Home > MORTE DELLA DEMOCRAZIA
Dazibao Movimenti Democrazia Viviana Vivarelli

di Viviana Vivarelli
Violenza verbale. Violenza materiale. Polizia che tortura. Violenza dell’incivilta’. Guerre non dichiarate. Legge marziale in tempo di pace. Violenza della ricchezza eccessiva. Della legge quando e’ faziosa. Violenza degli OGM. Delle societa’ dei brevetti. Delle corporation.
Violenza del petrolio. Delle chiese fondamentaliste. Dei terroristi. Degli espropri proletari. Degli attentati. Di chi pensa di poter cambiare la violenza del mondo mettendo in atto altra violenza... come se un incendio si potesse combattere col fuoco. E il sangue si potesse lavare col sangue. E il torto si potesse sanare con un altro torto.
La violenza e’ un’ombra che elimina tutte le differenze e fa apparire gli uomini eguali, a qualunque partito o chiesa o ideologia dicano di appartenere.
Contro quest’ombra non serve sventolare la fiamma del pensiero. Abbiamo solo una via possibile: non usare la violenza.
Questa e’, oggi, l’unica alternativa a un mondo dove la violenza ha generato comunque e sempre altro male. Non credo che pensare questo sia idealista e velleitario, e’ una convinzione pragmatica, derivata da un esame spassionato della realta’.
C’e’ molta illusione in coloro che attaccano la propria visceralita’ a una bandiera. Questo e’ avvenuto per migliaia di anni e puo’ continuare ancora per molto, se continuiamo a trovare degli alibi razionali alla violenza.
Sicuramente e’ difficile scegliere vie diverse ma oggi sta diventando possibile. E’ un’apertura nuova che un tempo si realizzava solo in rarissimi uomini. I popoli li chiamavano santi. La novita’ ora e’ che oggi questa possibilita’ di essere si e’ allargata a un numero crescente di persone che non pensano affatto di essere sante, ma sono entrate in un pensiero nuovo, impensabile nelle ultime migliaia di anni.
Finora l’appartenenza a un gruppo si e’ manifestata sempre con aspetti di contrasto violento contro i gruppi diversi. Spesso questo e’ stato un modo per manifestare un istinto barbarico di potere e di autoaffermazione. Gli ideali o l’ideologia avevano lo scopo di mascherare un istinto di prevaricazione sul pensiero o la persona o i beni o il modo di vivere di altri. Non c’e’ nulla di democratico inquesto. Questo istinto di prevaricare e’ comune nell’uomo, forse non e’ ineliminabile, forse un tempo ha avuto le sue ragioni fisiologiche e ambientali. Oggi per molti questo istinto non esiste. Altri sono incerti tra le loro viscere che si gettano nella lotta e la mente che consiglia regole di convivenza diverse.
Il cervello rettile o viscerale fu il primo cervello biologico dell’uomo, poi venne il cervello mammifero e infine la neocorteccia. Idealmente si sta formando ora un quinto cervello, ancora non organico, che ispira modi di vivere e di convivere diversi da quelli sedimentati da migliaia di anni. E’ una evoluzione della specie. In questa evoluzione la violenza, la guerra, l’aggressione devono essere lentamente lasciate indietro per lasciare il posto a forme di convivenza e compartecipazione di altro tipo. Questo portera’ necessariamente a tipi di governi e di sistemi economici molto diversi dagli attuali.
Anche la parola democrazia, necessariamente, o almeno la democrazia come sistema di governo accentrato, cedera’ il posto a sistemi politici diffusi a responsabilita’ decentrata, con altre finalita’ che non il potere e il lucro, dove la comunita’ aumentera’ il suo grado di responsabilita’ sociale, economica e politica, e il potere come oggi lo intendiamo si stemperera’ in una molteplicita’ di compiti decisionali diffusi. Il passaggio dell’umanita’ va storicamente dalla tribu’ a individuazione minima e potere massimo accentrato, regolata rigidamente da norme etico-religiose assolute e fisse, a sistemi piu’ fluidi a individuazione massima, dove questa si accompagni a un grado crescente di responsabilita’ sociale con lo sfocarsi dei poteri assoluti e il mutare delle loro prerogative.
Il movimento attuale degli enti locali coi Nuovi Municipi puo’ essere, oggi, uno degli esempi di luogo dove si porta avanti un pensiero diverso rispetto a quello dei poteri accentrati e rigidi, staccati da qualsiasi apporto popolare; i Nuovi Muncipi tendono gradualmente a un aumento di responsabilizzazione e di autonomia generalizzata sul territorio col concorso di un gran numero di cittadini e forme di democrazia non piu’ solo rappresentativa ma allargata e partecipativa, questo processo avanza contro quello inverso che tende ad accentrare i poteri statuali e le decisioni pubbliche nelle mani di una sola persona o gruppo ristretto. I Nuovi Municipi sono solo un esempio di un processo di distribuzione decisionale che viene ampiamente sperimentato da decine di anni nelle varie componenti dei Movimenti.
Gia’ questo allenamento alla democrazia, esercitata e non solo delegante, partecipata e non subita, ha cambiato l’ideologia e i metodi di governo di molti enti locali e col tempo, necessariamente, influenzera’ anche la struttura fissa e monolitica e le competenze rigide delle segreterie di partito, ormai sclerate, avviando un processo di democrazia non solo rappresentativa ma partecipativa che, aumentando la reponsabilita’ e le competenze di ognuno, portera’ a drastici cambiamenti anche nei sistemi economici e negli stili di vita generali. Cio’ che ostacola l’evoluzione dei sistemi rappresentativi a rappresentanza ristretta e’ che essi hanno tutto il potere ma nessun controllo e, allacciati a questa assolutezza di potere, tendono fisiologicamente a impoverire il cittadino di qualsiasi intervento o decisione determinante, estromettendolo fisicamente dalla partecipazione alla linea politica.
La struttura stessa del potere nullifica la democrazia, trasformando il sistema in una macchina che difende se stessa contro ogni interesse della civitas. La massa dei cittadini diventa, anche agli occhi dei media, il soggetto ’inesistente’, mentre ogni attenzione, ogni interesse, ogni potesta’ e ogni potere decisionale e’ riconosciuto solo alla classe dirigente che appare come l’unico soggetto ’possibile’. La struttura dominante diventa autoreferente e autofinalizzata, mentre aumenta il gap tra classe dirigente e cittadini e si cerca di riempirlo capziosamente con una informazione manipolativa tesa a rafforzare un orizzonte dove solo il politico fa notizia, riempie la scena e fa la storia. Questo purtroppo non vale solo per la maggioranza ma anche per l’opposizione. Ma, se i cittadini sono ’il soggetto inesistente’, parte dei cittadini finira’ per esistere in modo diverso, cio’ e’ fisiologico, creando alternative alla partitocrazia ufficiale, perche’ e’ giocoforza che chi e’ escluso si riprenda i propri spazi e con essi la propria liberta’ e vita.
Ogni rimosso ha la tendenza a riemergere e ottenere la sua luce. Oggi soggetto estromesse ha la tendenza a riappropriarsi del proprio ruolo e potere. Cosi’ anche i cittadini inesistenti, se questo stato di cose perdura, finiranno per esistere in modi alternativi con una contro-politica, che potrebbe essere micidiale per la politica partitocratica. Questo vale nei confronti della maggioranza e vale massimamente nei confronti dell’opposizione, qualora essa perda le sue basi di consenso e si tiri fuori dall’evoluzione sociale, escludendo i cittadini che dovrebbero essere i suoi referenti privilegiati, il suo scopo fondamentale e la sua ragione di essere.
Cio’ che opposizione e maggioranza stanno tentando oggi di fare e’ governare ’senza’ i cittadini. Alla lunga questo si rivelera’ un pessimo gioco. Noi crediamo che un mondo diverso sia possibile e crediamo che esso possa gradualmente realizzarsi senza l’uso di sovvertimenti violenti che fanno uso della distruzione e della morte. Crediamo che nuovi modi di operare siano gia’ ampiamente sperimentati a un livello molto piu’ diffuso di quanto i media dicono e che essi stiano soppiantando le vecchie ideologie, le quali si basano su modalita’ ancora legate alla visceralita’ dell’uomo, al suo desiderio di prevaricazione e depredazione, alla sua spinta alla supremazia del comando che porta a forme di potere sempre piu’ disumane, sia che facciano uso di colpi di stato, o di rivoluzioni cruente o di guerre, sia che utilizzino strumenti solo nominalmente democratici, usati in modo ingannevole per scopi non democratici.
Ormai la parola democrazia, in Italia come altrove, non e’ piu’ sinonimo di governo giusto e popolare. Gli stessi strumenti deleganti possono essere usati per colpi di stato striscianti e apparentemente legali, possono essere manipolati con imbroglio.
Le ultime due elezioni USA, le elezioni dell’Ucraina, quelle dell’Afganistan e i modi con cui si preparano le prossime elezioni dell’Irak sono illuminanti. Si ha l’impressione che il broglio politico e il controllo massiccio degli strumenti e della propaganda elettorale non che’ dei media stiano sostituendo ogni sistema politico corretto, mentre si fanno avanti personaggi o gruppi fortemente supportati da grossi interessi economici di corporation che nulla hanno a che fare con il convogliamento democratico del consenso.
La devastazione dei sistemi costituzionali che garantiscono i diritti del cittadino, la demonizzazione degli avversari con l’uso sistematico della calunnia, la distruzione dell’equilibrio dei poteri su cui si basa ogni possibile democrazia, l’accentramento degli stessi nelle mani di un solo soggetto, il controllo crescente e massiccio dei media, l’uso indiscriminato delle guerra come strumento di espansione economica, l’indebolimento dei servizi di tutela sociali, il rafforzamento anarchico delle elites economiche, l’impunita’ di quelle politiche, il tentativo di imbavagliare penalmente l’informazione, la degradazione del parlamento a organo di controfirma coatta, la violazione sistematica delle normative internazionali, la privatizzazione inconsulta dei servizi pubblici... sono chiari segni che le democrazie mondiali sono morte.
Occorre inventarsi qualcosa di totalmente diverso.