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Medici in sciopero in tutta Italia, contro devoluzione e tagli del governo
Publie le martedì 27 aprile 2004 par Open-PublishingDopo l’Università è la volta della Sanità a far sentire la propria voce al 
governo. I camici bianchi hanno sfilato per le strade di Roma per difendere 
il Servizio Sanitario Nazionale a cui il governo ha deciso di tagliare i fondi.
In piazza non c’erano solo i medici, i dirigenti sanitari e i veterinari ma 
tanti medici specializzandi, i nostri futuri dottori. Anche loro hanno 
incrociato le braccia per 24 ore lasciando consapevolmente le corsie degli 
ospedali vuote anche se saranno garantiti i servizi di emergenza e di 
urgenza negli ospedali.
«Ci dispiace per i disagi ma noi dobbiamo informare i cittadini nel modo in 
cui ci trattano», dice Roberto, medico di un ospedale pugliese. «Sono un 
medico, ho studiato 10 anni ma la legge mi considera come uno studente», 
denuncia Paolo un medico specializzando che combatte ogni giorno per i suoi 
diritti.
La partecipazione allo sciopero è stimata intorno al 90%, del resto 
all’agitazione hanno aderito tutte le 42 sigle sindacali della categoria 
sanitaria. In piazza sono 40mila i camici bianchi venuti dalla Lombardia 
alla Sicilia che sfilano con fischietti e striscioni. «Meno tosse per 
tutti», «Devo apettare la meno pausa per avere diritto alla gravidanza?». 
Questi due dei tanti cartelli preparati dai manifestanti.
«Tutti uniti contro questo governo», dice Francesco Prete, Segretario 
Regionale della Liguria della Federazione Italiana Medici di Medicina 
Generale (FIIMG). Le motivazioni dello sciopero sono legate al profondo 
malessere che pervade l’intera categoria che vede in pericolo il servizio 
sanitario nazionale e di conseguenza l’esercizio della professione. 
Devolution, sottofinanziamento del sistema e mancato rinnovo dei contratti 
sono le cause fondamentali che stanno minando il diritto costituzionale 
della tutela alla salute.
Il governo «ha portato i medici all’esasperazione», ha detto la 
responsabile della Margherita per le Politiche sociali e Salute, Rosy 
Bindi. «Il governo - ha affermato Bindi - porta all’esasperazione i medici 
italiani, che ancora una volta tornano a manifestare contro lo stato di 
abbandono in cui versa la sanità italiana». La difesa del Servizio 
sanitario nazionale, ha proseguito, «non è una battaglia corporativa e i 
medici hanno ragione a pretendere l’attenzione e l’ascolto finora negato 
dal governo». Secondo la Bindi, «mancano strategie credibili, risorse 
adeguate, e una chiara volontà politica di tutelare il diritto alla salute. 
Ne fanno le spese prima di tutti i malati - ha sottolineato l’esponente 
della Margherita - costretti a subire lunghi tempi d’attesa o a pagare di 
più di tasca propria per avere servizi e prestazioni di qualità».
Bindi ha inoltre sottolineato che come le istituzioni della sanità non 
siano «irresponsabili» e ogni volta che hanno avuto «interlocutori politici 
credibili, Regioni e sindacati hanno dimostrato di saper compiere anche 
scelte coraggiose nell’interesse di tutti. Purtroppo - ha concluso - da tre 
anni a questa parte non si capisce chi siano gli interlocutori, tanto meno 
se siano affidabili».
Il governo «si decida ad ascoltare le richieste degli operatori della 
Sanità», ha invece affermato il capogruppo Ds in Commissione affari sociali 
della Camera, Augusto Battaglia. «Mi domando quando questo Governo si 
deciderà a rispondere alle sollecitazioni degli operatori della sanità 
italiana. Siamo già al terzo sciopero della categoria - ha affermato 
Battaglia - e anziché affrontare le importanti questioni che i medici ormai 
da mesi pongono, il governo prende tempo o si esibisce in operazioni 
diversive e pericolose, come quella di promettere il superamento 
dell’esclusività di rapporto».
Secondo Battaglia, le richieste del mondo sanitario per la difesa e il 
rilancio della sanità pubblica e per il diritto alla tutela della salute 
«sono sacrosante». Il governo, ha concluso, «deve capire che, senza la 
convinta partecipazione di chi quotidianamente fa funzionare le strutture - 
ospedali, pronto soccorso, ambulatori, servizi medici di base, servizio 
veterinario pubblico - sarà molto difficile rilanciare la nostra sanità e 
dare agli utenti quei servizi di qualità che chiedono e che hanno diritto 
ad avere».
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