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PREVITI E BERLUSCONI ALL’ATTACCO DEI GIUDICI BOCCASSINI E COLOMBO
Publie le martedì 11 gennaio 2005 par Open-Publishing1 commento
di Patrizia
I banditi al governo non demordono.
Per sfuggire alla galera sono riusciti a andare al governo,come se lo Stato Italiano fosse la Legione Straniera.
E stanno facendo scempio della democrazia,delle Istituzioni ,riducendo a una giungla lo Stato Italiano.
Ancora una volta partono all’attacco dei pm Ilda Boccassini e Gherardo Colombo che hanno osato applicare la legge uguale per tutti.
Loro, Berlusconi, Previti, Dell’Utri impongono la loro legge:nessuno ci può giudicare.
La Cassazione al Csm: processare Colombo e Boccassini
di Susanna Ripamonti
La Procura generale presso la Corte di Cassazione, rispondendo a una richiesta del ministro della Giustizia, ha chiesto al Consiglio superiore della magistratura di avviare un’azione disciplinare contro i pubblici ministeri di Milano Ilda Boccassini e Gherardo Colombo. L’atto è stato depositato alla vigilia di Natale e adesso, stando alla procedura, il vicepresidente del Csm Virginio Rognoni dovrà convocare la commissione disciplinare, che fisserà un’udienza per valutare la questione.
L’accusa contro i due pm è sempre legata al famoso fascicolo 9520, quello che originariamente conteneva tutti gli atti relativi alle indagini milanesi sulla corruzione giudiziaria e sul quale Cesare Previti vorrebbe mettere le mani. Potrebbe contenere ancora qualche elemento utile alle indagini sulla lobby dei magistrati che giravano attorno a lui e dunque è comprensibile la sua curiosità. Ma proprio per il fatto che riguarda indagini ancora in corso, i due pm hanno opposto il segreto istruttorio anche agli ispettori che il ministro Castelli aveva inviato a Milano, a Palazzo di giustizia, per sequestrare il dossier. La stessa procura generale milanese aveva risposto picche e il «super-avvocato» Previti non l’aveva spuntata neppure denunciando a Brescia i due pm. Un comitato di suoi amici aveva presentato un esposto alla procura della «Leonessa», lui e Silvio Berlusconi si erano costituiti parte civile nella speranza che il fascicolo venisse sequestrato e messo a loro disposizione. Ma anche i pm bresciani, dopo un’indagine lunga e accurata, hanno potuto solo concludere con una richiesta d’archiviazione, confermata dal gip.
Ora i due magistrati dovrebbero essere giudicati proprio per aver detto agli 007 di Castelli che il 9520 è top secret e che neppure loro lo possono esaminare. Il guardasigilli non aveva gradito questo rifiuto ed era stato proprio lui ad avviare l’azione disciplinare nei confronti dei due pm.
A difenderli sarà Edmondo Bruti Liberati, il presidente dell’Anm che lunedì spiegava: «Raramente assumo la difesa di colleghi in procedimenti disciplinari. Stavolta l’ho fatto perchè si tratta di una questione di principio molto rilevante: di fronte ad un provvedimento giudiziario adeguatamente motivato non è ammissibile un intervento in sede disciplinare. E invece è quello che è stato fatto in questo caso contro una giurisprudenza consolidata del Csm e delle Sezioni Unite della Cassazione. Il Csm ha detto chiaramente che a decidere se il segreto deve essere opposto è il magistrato che procede, l’unico soggetto in grado di fare questa valutazione».
Lo stesso Bruti Liberati spiega anche che per una sorta di etichetta istituzionale la Cassazione, di norma, chiede il processo disciplinare, quando l’input parte dal ministro. Sta di fatto che per il momento la suprema corte sembra aver accantonato gli orientamenti giurisprudenziali consolidati a cui fa riferimento Bruti. Nelle due paginette trasmesse al Csm, Boccassini e Colombo sono accusati di avere «illegittimamente» e «reiteratamente» opposto il segreto investigativo sul fascicolo agli ispettori inviati dal ministro Castelli. Secondo l’accusa, in questo modo avrebbero violato i loro doveri di magistrati e leso il prestigio dell’ordine giudiziario.
Prima dell’estate Boccassini e Colombo erano stati ascoltati dalla Procura generale della Cassazione: il segreto, era stata allora la loro difesa, era opponibile agli ispettori perché il fascicolo era ancora aperto. Il provvedimento non è stato ancora notificato ai due diretti interessati nè al loro difensore.
Lunedì mattina a Milano, Gherardo Colombo non ha voluto commentare in nessun modo la vicenda. Ilda Boccassini non era in ufficio. Ma anche i vertici della procura milanese hanno evitato commenti. «Sono amareggiato», si è limitato a dire il procuratore aggiunto Corrado Carnevale, ricordando l’atteggiamento di assoluta correttezza e trasparenza tenuto nei confronti degli ispettori.
Con ogni probabilità la vicenda finirà in una bolla di sapone dato che, come dice Bruti Liberati, nessuno può imporre a un magistrato la violazione del segreto istruttorio e solo chi è titolare di un fascicolo è in grado di valutare se il suo contenuto può essere reso pubblico. Il fatto stesso che a Brescia, dopo aver valutato gli atti, procura e gip si siano pronunciati per l’archiviazione, fa supporre che anche questa ennesima puntata del tormentone del 9520 sia destinata a finire nel nulla.
Anche se ormai la curiosità per il contenuto di questo fascicolo dei misteri non è solo di Previti: a dieci anni dalla sua apertura (i primi atti sono legati alla testimonianza di Stefania Ariosto, che iniziò nel luglio del 1995) sono in molti ad attendere la chiusura delle indagini. La maggior parte degli atti contenuti in quel fascicolo ha dato origine ai processi milanesi a carico di Previti, Berlusconi e soci. Si tratta dei processi Imi-Sir-Lodo Mondadori e del processo Sme, che ormai, almeno in primo grado si sono conclusi. Ma le indagini ancora aperte, che riguardano sempre l’inchiesta sulla corruzione giudiziaria, quali altri segreti nascondono?
Messaggi
1. > PREVITI E BERLUSCONI ALL’ATTACCO DEI GIUDICI BOCCASSINI E COLOMBO, 11 gennaio 2005, 20:26
Le leggi e leggine di Berlusconi fatte dai suoi avvocati per favorire i suoi interessi economici e giudiziari ottenere la sua impunità e quella dei suoi compari hanno stravolto la la giurisprudenza italiana, favorito la criminalità organizzata e comune. e messo in serio pericolo la sicurezza del Paese.
IN ITALIA BOOM DELLE TRUFFE, RADDOPPIATE IN UN ANNO
11/01/2005 - 12:57
Roma, 11 gen. (Apcom) - Crescono i delitti in Italia mentre si registra un vero e proprio boom delle truffe, che in un anno sono più che raddoppiate (+130%). E’ la denuncia del procuratore generale della Cassazione Francesco Favara, presentata al Palazzo di Giustizia di Roma nella cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario.
Tra il primo luglio del 2003 e lo scorso 30 giugno nel Paese secondo la relazione del Pg, i delitti per i quali è stata esercitata l’azione penale o si è proceduto all’iscrizione contro ignoti sono stati 2.886.281 con un aumento del 3,7% rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente, con un’inversione di tendenza rispetto all’anno precedente quando si registrò un calo dell’1,3%. Altissimo il numero dei delitti dei quali restano sconosciuti, e dunque impuniti, gli autori: in cifre sono 2.320.541 pari all’81% di tutti i delitti denunciati.
Come ha sottolineato Favara, risultano in aumento anche gli omicidi tentati o consumati (+2% a 3.140), i sequestri di persona a scopo di estorsione (229 con un +4%) e i casi di violenza sessuale (6.050 con un +48%). Calano, invece, le estorsioni, -4%, le rapine (-6%) i reati connessi agli stupefacenti e i furti (-7%).
"Sulla prescrizione non posso che confermare le considerazioni svolte nelle relazione dello scorso anno", ha detto Favara. Criticando il regime delle impugnazioni vigente in Italia ("esempio lampante di allocazione inefficiente delle risorse"), Favara sottolinea che il perseguimento della prescrizione da parte dell’imputato "rischia addirittura di essere agevolato se i relativi termini saranno ridotti, con ulteriore incremento delle impugnazioni e vanificazione del lavoro delle forze dell’ordine e dei magistrati, soprattutto per quanto attiene ai processi in corso, già calendarizzati sulla base dei termini attualmente vigenti".