fino al muro di Berlino la sx fu un valore e un freno alla corruzione, dopo no.
Dopo la 2° guerra mondiale c’era in Italia il più forte partito comunista europeo, con una classe operaia che aspirava a divenire classe generale assumendo la direzione dello stato, con alleanze strategiche col mondo riformista cattolico e la parte più evoluta della società civile.
Poi la classe operaria non contò più niente, finì il pericolo del sorpasso, non ci fu più alcuna opposizione.
La dx ebbe le mani libere e iniziò la deregulation, sistematica abolizione delle regole e dei controlli in economia e politica.
Oggi B intende distruggere la Costituzione democratica e il Pd l’aiuta.
Il potere vuole le mani libere e non sopporta regole e controlli. Vive la Costituzione come una camicia di forza (B dice: "La Costituzione è un inferno")e degenera nell’assolutismo, svuotando le istituzioni, distruggendo la separazione e l’equilibrio tra i poteri,l’indipendenza della magistratura, la libera stampa..
Oggi la Costituzione è affidata solo a se stessa e alle minoranze, eredi di quelle che la concepirono.
Un tremendo disegno distruttivo di ogni libertà è alla base delle leggi che da 18 anni erodono la Costituzione, gettando il nostro paese in mano a un potere assoluto e autoritario.
La riforma elettorale Calderoli ha rubato ai cittadini il diritto democratico di scegliersi i rappresentanti che sono presi ormai, tra parenti e amici, se non peggio, da una mezza dozzina di persone, e, nel Pdl, da una persona sola
Il Parlamento non è più formato dai rappresentanti del popolo ma da sudditi dei segretari di partit.
E’ sparita la distinzione tra potere esecutivo e legislativo (Governo e Parlamento) perché un sultano ordina e i suoi obbediscono.
B tenta di mettere i magistrati sotto il controllo del governo, e D’Alema è sempre stato d’accordo con questa violazione antidemocratica.
Aumenta di giorno in giorno la censura sui media, senza che il Pd abbia mai fatto nulla per frenarla.
Oggi B vuole addirittura frenare le intercettazioni, per oscurare i reati dei potent-i Avanza una concentrazione verticale del potere di tipo monarchico.
E’ il nuovo feudalesimo, che rifiuta una giustizia unica per tutti e crea privilegi per i potenti. Nell’ordinamento feudale infatti la giustizia comune era riservata alla plebe. I potenti - gli aristocratici, gli ecclesiastici, i notai... avevano i loro fori speciali dove venivano giudicati dai loro pari secondo regole separate.
In Italia siamo alla disuguaglianza fatta norma, il disagio sociale è un crimine, i reati dei potenti non lo sono.
Questo neofeudalesimo è affollato di vassalli in ricerca del loro principe, di sudditi contenti di esserlo, di intellettuali la cui massima aspirazione è divenire il consigliori del principe ed essere iscritti nel suo libro paga.
Questo paese ha mancato il suo appuntamento con la modernità, passando direttamente dal tardo feudalesimo alla crisi mondiale dello stato di diritto, senza diventare mai civile e moderno.
Quando in paesi come Francia, Inghilterra o UDSA si sono affermate le culture della modernità: l’illuminismo, il liberalismo, il moderno costituzionalismo, il moderno stato democratico di diritto, noi siamo rimasti fermi.
Così la vecchia cultura della roba si è saldata con la nuova cultura del profitto senza regole e senza limiti.
Chi salverà questo paese da se stesso?
Non dobbiamo disperare!
La storia insegna che a volte che un paese non è salvato dalle sue maggioranze, ma dalle sue minoranze.
Sono state le minoranze che hanno fatto il Risorgimento, trasformando un popolo di tribù in una Nazione.
Sono state le minoranze che hanno fatto la Resistenza ed hanno concepito la Costituzione.
E sono le minoranze quelle a cui affidiamo oggi la difesa della Costituzione.
Sino a quando questa Costituzione resterà in vita, sapremo sempre da dove ricominciare dopo le macerie.
Salvare la Costituzione significa salvare la parte migliore della nostra storia.
Gli storici e gli analisti del potere sanno bene che la storia non è fatta né dalle maggioranze disorganizzate, né dalle oligarchie paralitiche.
La storia – come diceva Salvemini - è fatta dalla dialettica e dallo scontro tra minoranze organizzate, consapevoli e attive, che vincendo le inerzie della maggioranza disorganizzata, la trascinano in una direzione o in un’altra, verso un nuovo o un vecchio ordine.
Oggi viviamo una fase della storia nella quale le minoranze eredi di quelle che vollero la Costituzione, che vollero il Concilio Vaticano II, che realizzarono lo statuto dei lavoratori, e che sono il seme ed il simbolo di un’altra Italia possibile, sono divenute orfane di rappresentanza e guida politica, perché troppo a lungo tradite da oligarchie partitiche paralitiche, autoreferenziali ed interessate solo alla propria riproduzione.
È tempo che qualcosa muoia perché qualcosa di nuovo possa nascere.
È tempo che ciascuno assuma su di se l’onere e la responsabilità di aiutare il vecchio a morire per consentire al nuovo di nascere.
Giacché il futuro non è il tempo che viene e sopraggiunge. Il futuro è il tempo che si costruisce. E - per citare ancora Salvemini - ciascuno di noi troverà nell’avvenire quel tanto che vi avrà messo di se stesso.
Solo chi si arrende ai fatti non vi troverà nulla, perché vi avrà messo nulla.
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MASADA n° 1180. La criminalità come sistema di governo