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MENTRE CHIEDONO IL VOTO CON I CUCCIOLI IN BRACCIO, GIUSEPPE S’IMPICCA
par Lucio Galluzzi
Publie le domenica 10 febbraio 2013 par Lucio Galluzzi - Open-Publishing
Giuseppe Burgarella, è uno storico sindacalista resistente della CGIL di Trapani.
Aveva denunciato l’uso spalmato del pizzo nei cantieri edili e poi la presenza di Cosa Nostra negli appalti del cemento armato; perciò aveva dovuto vivere sotto scorta, allora era segretario della federazione provinciale edili.
Aveva 61 anni.
Da tempo era senza lavoro.
Senza dignità.
Certo, come tanti, che questo Stato criminale, con la Costituzione si pulisce il culo, l’ha fatta finita.
Si è messo una corda al collo e si è impiccato nel giardino di casa.
Era di domenica mattina.
Sotto il maglione aveva una busta sigillato, dentro un biglietto datato primo febbraio 2013: "44 giorni di lavoro dal 2010 ad oggi, ma oggi ho trovato un impiego, per sempre."
Nel suo ultimo intervento alla assemblea del direttivo degli edili aveva detto: "Dobbiamo suicidarci tutti per far capire quanto grave sia la crisi che stiamo vivendo?"
In passato aveva scritto anche a Napolitano e Camusso.
In casa ha lasciato la copia della Costituzione, gliel’aveva regalata la CGIL il 25 aprile scorso: c’erano, sottolineate ed evidenziate le frasi sul diritto al lavoro, alla dignità della persona, alla libertà, sicurezza sociale, felicità...
Insieme alla copia della Carta, l’elenco minuzioso di tutti i suicidi per disperazione economica degli ultimi due anni in Italia, accompagnati dai ritagli di cronaca dei giornali.
Giuseppe s’è ammazzato una settimana fa, ma i pennivendoli che scrivono per raccontare qualsiasi puttanata hanno fatto finta di nulla.
In periodo elettorale meglio non farle passare notizie così.
Si rovina il clima di "oggi le comiche" e anche se in minima misura, vista la coglionaggine ormai cronica e clinica/cinica degli italiani, il suicidio per impiccagione di un disoccupato infastidisce le greggi che tanto stanno facendo per rivotare l’identico disastro di sempre.
Giuseppe aveva scritto a Napolitano.
Ma questo tizio che impersona a sua insaputa il Presidente della Repubblica, non si è mai interessato dei cittadini italiani, anzi, il suo compito è sempre stato, nei suoi 40 anni di zombificazione partitica, fare combutta con i poteri forti e il fascismo mascherato da buonismo burattino.
Per Napolitano è molto più importante ottenere, il più presto possibile, la distruzione delle intercettazioni mafiose tra lui e certa feccia, impedendo a noi di sapere di che schifo si parla dai telefoni del Colle, calpestando il diritto della difesa di Ciancimino jr di essere ammessa all’ascolto di quanto si dicevano i mammasantissima, truccati da democratici, nelle linee del Quirinale.
Per Napolitano è vitale continuare a tifare per i banchieri assassini e fare di tutto perché massoneria rossa e nera finanziaria proseguano l’opera al massacro dei lavoratori italiani, continuando a negare la sovranità al popolo.
Come poteva e può occuparsi del concreto disagio mortale di Giuseppe e di tutti quelli che in questi ultimi due anni si sono dati fuoco anche davanti alla sua Residenza Presidenziale?
No, non può, non possono tutti quelli come lui, collaborazionisti squallidi che tifano morte; ed è subitaneo l’intervento di squadre di "pulizia" che cancellino ogni traccia visibile di corpi diventati torcia che lasciano scie di bruciato sul selciato.
Pulire, nascondere la verità, chiudere gli occhi, andare a trovare i carcerati battendosi il petto ripetendo le frasettine di circostanza sulle condizioni disumane delle patrie galere.
Tanto non gliene può fottere di meno; dopo pochi minuti rieccolo ad esternare la difesa dei ladroni MPS, dei suoi amici Bankitalia, delle istituzioni economiche nazionali da proteggere, quelle stesse che rubano, scudandosi all’estero, grazie alla legge voluta da Berlusconi, dal PD e firmata, senza battere ciglio dal burocrate con la camicia bruna.
Giuseppe aveva scritto alla Camusso.
Susanna manco l’avrà letto il biglietto di Giuseppe.
E’ troppo impegnata ad inciuciare per garantire alla CGIL di continuare ad essere la prima azienda per liquidità disponibile sull’unghia in Italia.
Magari userà la notizia del suicidio di Burgarella in qualche suo comizio pagliacciata, uno dei tanti, identici tutti l’uno all’altro, minaccerà lo sciopero generale contro il Governo Monti, come faceva per il governo precedente, ma lo minaccerà solamente, poi appena scesa dal palchetto della recita da oratorio di periferia, s’incontrerà con Bonanni e Angeletti, insieme andranno a cena con il professore, discuteranno del controfiletto al pepe verde e come ammazza caffè pregheranno, per omaggiare la craxiana Susanna, alla memoria di Bettino.
Giuseppe si impicca, Giovanni si da fuoco, Luisa si butta dal balcone con sua figlia, Andrea attende che la sua famiglia dorma profondamente poi apre il gas e la fa finita per i suoi cari e per lui, sicuramente oggi un altro disperato, se non due, farà le stesse identiche cose: si darà la morte per protesta finale.
[Il biglietto che Giuseppe Burgarella aveva sotto il maglione]

Se da una parte ci sono questi poveri falliti marci che prendono per il culo, ancora, di nuovo!, le pecore votanti; dall’altra, i passivi, masochisti estremi, schiavi bondage... a milioni, sono tutti in orgasmo per produrre proseliti, impegnati, pare a tempo pieno, per far votare ed eleggere i propri beniamimi.
Nessuna di queste facce da paura, candidati e fedeli seguaci, hanno la dignità di usare una sola parola, dico una!, per denunciare e portare a galla il crimine, Statale, dei suicidi provocati dalla loro scellerata politica/partitica di morte e collaborazionismo bieco contro la classe operaia e il ceto medio.
In questa ridicolissima pagliacciata che chiamano campagna elettorale, c’è solo da non ascoltare più, disertarli, lasciarli da soli ad ammazzarsi poi l’uno con l’altro, esentarsi da questa ennesima chiamata alle armi che è a difesa sempre e solo dell’identico sistema: partitocrazia, delega in bianco, disconoscimento della Costituzione, smantellamento finale del Conflitto di Classe, cancellazione dei CCNL, RSU... e di vite, vite nostre.
Giuseppe Burgarella e i compagni/e, fratelli e sorelle che si sono suicidati, gli altri ed altre che lo continueranno a fare meritano, non solo rispetto ed azioni immediate, ma una primavera araba di Gelsomini.
Lucio Galluzzi
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