Home > Perché sosteniamo l’appello di Cremaschi

Perché sosteniamo l’appello di Cremaschi

par ripreso da E.B.

Publie le giovedì 15 settembre 2011 par ripreso da E.B. - Open-Publishing

Chi va in piazza contro i tagli manca totalmente di una rappresentanza politica
Intorno alla FIOM si discute di alternativa

di marco veruggio
associazione ControCorrente
direzione nazionale PRC

La stagione politica 2011-2012 si apre con uno sciopero generale e una discussione a latere sul vuoto politico a sinistra. Prima l’Appello e la convocazione di un’assemblea l’1 ottobre a Roma da parte di Cremaschi e di un centinaio di esponenti della sinistra sindacale e sociale, poi l’articolo di Rinaldini e Casarini pubblicato qualche giorno fa su Il Manifesto pongono in modo esplicito il tema dell’assenza di una sponda politica nella lotta contro la manovra Trichet-Napolitano-Tremonti e di fatto invitano a mettere mano alla soluzione del problema. Si tratta di una discussione che non ha ancora fatto capolino, se non marginalmente, sulla stampa nazionale e nei talk show, ma che sta girando tra gli attivisti della sinistra sindacale, sociale e politica, da tempo in attesa che qualcuno ‘battesse un colpo’. D’altra parte era abbastanza chiaro che la pressione degli eventi avrebbe condotto prima o poi – anche aldilà delle volontà dei singoli leader politico-sindacali – a una discussione di questo genere. E non c’è da stupirsi se l’iniziativa si sviluppa in particolare dall’interno della FIOM, cioè del soggetto in questo momento più colpito dall’assenza di un punto di riferimento politico organizzato.

Lo scorso 16 ottobre ControCorrente si presentava alla manifestazione della FIOM con uno striscione su cui campeggiava lo slogan ‘Vogliamo una sinistra come la FIOM. Coi lavoratori, combattiva, coerente’ e scrivevamo:

L’atteggiamento combattivo della FIOM, tanto più dopo Pomigliano, le ha creato attorno una vasta area di simpatia. Di fatto è l’unica forza che - riempiendo il vuoto creatosi a sinistra - ha resistito a Berlusconi, ma anche al ‘fuoco amico’ del centrosinistra. Questo è un fatto politico. E per questo c’è un tentativo bipartisan di accerchiamento nei suoi confronti, che va respinto. Noi vorremmo una sinistra così: che difende i lavoratori, combatte e quando dice NO fa sul serio. Se oggi vogliamo uscire dalla crisi della sinistra e ridare una rappresentanza politica al mondo del lavoro è lì che dobbiamo guardare, alle lotte dei metalmeccanici e dei precari della scuola, al movimento NO TAV e a chi è contro la guerra e per l’acqua pubblica. Con un po’ di coerenza. Chi ancora ci racconta che, per salvare la democrazia, bisogna allearsi con Ichino, Calearo e Colannino è patetico.

Alla stessa manifestazione Rifondazione Comunista diffondeva uno scarno volantino in cui – per quanto riguarda la politica – si limitava a dire che ‘Marchionne e Confindustria agiscono forti dell’appoggio del Governo Berlusconi’ e che quindi ‘per cacciare Berlusconi e battere Marchionne va costruita mobilitazione e conflitto sociale. Va costruita un’alleanza democratica e unita la sinistra di alternativa’. A quasi un anno di distanza è chiaro che Ferrero parlava del nulla e che il suo problema non è cacciare Berlusconi e battere Marchionne, ma mettersi d’accordo con Bersani per avere una manciata di parlamentari e tenere aperta la baracca. Noi invece parlavamo di qualcosa che ha radici nella realtà e che oggi comincia a produrre un accenno di discussione, un processo che ovviamente non è né scontato né lineare e che va analizzato con cautela cogliendone limiti e contraddizioni.

Il testo pubblicato qualche giorno fa dall’ex segretario generale della FIOM e attuale coordinatore della sinistra CGIL Rinaldini e dall’intramontabile leader delle tute bianche Casarini individua un obiettivo condivisibile:

Oggi, contro questa manovra bisogna far partire il processo costituente dell’alternativa. Una mobilitazione permanente che dal 5 di settembre sotto piazza Navona con la Fiom, si allarghi a uno sciopero generale, quello di lunedì 6, che alimenti e diffonda l’idea che insieme possiamo farcela. E continui con la manifestazione contro la Lega il 17 settembre a Venezia, e poi nelle università, nelle scuole, con il Cile a far da lezione anche qui da noi. E ancora, le mille lotte per i beni comuni, per difendere ciò che viene devastato dalle grandi opere inutili.

Ma se si pensa di ottenere tutto ciò attraverso ‘elezioni precedute da primarie vere’ non si fa altro che ricadere nell’ennesimo tentativo di ‘condizionare’ un futuro governo di centrosinistra. Non a caso nella parte ‘analitica’ del testo non c’è un solo riferimento al ruolo giocato dal centrosinistra in Europa e in Italia e con Rinaldini e Casarini si schiera immediatamente il ‘vicesegretario’ di Rifondazione Grassi (Ferrero – come sempre – fa il pesce in barile). D’altra parte il giorno prima dello sciopero generale lo stesso segretario della FIOM Landini dichiarava al quotidiano tedesco Junge Welt:

Il problema non è mandare il Centrosinistra al governo. Anche a sinistra – se vogliamo chiamarla così – la logica dei tagli e delle privatizzazioni è ampiamente diffusa. Una cosa è chiara: noi vogliamo che il Governo cada. Ma poi il Paese deve scegliere un’autentica alternativa, basata su un programma di cambiamenti concreti.

Pensare di condizionare una forza politica che ha scelto consapevolmente di rappresentare in modo organico gli interessi delle classi dominanti, che oggi critica ‘con senso di responsabilità’ la manovra dal punto di vista della BCE e dei mercati e per cui in sostanza la cancellazione dell’articolo 18 non va bene semplicemente ‘perché divide i sindacati’ è in contraddizione con la richiesta degli stessi Rinaldini e Casarini di essere ‘semplici e concreti’. C’è un solo caso nel mondo negli ultimi 10 anni in cui qualcuno sia riuscito a condizionare, da sinistra, il centrosinistra? Prodi, Obama, Zapatero ci dicono qualcosa? La stessa recente esperienza di Pisapia a Milano – aumento del biglietto dell’autobus, accordo sulle aree dell’EXPO, caso Penati – non basta? C’è una soglia limite di facciate nel muro, oltrepassata la quale sia possibile prendere atto del fatto che se ci tocca condizionare Bersani e D’Alema per difendere salari e pensioni, tanto vale andare a Lourdes?

Sempre Il Manifesto, il giorno dello sciopero generale, pubblicava un altro appello, con un pacchetto di firme interessante. Apre un gruppo di intellettuali – Ugo Mattei, Guido Viale, Luciano Gallino e altri – poi ancora Rinaldini/Casarini, il redivivo Caruso, Francesco Garibaldo (coordinatore di Lavoro e Libertà, l’associazione di Bertinotti e Cofferati), esponenti della FIOM come Giorgio Molin (segretario regionale del Veneto) e Laura Spezia (segretaria nazionale), Loris Campetti (Il Manifesto), l’onnipresente Don Gallo, Andrea Alzetta (Action Roma), mentre gli unici due ‘politici’ sono Musacchio e Sentinelli (SEL). Non è un appello a ‘largo spettro’. Le firme del pacchetto di testa sono selezionate e dunque sembrerebbe che si tratti di un testo che non si propone soltanto di ‘sollevare il problema’. Qui si dice qualcosa di più concreto:

Siamo indignati perché vediamo il serio rischio che a una vera alternativa al governo di Berlusconi e della Lega, si tenti di sostituire un’alternanza, fatta delle stesse politiche con maggioranze diverse, perché tutto cambi senza che in realtà nulla cambi.

sia pure intermini eufemistici (perché il ‘serio rischio’ è una certezza), ma non se ne trae alcuna conseguenza, se non che bisogna ‘immaginare e costruire un’alternativa politica’.

L’appello di Cremaschi – lo chiamo così per comodità – a me sembra il punto più avanzato di questa discussione. Contiene – è vero – alcuni elementi che considero poco convincenti. L’idea che il problema sia la dittatura del capitale finanziario su quello produttivo oppure quella della BCE sui governi nazionali mi sembra fuorviante e in contraddizione con le stesse sacrosante critiche che l’Appello rivolge a governo e opposizione. Non c’è un solo governo europeo che abbia anche solo provato a sfidare la BCE e detto no all’austerity e in Italia è il capo dello Stato che interviene sul Parlamento e sul sindacato per chiedere ‘coesione nazionale’ e sul Governo per ottenere ‘misure più efficaci’. Così come invece è evidente che Francia e Germania utilizzano il proprio peso nella BCE per imporre il ‘rigore’ agli altri governi europei. D’altra parte l’intreccio tra capitale finanziario e produzione è ormai talmente stretto che a distinguere si rischia di compiere un’astrazione: la FIAT è capitale finanziario o produttivo? Nessuno nega la contraddizione tra il potere economico e i suoi rappresentanti politici, né la cosiddetta finanziarizzazione dell’economia. Ma si tratta di una contraddizione tra pezzi del medesimo establishment, il frutto di una divisione del lavoro tra componenti talvolta concorrenziali dello stesso sistema di potere. E’ giusto tenerne conto, ma anche coglierne il significato reale, altrimenti il rischio è illudersi che la soluzione sia il ritorno al ‘primato della politica sull’economia’ e della produzione sulla Borsa. E d’altra parte – se è veramente così – perché allora ‘abbattere drasticamente i costi della politica’ e ridurre ‘il numero dei parlamentari’ col rischio, in questo secondo caso, di cancellare semplicemente la rappresentanza politica delle voci fuori dal coro? Insomma forse varrebbe la pena di compiere uno sforzo di approfondimento e di elaborazione più collettiva sia sul piano dell’analisi sia su quello della proposta.

Tuttavia a me sembra che ci sia un punto che fa aggio su queste considerazioni ed è la chiarezza del testo sui due punti nodali, il ruolo del centrosinistra:

Centrodestra e centrosinistra appaiono in radicale conflitto fra loro, ma condividono le scelte di fondo, dalla guerra, alla politica economica liberista, alla flessibilità del lavoro, alle grandi opere. La coesione nazionale voluta dal Presidente della Repubblica è per noi inaccettabile, non siamo nella stessa barca, c’è chi guadagna ancora oggi dalla crisi e chi viene condannato a una drammatica povertà ed emarginazione sociale.

e la proposta di uno sbocco politico:

Tutte e tutti coloro che in questi mesi hanno lottato per un cambiamento sociale, civile e democratico, per difendere l’ambiente e la salute devono trovare la forza di unirsi per costruire un’alternativa fondata sull’indipendenza politica e su un programma chiaramente alternativo a quanto sostenuto oggi sia dal centrodestra, sia dal centrosinistra.

Per questo penso che l’assemblea del primo ottobre sia un momento importante e che sia utile impegnarsi affinché la partecipazione sia alta e in quella sede si producano delle decisioni in grado di avere un’influenza immediata sul piano politico. Non si tratta ovviamente di fare il tifo per Cremaschi piuttosto che per Rinaldini. Ci troviamo allo stadio iniziale di una discussione ancora magmatica e penso che gli sviluppi dello scontro sociale e politico, già a partire dalle prossime settimane, potranno influenzarne l’andamento anche in modo sorprendente. Dopo lo sciopero del 6 settembre già si annuncia un ‘rientro’ della CGIL e una nuova conseguente offensiva nei confronti della FIOM, che potrebbe esplodere nel corso della trattativa sul contratto nazionale dei metalmeccanici. Lì sarà possibile misurare le conseguenze della lotta di classe sugli orientamenti in campo e i fatti porranno tutti coloro che prendono parte a questa discussione di fronte alla necessità di fare delle scelte. Ricordo che fino a pochi mesi prima dell’ultimo congresso della CGIL non era così chiaro se vi sarebbe stata un’ampia opposizione e se la FIOM ne avrebbe fatto parte. L’influenza dei fatti dunque può determinare un’evoluzione positiva, ma certo le castagne non si tolgono dal fuoco da sole e senza un intervento soggettivo da parte di organizzazioni e figure in grado di avere un effetto di trascinamento, anche questa discussione è destinata a sgonfiarsi. E’ bene saperlo, in modo da evitare di farci per l’ennesima volta eccessive illusioni, ma bisogna dirlo anche perché ciascuno si assuma le proprie responsabilità. Invece di assaltare il Giro della Padania o di proporre ‘l’assedio di massa e ininterrotto del Parlamento’ sarebbe meglio cercare di dedicare le proprie energie ad analizzare questo quadro e cercare di intervenirvi in modo positivo. Siamo in un momento nevralgico. Si cominciano a delineare gli scenari del dopo Berlusconi e bisognerebbe che tutti dichiarassero preventivamente dove vogliono arrivare. A noi interessa costruire un’alternativa politica insieme a tutti coloro che in questi anni hanno lottato, che lottano e che continueranno a lottare contro versioni conservatrici e ‘progressiste’ dell’austerity. Se qualcuno invece è interessato a promuovere una lobby di ‘professionisti del mal di pancia’ per chiedere al centrosinistra di fare ciò che il centrosinistra non ha mai fatto e che non ha nessuna intenzione di fare, beh si accomodi e buona fortuna…