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Le 95 tesi eretiche di Gianfranco Fini

Publie le sabato 31 luglio 2010 par Open-Publishing

Nel 1517 Martin Lutero affisse le sue famose 95 tesi sulla porta della cattedrale di Wuttenberg, ragione per cui venne dichiarato eretico da Papa Leone X e cacciato dalla Chiesa cattolica.

Nel 2010 Gianfranco Fini cominciò a esporre le sue famose tesi in un convegno del Pdl, ragione per cui venne dichiarato eretico e cacciato da Papa Silvio Berlusconi.

Che cosa ha dichiarato di tanto eretico Fini?

“Che il Pdl non sia appiattisse troppo sulle posizioni del Carroccio. Al nord siamo diventati la fotocopia della Lega».

“C’è la necessità di portare avanti le riforme strutturali per affrontare la crisi su cui ho chiesto la convocazione degli stati generali del Pdl. Occorre rimodulare il programma fino a fine legislatura per essere in grado di rispondere fino in fondo alla crisi economica».

“Il federalismo fiscale va fatto tenendo i fermi i paletti della coesione sociale e dell’unità nazionale. Serve subito una commissione sul federalismo fiscale del Pdl con i governatori del sud e del nord per valutare i costi e i rischi».

“Legalità vuol dire certamente andare fieri di quello che le forze dell’ordine fanno e del preciso e puntiglioso elenco di successi conseguiti. Ma significa anche qualcosa di più: è certamente indispensabile riformare la giustizia. Ma nel farlo, e combattere la politicizzazione di una parte della magistratura, non può dare anche la più lontana impressione che la riforma della giustizia sia tesa a garantire sacche di impunità».

“Il processo breve è stata un’amnistia mascherata: e allora mi devi dire (a Berlusocni) che cosa c’entra poi la riforma della giustizia se poi passano messaggi del genere».

“La gestione del partito è verticistica, per quanto riguarda gli organigrammi così come per i candidati delle regionali, che sono tutti imposti da Berlusconi”

“Il Pdl deve avere piena coscienza di essere un grande partito nazionale, attento alla coesione sociale dell’intero Paese, capace di dare risposte convincenti ai bisogni economici del mondo del lavoro e delle famiglie, garante della legalità e dei diritti civili, motore di riforme istituzionali equilibrate e quanto più possibile condivise.”

"Perché Nicola Cosentino si è dimesso da sottosegretario e non da coordinatore regionale del Pdl?". “È impensabile che Caldoro possa governare avendo come interlocutore il responsabile del principale partito che ha lavorato con notizie false e denigranti per eliminarlo dalla competizione elettorale. Le responsabilità sono chiare, è un fatto che va valutato politicamente oltre che penalmente. Se avessimo candidato Cosentino alla guida della Regione, con tutto quello che è venuto fuori, ora ci troveremmo con un presidente azzoppato e un’esperienza di governo a rischio".

“Berlusconi è illiberale”

“La sua concezione illiberale della democrazia emerge anche dall’invito a dimettermi, perché allo stato è venuta meno la fiducia del Pdl nei confronti del ruolo di garanzia di presidente della Camera indicato dalla maggioranza che ha vinto le elezionì’’.

“Sostenere che devo lasciare la Presidenza della Camera dimostra una logica aziendale, modello amministratore delegato di un consiglio di amministrazione, che non ha nulla a che vedere con le istituzioni democratiche”.

“Continuerò nella difesa di valori irrinunciabili, quali l’amor di patria, la coesione nazionale, la giustizia sociale, la legalità: Legalità intesa nel senso più pieno del termine, cioè lotta al crimine, come meritoriamente sta facendo il governo, ma anche legalità intesa come etica pubblica, senso dello Stato, rispetto delle regole».

“Ho un preciso dovere di onorare il patto con quei milioni di elettori del Pdl onesti, grati alla magistratura e alle forze dell’ordine, che non capiscono perché nel nostro partito il garantismo, principio sacrosanto, significhi troppo spesso pretesa di impunità».

“Siamo incompatibili con un partito che esprime piena e convinta solidarietà a chi, condannato in appello per associazione mafiosa, come prima dichiarazione, proclama l’eroismo di un capomafia palermitano”.

“Siamo incompatibili con un Ministro che non riesce a darsi pace sui motivi misteriosi per i quali, qualcuno alle sue spalle, gli ha acquistato un appartamento.”

“Siamo incompatibili con un partito che ritiene di poter lasciare come coordinatore regionale in Campania un suo dirigente colpito da mandato di cattura per associazione camorristica e che, dopo essere stato costretto, a causa di una ennesima e gravissima inchiesta giudiziaria, dalla nostra azione intransigente a rassegnare le dimissioni, da Sottosegretario all’Economia, riceve la piena e convinta solidarietà del partito stesso.”

“Siamo certamente incompatibili con un partito nel quale un coordinatore nazionale ritiene normale, al di là degli aspetti giudiziari, incontrare regolarmente personaggi fuoriusciti dalle ombre pià oscure della Prima Repubblica, faccendieri e magistrati infedeli, per costruire, in febbrile collaborazione con alcuni dei personaggi prima citati, dossier vergognosi contro dirigenti dello stesso partito, pressioni nei confronti degli organi giurisdizionali e affari.”

“Per questa nostra incompatibilità in Parlamento si apre oggi una nuova pagina della storia repubblicana attraverso la formazione di gruppi parlamentari che si sentono ancora fortemente incompatibili con una visione proprietaria della politica e ne hanno invece una legata al bene comune, alla legalità repubblicana, al rispetto dei diritti civili, alla coesione sociale e al grande patrimonio dell’Unità nazionale.”
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Granata, finiano, vicepresidente della commissione Antimafia:

“Occorre affrontare la questione morale”

“Ci sono pezzi dello Stato, del governo e della politica che fanno di tutto per ostacolare le indagini sulla strage di via D’Amelio e creare condizioni di delegittimazione della magistratura".

“E’ avvenuta una vergognosa e ciclopica opera di depistaggio e di occultamento della verità sulle stragi di mafia nella cornice delle trattative tra apparati dello stato e cosa nostra.”

“I probiviri si dovrebbero interessare anche di quei dirigenti accusati di comportamenti gravi e non compatibili con la politica di un grande partito nazionale e conservatore che dovrebbe preoccuparsi del bene comune, anziché di azioni lobbistiche, affari o di rapporti con ambienti oscuri”

“Sarei felice di andare dai probiviri insomma insieme a Nicola Cosentino e a Denis Verdini”. “Prima di deferire chi chiede di affrontare la questione morale, si dovrebbe deferire chi ha fatto dossieraggio contro il candidato alla presidenza della Campania, ossia Cosentino, e chi faceva riunioni con Carbone, ossia Denis Verdini, entrambi coinvolti in inchieste giudiziarie, tra cui quella sulla cosiddetta loggia P3”.

“Nel Pdl a minare la credibilità del partito agli occhi dell’opinione pubblica e della gente comune, alla prese con una grave crisi economica e sociale, non sono le cricche, le consorterie, le logge che parlano di affari, denaro, potere e dossier: il vero problema siamo noi, i professionisti dell’antimafia”.

“Noi chiediamo azioni di trasparenza che ogni partito conservatore europeo sottoscriverebbe in pieno. Chiedere la verità sulle stragi di mafia, scindere la responsabilità giudiziaria da quella politica, esprimere la necessità di democrazia interna. A questo punto bisognerebbe sapere che idea di partito hanno loro. Perché se queste sono le motivazioni legate alla nostra espulsione dovremmo essere noi a chiederci che ci stiamo a fare nel Pdl“.

“Dicono che avrei sostenuto l’attendibilità del pentito Spatuzza in funzione anti-Berlusconi. Peccato che io non l’abbia mai né detto né pensato. Ho solo difeso la ricostruzione di Spatuzza, sostenuta da tre procure, esclusivamente riguardo alle dinamiche della strage di via D’Amelio. Cosa c’entra questo con Berlusconi?”

“Noi veniamo additati come i distruttori del partito. Che rischia piuttosto di essere distrutto da chi ha scambiato la politica con azioni di lobby o affaristiche”.
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I nomi dei primi 33 eretici che formano un gruppo parlamentare a parte alla Camera sono:
Enzo Raisi, Italo Bocchino, Luca Barbareschi, Maria Grazia Siliquini, Benedetto Della Vedova, Angela Napoli, Francesco Proietti Cosimi, Aldo Di Biagio, Francesco Divella, Claudio Barbaro, Antonio Bonfiglio, Giuseppe Scalia, Antonino Lo Presti, Flavia Perina, Fabio Granata, Carmelo Briguglio, Giorgio Conte, Luca Bellotti, Alessandro Ruben, Andrea Ronchi, Donato Lamorte, Giulia Bongiorno, Catia Polidori, Carmine Patarino, Giulia Cosenza, Silvano Moffa, Mirko Tremaglia, Adolfo Urso, Roberto Menia, Giuseppe Consolo, Giuseppe Angeli, Souad Sbai e Gianfranco Paglia.

La maggioranza non c’è più

Il Pdl alla Camera contava 271 deputati che scendono a 238. La Lega Nord ne ha 59. Insieme fanno 297. Lega più Pdl non dà la maggioranza assoluta alla Camera che è di 316 deputati. Di vitale importanza per il Governo diventa il il gruppo Misto, che comprende 31 deputati (di cui 8 sono di Rutelli, 6 del Pli, 3 Repubblicani, 4 Liberal democratici, 5 del Movimento per le Autonomia e 3 minoranze linguistiche, 2 liberi) oppure l’ingresso di Casini con 36 deputati e 3 senatori, che coprirebbe la defezioni dei 32 finiani.

Al Senato il Pdl ha 145 voti, più 26 leghisti, totale 171 senatori su una maggioranza assoluta, al netto dei senatori a vita, di 158 voti. I finiani qui dovrebbero essere una decina.

Nuovo Masada n° 1173. Tutti gli uomini del Presidente

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