Home > Pomigliano: la nuova Amistad
E già, come sempre i lavoratori sono più realisti di certi Sindacati e di una certa classe Politica.
A Pomigliano ha vinto il SI’, certo, ma con il 62%, e l’altro 38% delle tute blu cosa ha fatto?, è impazzito?, NO!! Non credo
Ha soltanto capito che Marchionne (la FIAT), i nostri governanti e sindacalisti (incluso la CGIL, senza la FIOM naturalmente) stavano giocando un brutto tiro al mondo del lavoro.
Alcuni giornali riportano a grandi titoli “L’IRA di Marchionne”, come se fosse un nuovo “dio”, ma qui gli unici che dovrebbero essere incazzati sono i lavoratori, che purtroppo dovendo cedere al ricatto “O si accetta l’accordo cosi’ come è, o si chiude” hanno dovuto dire si’ al referendum.
Ma ci vogliamo svegliare !!!
Questo accordo è il prodromo ad altri accordi e leggine capestro che mirano ad eliminare quei diritti che i lavoratori con dure lotte e a volte anche con la vita hanno conquistato.
L’attacco all’art. 18 è iniziato da tempo e lo smantellamento della Legge 300 (Statuto dei Lavoratori) è nella testa di molti (Sindacati e Politici oltre che della Confindustria),chiediamoci se veramente la Fiat abbia convenienza a trasferire l’assemblaggio della Panda dalla Polonia, fabbrica già avviata che produce a pieno ritmo, chiediamoci perché il padrone ha fatto una scelta antieconomica; forse perché non è più interessato al guadagno? non credo, ritengo che invece ci sia un accordo con le forze politiche e sindacali, che per giustificare il loro fallimento nelle politiche economiche e occupazionali cercano la strada più conveniente e se poi alcuni diritti vengono calpestati, se si passa sulla pelle dei lavoratori, pazienza.
Non è cosi’ facile come sembra, si sono dimenticati i nostri governanti come alla fine degli anni ’60 i lavoratori sentendosi calpestati in quei diritti basilari insieme agli studenti abbiano calcato le piazze e che questa protesta sia sfociata, dopo un decennio, in quel periodo di tensione dove si teorizzava, e purtroppo non solo, che soltanto la lotta armata poteva ristabilire quegli equilibri tra capitale e forza lavoro.
Sappiamo tutti come è andata a finire, e ricordiamo tutti che non è stato facile venirne fuori.
Vogliamo che quel periodo ritorni, non credo, e allora, prendiamo coscienza, quella coscienza assopita, da molti anni, specie da quando il Sindacato quello che si definisce con la “S” maiuscola, non ha saputo o forse voluto difendere il lavoro ed invece condividendo quelle scelte politiche indirizzate alla precarietà sia nel lavoro che nel salario.
E’ chiaro che si sta ponendo in atto una politica che tende ad indebolire il lavoratore e renderlo cosi’ ricattabile, (qualcuno ci vede alcuni aspetti del cosiddetto “Piano di Rinascita Democratica” di Licio Gelli), comunque vada a finire l’unità dei lavoratori rimane l’unico strumento di difesa contro i tentativi di azzerare completamente quei diritti sanciti anche dalla nostra Costituzione.
LAVORATORI DI TUTTO IL MONDO UNITEVI.