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Parla Nichi Vendola: "Ecco la famiglia modello-pugliese"

Publie le martedì 7 febbraio 2006 par Open-Publishing

Dazibao Discriminazione

di Castalda Musacchio

"Assumiamo il principio di realtà. Partiamo da qui per la nostra nuova proposta di legge. Ci sono molte esperienze di convivenza che rappresentano un pezzo di società non coperto da tutele; un mondo che fa molta fatica a esercitare i propri diritti di cittadinanza: si tratta di coloro che scelgono di convivere al di fuori del matrimonio e quindi costituiscono nuclei di convivenza che magari ha figli e rappresenta da questo punt di una questione che non può più essere riconsegnata alla invisibilità". Nichi Vendola, governatore della Regione Puglia, presenta la nuova “legge sulla famiglia”. Titolo della proposta: “Sistema integrato di servizi per la dignità ed il benessere delle donne e degli uomini di Puglia”. La prima legge regionale in Italia che estende i diritti fino ad ora previsti solo alla famiglia intesa in senso tradizionale a ogni altro tipo di unione. Un esperimento unico anche rispetto ai registri delle unioni di fatto varate in Toscana.

 In Puglia sta per essere varata in via definitiva la nuova “legge sulla famiglia”. Mentre il dibattito politico si avvita su una questione puramente terminologica, spieghi il senso di questa proposta?

Vorrei fare una premessa: che noi non siamo titolari del tema della configurazione giuridica della famiglia e non stiamo discutendo del diritto della famiglia. Partiamo dalla realtà concreta che è quella della drammatica condizione di impoverimento che le famiglie hanno vissuto a causa delle politiche del centrodestra. Un impoverimento che ha visto la perdita di terreno materiale e simbolico per i corpi intermedi della società; ha visto la diffusione di un sentimento generalizzato di precarietà; ha visto la crescita di una immensa periferia sociale dentro la quale le famiglie vivono come si vive in un labirinto oscuro; ha visto un dimagrimento drammatico delle politiche di protezione sociale. Oggi, le famiglie in carne e ossa stanno male perché gli ammalati non vengono curati adeguatamente, c’è pochissima assistenza domiciliare per gli anziani e per i diversamente abili, il diritto allo studio è senpre più precario, il diritto al lavoro è stato svuotato nella sostanza. E in più nelle regioni del Sud in questi anni il taglio agli stanziamenti riguardanti le politiche sociali si è tradotto in tagli ai consultori agli asili nido ai sert e in tutto ciò che è rete di protezione delle famiglie. Il nostro ddl è la disciplina del sistema integrato dei servizi sociali per le donne e gli uomini di Puglia; ricostruisce un grande disegno di promozione della dignità delle persone e delle famiglie. Questo è il primo punto. Inoltre introduce certamente delle innovazioni fondamentali relative per esempio alla tutela dei migranti che diventano, nella nostra visione, una risorsa che va tutelata nei propri diritti di cittadinanza. In quanto alla famiglia tradizionale, per riferirmi a ciò che sta a cuore alle gerarchie ecclesiastiche, pensiamo che non può che trarre giovamento da un disegno così corposo di strategie della dignità e del benessere.

 Vi sono delle innovazioni importanti dicevamo, proviamo a sintetizzarle?

La prima è quella che nasce assuzione del principio di realtà. Ci sono molte esperienze di convivenza che rappresentano un pezzo di società non coperto da tutele; un mondo che fa molta fatica a esercitare i propri diritti di cittadinanza: si tratta di coloro che scelgono di convivere al di fuori del matrimonio e quindi costituiscono nuclei di convivenza che magari ha figli e rappresenta, da questo punto di vista, una questione che non può essere riconsegnata alla invisibilità. Parlo delle coppie di fatto naturalmente e accanto alle coppie di fatto eterosessuali vi sono le convivenze tra persone delle stesso sesso che oggi rivendicano il riconoscimento di diritti fondamentali. Mi riferisco anche a quelle forme verticali di convivenza fondate su vincoli parentali o sui vincoli affettivi: penso a due fratelli vedovi o a due sorelle vedove che decidono di vivere insieme, penso a famiglie costituite da nonni e nipoti. Vi è in definitiva una fenomenologia della convivenza che naturalmente non rappresenta ciò che la nostra tradizione giuridica definisce famiglia ma rappresenta un pezzo di realtà che chiede di non subire più una discriminazione. E io credo che noi ci siamo mossi con grande garbo, con grande attenzione, ai risvolti etici e sociali che sono impliciti in questa nostra proposta. Per mesi abbiamo colloquiato con gli attori fondamentali della Puglia -ascoltando le associazioni i movimenti il terzo settore - abbiamo ascoltato con grande attenzione le critiche che provenivano dalla gerarchie ecclesiastiche e dal mondo cattolico. Non ci siamo rinchiusi in una versione laicista ma ci siamo sforzati di costruire una visione “alta”. E speriamo di poter concludere positivamente un percorso importante.

 Cosa prevede tecnicamente...

Costruisce di fatto il sistema integrato dei servizi sociali mettendo al centro la dignità della persona e l’universalità delle opportunità di accesso ai servizi sociali; affronta le questioni non con l’ottica di assistere una debolezza - penso agli anziani ai disabili - ma con l’ottica di valorizzare le persone. Perché per noi le persone non sono problemi ma risorse. Promuove il pieno sostegno all’autonomia all’autosufficienza al recupero delle persone; valorizza il ruolo della famiglia; prevede la partecipazione attiva dei cittadini alla costruzione della rete della protezione sociale. Interpreta il principio di sussidiarietà tra le istituzioni pubbliche e i soggetti pubblici e privati; quindi realizza questo sistema integrato ispirandosi al principio della omogeneità e della adeguatezza rispetto ai bisogni e alle domande sociali, rispetto agli interventi di assistenza. E’ fondato sul principio di prevenzione di disagio sociale. In sostanza è il più corposo disegno di ricostruzione dimensionato su più piani - dalle politiche sociali al sistema locale dei servizi sociali all’integrazione socio sanitaria ai livelli assistenziali. Prevede ancora la costituzione di un osservatorio sociale delle politiche sociali, delle competenze dei comuni, delle province e della Regione. Regolamenta il ruolo del terzo settore. Ripensa la riconciliazione dei tempi di vita e dei tempi di lavoro e l’armonizzazione dei tempi delle città. Per esempio prevede la stipula degli accordi con le organizzazioni sindacali che consentono forme a sostegno della paternità e della maternità nell’attività lavorativa. Prevede inoltre politiche abitative, politiche di sostegno alla crescita dei minori, come la costituzione di un garante per i diritti dei minori. Prevede una serie di misure concrete di contrasto alla povertà. Mutua la politica di immigrazione costruendo un modello di integrazione attiva. Noi non siamo il legislatore nazionale ma è una legge che riqualifica il Welfare fondando il suo impianto sul carattere universalistico dei diritti, introiettando il principio di non discriminazione.

 Nichi, tra qualche giorno si celebreranno anche i cento anni dell’acquedotto pugliese... sulle politiche dell’acqua, anche in questo contesto in Puglia sta cambiando qualcosa...

Lo stato dell’ambiente in Puglia è disastroso come nel resto del Mezzogiorno d’ Italia. E’ disastroso soprattutto perché nell’ultimo ventennio c’è stato un totale disinteresse dei problemi del territorio, una grettezza culturale che si è tradotta anche in incuria, in mancato adeguamento ai nuovi vincoli normativi. In Puglia vi è un buon tredici per cento di altissimo rischio di alluvione e di frane. Oltre a un dissesto importante la nostra regione ha un problema “storico” che è quello dell’acqua, oggi enfatizzato anche dal fatto che le due falde fondamentali sono vicine all’esaurimento. In questo contesto la ripubblicizzazione dell’acquedotto pugliese risponde all’assunzione degli strumenti di tutela del territorio e al blocco delle politiche di privatizzazione. Oltre a tutti i problemi di princìpi legati al nostro rifiuto della mercificazione. La privatizzazione avrebbe comportato una deriva caotica al governo dell’acqua. L’acquedotto ripubblicizzato potrebbe diventare un’accademia planetaria della “cultura dell’acqua”. Il problema è ricostruire un governo interregionale dell’acqua: bisogna immaginarla come la scena su cui un nuovo meridionalismo si mette alla prova.

 Anche sulle politiche ambientali la nuova giunta cerca di imporre una tendenza al rinnovamento. Penso al rigassificatore di Brindisi...

Noi non abbiamo mai detto no al rigassificatore, abbiamo detto no al rigassificatore a Brindisi, in una città stressata da una storia di lungo periodo di industrializzazione che chiede con forza di poter guadagnare un’idea autocentrata dello sviluppo e del suo rapporto con il mare. Noi puntiamo al risanamento della città che insiste sul porto, un investimento forte su una portualità polifunzionale e Brindisi la vogliamo far diventare una capitale di questo euroadratico che vorremmo costruire. Vorremmo puntare a fare della Puglia uno dei più grandi parchi ambientali: eolico, fotovoltaico solare. E anche ai gasdotti guardiamo con grande attenzione cercando di puntare sulla diminuzione dell’uso dei combustibili fossili. In definitiva abbiamo un grande disegno di sviluppo della vocazione energetica.

 Sei stato al congresso della Cgil pugliese dove ti è stato riconosciuto un forte impegno anche alla lotta della precarietà...

Abbiamo varato un testo di legge sull’apprendistato professionalizzante che capovolge la filosofia della legge Biagi mettendo al centro la formazione come diritto soggettivo dell’apprendimento e stimola la stabilizzazione del posto di lavoro. Berlusconi ha fatto ricorso alla Corte costituzionale e questo fa capire la portata del nostro testo. Gli interventi che tentiamo di fare sono nel segno del capovolgimento di una filosofia. In questo quadro abbiamo anche varato dei provvedimenti di riparazione sociale. Per esempio innalzando la soglia di esenzione dei ticket farmaceutici. Oggi sono esentati dai ticket l’80% dei consumatori di farmaci. Pensiamo a un sostegno concreto alle persone in una regione in cui la povertà è aumentata in questi anni, in cui il crimine di una classe dirigente avvitata nei propri gangli del potere continua a produrre effetti devastanti.

 La Puglia dunque come un laboratorio politico a cui guardare con attenzione...

Noi ci sentiamo il nuovo Mezzogiorno d’Italia ma ci sentiamo anche Mediterraneo ed Europa. Mezzogiorno d’Italia perché condividiamo tutti gli indicatori del divario tra nord e sud. Ma siamo anche il cuore del Mediterraneo come mare di pace e non come “mare cimitero” di migranti. Mediterraneo come luogo vero in cui vanno ripensate le infrastrutture. E ci sentiamo Europa. Quando diciamo “no ai Cpt” lo facciamo per segnalare all’Europa la sua crisi che è anche figlia di una logica che fa diventare fortezza un continente spaventato. Un’Europa che non ha solo l’ambizione di integrare mercati ma popoli lingue culture e fedi e noi qui in Puglia questa vocazione l’abbiamo nella nostra storia: siamo occidente ma fino in fondo siamo anche oriente. Siamo Nord e Sud. Siamo il Sud dell’Europa continentale e siamo il Nord del Mediterraneo, siamo Est e Ovest insieme, la terra di ponente ma anche la porta aperta sul levante e non dobbiamo avere paura di accettare la sfida della “globalizzazione dei diritti e della vita” contro un’idea della globalizzazione che integra la ricchezza e disintegra la cultura.

http://www.liberazione.it/giornale/060205/LB12D6D1.asp