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Mambro e Fioravanti sono ancora pericolosi

Publie le martedì 3 agosto 2010 par Open-Publishing
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C’è stato un momento in cui ho pensato che finalmente avremmo saputa la verità. È stato quando Gennaro Mokbel (che ora sta in carcere come presunto punto di congiuzione eversione-riciclaggio-servizi-politica-bandamagliana) veniva intercettato decine di volte al telefono con Giusva Fioravanti e Francesca Mambro (che gli propone addirittura i suoi parenti come tesserati per il suo movimento politico) e una volta lo stesso Mokblel dice chiaramente: «Tirarli fuori dal carcere mi è costato un milione e duecentomila euro». Leggendo quelle intercettazione ho creduto che finalmente i giornali avrebbero finito con la loro campagna per trasformare i due peggiori assassini della storia italiana in due santi. Sarebbe finita la fioritura di libri giustificazionisti sulle azioni dei Nar (erano giovani, poverini). Sarebbe finita la commedia di Nessuno tocchi Caino e nessuno lo tocchi, per carità, ma deve per forza venire a darci lezioni di umanità? Si sarebbe finalmente vergognata Emma Bonino di aver chiamato due pluriergastolani neofascisti (e i rapporti con Mokble provano che la radice politica non cambia) a collaborare ad una campagna per tutto il centrosinistra.

Invece no. Persino il 2 giugno 2010, nel faticoso trentennale della strage più infame, i giornali hanno dovuto glorificare i sanguinari. Repubblica titola: «Giusva Fioravanti incontra i parenti delle sue trentatre vittime». Un titolo che è un’assoluzione implicita. Mambro e Fioravanti sono stati condannati all’ergastolo con sentenza passata in giudicato come esecutori della strage di Bologna: 85 morti e 200 feriti. Ma per Repubblica sono innocenti, le «vittime» di Fioravanti sono trentatre. Leggendo il testo si scopre che i familiari incontrati sono solo «quattro o cinque». Ma Repubblica dedica la paginata sulla strage a loro, agli assassini redenti e liberi. Sì, perché sono liberi, completamente liberi. E redenti manco per niente, altrimenti non si mischierebbero ai Mokbel. Loro sognano il rientro alla ribalta, in politica. E riuscirà loro anche questo ennesimo scempio. Per questo oggi sono ancora individui pericolosi.

Io posso solo riportare le parole di Paolo Bolognesi a nome di tutte le vittime di Bologna alla celebrazione del trentennale: «Ad eseguire materialmente la strage sono stati i neofascisti dei Nar Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, hanno scontato condanne pagate a prezzi di saldo: non esiste detenuto in Italia che abbia goduto di maggiori benefici. Abbiamo appreso con sconcerto la disinvoltura e la noncuranza dell’etica politica con cui Emma Bonino ha avuto come consulenti nel comitato elettorale Mambro e Fioravanti».
Bolognesi poi ha ricordato il caso Mokbel e il ruolo del giudice Mario Amato, giovane magistrato trucidato su ordine di Mambro e Fioravanti quaranta giorni prima della strage di Bologna. Stava indagando sui legami tra Nar, servizi deviati e banda della Magliana, puntando "molto in alto".

Il mio modo di sottolineare sempre che i peggiori criminali della storia italiana sono liberi e oggetto di venerazione da parte della classe giornalistica italiana, è ricordare tutte le loro vittime, quelle di cui nessun giornale oggi ha ricordato il nome, specie quei giornali impegnati nella celebrazione degli assassini Mambro e Fioravanti.

28 febbraio 1978. Giusva Fioravanti ed altri notano due ragazzi seduti su una panchina che dall’aspetto (capelli lunghi e giornali) identificano come appartenenti alla sinistra. Fioravanti scende dall’auto, si dirige verso il gruppetto e fa fuoco: Roberto Scialabba, 24 anni, cade a terra ferito e Fioravanti lo finisce con un colpo alla testa. Poi, si gira verso una ragazza che sta fuggendo urlando e le spara senza colpirla.

9 gennaio 1979. Fioravanti ed altre tre persone assaltano la sede romana di Radio città futura dove è in corso una trasmissione gestita da un gruppo femminista. I terroristi fanno stendere le donne presenti sul pavimento e danno fuoco ai locali. L’incendio divampa e le impiegate tentano di fuggire. Sono raggiunte da colpi di mitra e pistola. Quattro rimangono ferite, di cui due gravemente.

16 giugno 1979. Fioravanti guida l’assalto alla sezione comunista dell’Esquilino, a Roma. All’interno si stanno svolgendo due assemblee congiunte. Sono presenti più di 50 persone. La squadra terrorista lancia due bombe a mano, poi scarica alla cieca un caricatore di revolver. Si contano 25 feriti. Dario Pedretti, componente del commando, verrà redarguito da Fioravanti perché, nonostante il ricco armamentario «non c’era scappato il morto». Che Fioravanti fosse colui che ha guidato il commando è accertato dalle testimonianze dei feriti e degli altri partecipanti all’azione, e da una sentenza passata in giudicato. Ciononostante, Fioravanti ha sempre negato questo suo pesante precedente stragista.

17 dicembre 1979. Fioravanti assieme ad altri vuole uccidere l’avvocato Giorgio Arcangeli, ritenuto responsabile della cattura di Pierluigi Concutelli, leader carismatico dell’eversione neofascista. Fioravanti non ha mai visto la vittima designata, ne conosce solo una sommaria descrizione. L’agguato viene teso sotto lo studio dell’avvocato, ma a perdere la vita è un inconsapevole geometra di 24 anni, Antonio Leandri, vittima di uno scambio di persona e colpevole di essersi voltato al grido "avvocato!" lanciato da Fioravanti.

6 febbraio 1980. Fioravanti uccide il poliziotto Maurizio Arnesano che ha solo 19 anni. Scopo dell’omicidio, impadronirsi del suo mitra M.12. Al sostituto procuratore di Roma, il 13 aprile 1981, Cristiano Fioravanti - fratello di Valerio - dichiarerà: «La mattina dell’omicidio Arnesano, Valerio mi disse che un poliziotto gli avrebbe dato un mitra; io, incredulo, chiesi a che prezzo ed egli mi rispose: "gratuitamente"; fece un sorriso ed io capii».

23 giugno 1980. Su ordine di Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, Gilberto Cavallini uccide a Roma il sostituto procuratore Mario Amato. Il magistrato, 36 anni, è appena uscito di casa; da due anni conduce le principali inchiesta sui movimenti eversivi di destra. Amato aveva annunciato che le sue indagini lo stavano portando «alla visione di una verità d’assieme, coinvolgente responsabilità ben più gravi di quelle stesse degli esecutori degli atti criminosi». Mambro e Fioravanti la sera dell’omicidio festeggiano ad ostriche e champagne.

9 settembre 1980. Mambro e Fioravanti con Soderini e Cristiano Fioravanti, uccidono Francesco Mangiameli, dirigente di Terza Posizione in Sicilia e testimone scomodo in merito alla strage di Bologna.

5 febbraio 1981. Mambro e Fioravanti tendono un agguato a due carabinieri: Enea Codotto, 25 anni e Luigi Maronese, 23 anni. Dagli atti del processo è emerso che durante l’imboscata Fioravanti ha fatto finta di arrendersi. Poi ha gridato alla Mambro, nascosta dietro un’auto, «Spara, spara!».

30 settembre 1981. Viene ucciso il ventitreenne Marco Pizzari, estremista di destra e intimo amico di Luigi Ciavardini, poiché ritenuto un «infame delatore». Del commando omicida fa parte Mambro.

21 ottobre 1981. Alcuni Nar, tra cui Mambro, tendono un agguato, a Roma, al capitano della Digos Francesco Straullu e all’agente Ciriaco Di Roma. I due vengono massacrati. L’efferatezza del crimine è racchiusa nelle parole del medico legale: «La morte di Straullu è stata causata dallo sfracellamento del capo e del massiccio facciale con spappolamento dell’encefalo; quello di Di Roma per la ferita a carico del capo con frattura del cranio e lesioni al cervello». Il capitano Straullu, 26 anni, aveva lavorato con grande impegno per smascherare i soldati dell’eversione nera. Nel 1981 ne aveva fatti arrestare 56. La mattina dell’agguato non aveva la solita auto blindata, in riparazione da due giorni.

5 marzo 1982. Durante una rapina a Roma, Mambro uccide Alessandro Caravillani, 17 anni. Il ragazzo stava recandosi a scuola e passava di lì per caso. Mambro sostiene che Caravillani sia stato ucciso da un proiettile di rimbalzo. Viene condannata come esecutrice dell’assassinio.

Per tutti costoro, non c’è pace senza giustizia.
Mario Adinolfi

Messaggi

  • Il Fioravanti e la Mambro sono peggio delle bestie, così pure chi gli difende, dalla ’’casta politica’’ a Repubblica e per finire alla signora Emma Bonino che si definisce paladina dei diritti civili, ma de che...Per finire perchè il sito bella ciao non censura commenti come quello precedente e addirittura anonimo!? Nando

    • Io reputo che sia giunta l’ora che certo antifascismo maniacale, sia da condannare e da porre tra le merci avariate. Qui non si vuole veramente scoprire gli esecutori e i mandanti, fin da subito si è cominciato a ripetere come un mantra:"sono stati i fascisti, sono stati i fascisti".Le prove ridicole, i falsi testi a carico, le comiche finali di Giusva e Mambro vesti da ...tirolesi in pieno clima ferragostano nella stazione di Bologna per passare inosservati.... se qualcuno avesse un pò di serietà e di dignità avrebbe già scaricato nella pattumiera sia la associazione dei familiari con il suo portavoce, che l’ex magistrato "pistarolo nero"ricompensato con la nomina ad assessore nella giunta del capoluogo bolognese.Una strage di simile portata è di livello internazionale, una banda di ragazzini allo sbando, i capri espiatori ideali per coprrie i veri responsabili.La ciliegina sulla torta un ragazzino di sedici anni l’autore materiale di simile eccidio. Ci vorrebbe Totò con una sua clamorosa pernacchia per suggellare il tutto!